Nel 2010 il regista malese James Wan inaugura la fortunata saga horror Insidious, che conta attualmente ben 4 titoli, i primi due girati da lui e gli ultimi due dallo sceneggiatore Leigh Whannell. In realtà, cronologicamente parlando, la successione giusta dei film è la seguente: Insidous 3 – L’inizio del 2015, seguito da Insidious – L’ultima chiave del 2018, a cui seguono il primo film di Wan ed infine Insidious 2- Oltre i confini del male (Insidious: Chapter 2), del 2013, di cui voglio parlarvi oggi. Il film in questione, girato da Wan e sceneggiato a 4 mani insieme a Leigh Whannell, è prodotto da Oren Peli e da Jason Blum per la Blumhouse Productions, ha come direttore della fotografia John R. Leonetti, che l’anno successivo firmerà la regia del primo capitolo di un’altra saga fortunata, quella di Annabelle, e può contare sulle discrete musiche di Joseph Bishara, che ad Insidious è legato anche per aver interpretato il terrificante demone rosso del primo capitolo, che qui, però, non appare. I coniugi protagonisti, i Lambert, sono ancora interpretati dalla coppia Patrick Wilson e Rose Byrne, così come il piccolo Ty Simpkins torna a vestire i panni del loro figlioletto Dalton, che dal padre Josh ha ereditato la possibilità di vagare con lo spirito fuori dal proprio corpo, con tutti gli annessi e connessi che ne derivano. Nei panni della medium Elise Rainer ritroviamo la bravissima Lin Shaye, e Barbara Hershey veste di nuovo i panni della mamma di Josh, Lorraine. I due simpatici acchiappa fantasmi Specs e Tucker sono ancora una volta Leight Whannell e Angus Sampson. Insomma, il cast è praticamente lo stesso del primo film di Wan, e le vicende riprendono esattamente da dove Insidious era terminato, ricercando però le origini delle presenze malevole che sembrano continuare a perseguitare la famiglia Lambert, nonostante l’immolazione di Elise nel capitolo precedente.
Il film si apre nel 1986, quando una giovane Elise, insieme al suo collega Carl, viene chiamata a casa di Lorraine Lambert che paventa la presenza di spiriti che tormentano suo figlio Josh. Durante la seduta i due medium capiscono che il bimbo ha la capacità di staccarsi dal corpo e viaggiare in un luogo misterioso chiamato l’Altrove, dal quale sembra aver riportato nel nostro mondo una presenza malevola. Poi l’azione fa un salto temporale di 25 anni e ci ritroviamo in casa dei coniugi Lambert, dove la moglie Renai sta vivendo un momento particolarmente drammatico perché il marito è accusato della morte della sensitiva, e il figlio Dalton, sebbene risvegliato ed in piena salute, continua a sostenere che per la casa si aggirino ancora presenze inquietanti, avvertite anche dalla nonna Lorraine. Con l’aiuto di Carl, il vecchio collega di Elise, e dei due assistenti della medium, Specs e Tucker, Lorraine inizierà un viaggio indietro nel tempo, che la riporterà nel vecchio ospedale abbandonato dove lavorava tanti anni prima, e dove fece la conoscenza con un paziente molto particolare, Parker Crane, che morì poi suicida. Visitando la casa dell’uomo il gruppo scopre che egli era solito uccidere le persone con indosso un abito da sposa nero, e pare proprio che sia il suo spirito a continuare ad opprimere i Lambert, e non da solo…. E se nel primo film era Josh che si avventurava nell’Altrove per salvare Dalton, qui i ruoli si ribalteranno, e toccherà al figlio ritornare in quel mondo terrificante per riportare a casa il suo papà.
