Occhiali neri: non guardarmi, non ti sventro

Ritorno per il maestro dell’italian thrilling Dario Argento dietro la macchina da presa, dieci anni dopo il fallimentare Dracula 3D, datato 2012, è da un’eclissi solare che prende avvio Occhiali neri, sceneggiato dal regista stesso insieme al Franco Ferrini che lo ha più volte affiancato dai tempi di Phenomena.

Eclissi solare che precede addirittura i titoli di testa, una volta superati i quali abbiamo immediatamente un sanguinolento omicidio consumato, a quanto pare, da un misterioso serial killer particolarmente specializzato in escort.

E la “professione” di escort è anche quella esercitata da Diana, dal volto della vincitrice del David di Donatello Ilenia Pastorelli e che si ritrova non vedente a seguito di un incidente automobilistico in cui rimane orfano il piccolo Chin alias Xiniu Zhang.

Bambino cinese, quest’ultimo, che finisce dunque per entrare nella vita della giovane donna, perennemente accompagnata da un cane pastore tedesco dal momento in cui, in suo soccorso, giunge l’istruttrice di orientamento e mobilità Rita, ovvero Asia Argento.

Ma, senza aggiungere altro al fine di evitare di svelare troppo per quanto riguarda il plot, cominciamo subito con il precisare che, a differenza di buona parte dei titoli argentiani compresi tra l’esplosivo debutto L’uccello dalle piume di cristallo e il non molto esaltante Il cartaio, Occhiali neri non è un giallo a tutti gli effetti come lo furono gli esempi citati.

Detto questo, dall’atteso e in più occasioni rimandato rientro in campo per colui che ci ha regalato, tra gli altri, autentici capolavori del calibro di Profondo rosso e Tenebre c’era da aspettarsi qualcosa di realmente sorprendente e innovativo in un panorama cinematografico di genere tricolore d’inizio terzo millennio piuttosto desolante. Invece, a cominciare dalle tremolanti inquadrature in movimento di apertura non risulta difficile provare la tutt’altro che positiva impressione che quello a cui stiamo per assistere sia un prodotto a basso costo non distante dalle miriadi che finiscono direttamente nel mercato dell’home video.

Perché è proprio questa l’impressione trasmessa dalla neppure ora e mezza di visione, in cui la recitazione il più delle volte non convincente è l’unico aspetto che, in fin dei conti, era prevedibile, considerando che è riscontrabile anche in diversi lavori del cineasta romano; il quale commette oltretutto in questo caso l’errore di elevare a protagonista la citata Pastorelli, capace di dare il meglio di sé solo quando usata come caratterista (ne è una valida conferma Benedetta follia di Carlo Verdone).

Per il resto, tra un’irrilevante sequenza che sfiora l’eco-vengeance nel tirare in ballo serpenti d’acqua e una sensazione di noia che tende a manifestarsi nonostante l’abbondanza di movimento, a lasciare perplessi sono in particolar modo la mancanza di un vero e proprio colpo di scena (con il movente dell’assassino rientrante tra i maggiormente ridicoli di sempre) e la totale assenza di fantasia nelle uccisioni, di solito autentico marchio di riconoscimento di Mr. Suspiria.

Tanto che vengono purtroppo sfruttati al minimo gli ottimi effetti speciali di trucco a cura del fido Sergio Stivaletti… mentre, se da un lato l’apprezzabile colonna sonora di taglio gobliniano firmata da Arnaud Rebotini si rivela utilizzata con eccessiva invadenza, dall’altro a contribuire a rendere Occhiali neri un’operazione stanca e priva di sorprese è la evidente latitanza della tensione.

 

 

Francesco Lomuscio