Obbligo o verità: giochi di morte

Cosa accade se Jason Blum, produttore di saghe di successo quali Insidious e La notte del giudizio, incontra Jeff Wadlow, regista che, prima di dedicarsi a Never back down – Mai arrendersi e Kick-Ass 2, si era occupato del passabile thriller giovanilistico Nickname: Enigmista?

Accade che prende forma Obbligo o verità, in cui, in vacanza in Messico, la studentessa americana Olivia Barron alias Lucy”Scream 4”Hale partecipa insieme ad un gruppo di amici al gioco del titolo, senza immaginare, però, che qualcosa di terrificante e soprannaturale continui a perseguitare chi ha mentito anche una volta terminata la sessione.

Un’idea piuttosto originale nel panorama horror made in USA d’inizio terzo millennio, sempre più a base di case infestate ed esorcismi tutti più o meno uguali a se stessi, e che, probabilmente influenzato anche dal cinema di paura giapponese, si mostra in maniera evidente in qualità di variante della tipologia di spettacolo in fotogrammi fornita dalla popolare serie Final destination.

Perché, come nel caso del franchise iniziato nel 2000 da James Wong, è la tipica struttura da slasher con campionario di giovani pronti a perire in maniera sempre diversa e fantasiosa a caratterizzare la circa ora e quaranta di visione, destinata a tirare in ballo anche una ex suora che, a quanto pare, la sa lunga sulla maledizione mortale che ha colpito i protagonisti.

Peccato, però, che, tra colpi di pistola, un collo spezzato e una dolorosa martellata sulla mano, a risultare assente sia proprio la fantasia nell’inscenare le diverse morti, ingrediente fondamentale ai fini dell’intrattenimento da brivido regalato dal filone le cui basi sono state dettate dai vari Halloween e Venerdì 13.

E, come se non bastasse, non solo viene giocato male un momento di tensione su un tetto che prometteva decisamente bene, ma la sceneggiatura – a firma del regista stesso insieme a Michael Reisz, Jillian Jacobs e Christopher Roach – arriva perfino a sfiorare l’intreccio drammatico-sentimentale da soap opera e il coinvolgimento, di conseguenza, latita minuto dopo minuto.

 

 

Francesco Lomuscio