Tutto virato sui toni del rosso cupo, evidentemente ispirati dai film di Argento, uno tra tutti Suspiria, con le sue vetrate colorate che ritornano anche qui nella signorile quanto inquietante dimora dei Lambert, il film ha l’impronta riconoscibilissima della regia di Wan, fatta di jumpscares e situazioni terrificanti ma altamente teatrali e scenografiche, che tolgono ogni sorta di credibilità al film, rendendolo tuttavia scorrevole, avvincente e semplice da seguire e fruire. Il format è assolutamente identico a quello del capitolo precedente, con la tenebrosa villa infestata ed un andirivieni incessante di vivi e morti che varcano continuamente le porte tra l’Altrove e l’Aldiqua, tuttavia Wan riesce a staccare la storia, rendendola nuova ed originale rispetto al primo film della saga, sebbene non certo innovativa in sé per sé, risentendo molto dell’utilizzo di tutta una serie di luoghi comuni cari al regista ed ai suoi accoliti, primo fra tutti quello legato ai traumi infantili. Tuttavia la paura è piuttosto ben dosata, ed anche se manca una figura terrificante da fare accapponare la pelle, come il demone rosso del primo capitolo, tuttavia Parker Crane riesce a farci sussultare in più di un’occasione, e anche la sua cara mammina onnipresente, di cui si nota anche il bel trucco altamente d’impatto. Wan gestisce la suspense e la tensione molto meglio qui di quanto, a mio parere, non abbia fatto in The Conjuring, che io trovo un’accozzaglia di jumpscares sterile ed assolutamente incapace sia di spaventare che di creare una qualsivoglia atmosfera, esattamente come succedeva anche nel tanto vociferato Paranormal Activity di Oren Peli, che costruisce tutto il film solo sul ridicolo jumpscare da salto facile ed a buon mercato! Il pubblico sembra aver notevolmente apprezzato questo secondo film della saga, tanto che ha avuto un incasso mondiale di 162 milioni di dollari a fronte di un budget produttivo di 5 milioni scarsi.
Nel cast spicca l’attore feticcio di Wan, Patrick Wilson, che il regista sceglie come protagonista di due delle sue saghe di maggior successo: quella di Insidious, appunto, dove interpreta Josh Lambert, e quella di The Conjuring, dove interpreta, insieme a Vera Farmiga, uno dei coniugi Warren, esperti di paranormale e demonologia. Sempre con Wan, Wilson prenderà parte al film Aquaman, nel ruolo del perfido re Orm, accanto a stelle del calibro di Jason Momoa, Willem Dafoe e Nicole Kidman. Al fianco di Wilson, nel ruolo di sua moglie, troviamo l’attrice australiana Rose Byrne che, sebbene non abbia grosse esperienze nell’horror, salvo quella in 28 Settimane Dopo di Juan Carlos Fresnadillo del 2007, tuttavia è stata diretta da registi di grido quali George Lucas, Matt Dillon, Sofia Coppola, Danny Boyle, Alex Proyas, passando con agilità dal dramma alla commedia romantica, dalla fantascienza al thriller. Nel ruolo della medium Elise troviamo la meravigliosa scream queen americana Lin Shaye, nota nel cinema di genere fin dagli anni Ottanta, per aver preso parte a pellicole culto quali Nightmare di Wes Craven (1984), Critters di Stephen Herek (1986), L’Implacabile di Paul Michael Glaser (1987) e molti altri, fino a titoli dei nostri giorni quali Grace – Posseduta di Jeff Chan (2014), Ouija di Stiles White (2014) e The Grudge di Nicolas Pesce (2020). La Shaye è davvero perfetta nel ruolo della medium, col suo volto allungato e rugoso ed i grandi occhi che la rendono dolce con i suoi assistiti ma terribile per coloro contro i quali si scaglia e convoglia le sue ire. Interessante è la figura dell’australiano Leigh Whannell, che nel film interpreta uno dei due buffi acchiappa fantasmi, ex aiutanti di Elise, Specs: conosce Wan alla scuola di cinema e da lì nasce un sodalizio tra i due che li porterà a creare insieme saghe quali Saw ed Insidious e successi quali Death Sentence e Dead Silence; nel primo capitolo di Saw Whannell è sceneggiatore, produttore ed attore, mentre in Insidious lo troviamo nella doppia veste di sceneggiatore ed attore.
Insomma, sebbene io non sia, nella maniera più conclamata possibile, un’amante di Wan, per il suo ricorso al jumpscare facile e prevedibile, tuttavia non posso disconoscergli meriti quali un buon uso della mdp, con la sovrabbondanza di originali inquadrature sghembe, movimenti vivaci ed un’estetica perfettamente adatta alla storia, il tutto legato ad un montaggio serrato e sincopato e un discreto uso dell’effetto sonoro, che nel cinema di oggi sembra essersi abbastanza perso, a differenza dell’importanza che la musica aveva nelle produzioni dagli anni Settanta ai Novanta. Si può dire che Wan sia da una parte innovatore (o rinnovatore) e dall’altra invece scavi nel passato, riproponendo modelli come Dario Argento, suo mito conclamato, che omaggerà qui nei corridoi tortuosi di casa Lambert e nei toni del rosso predominanti, oltre che nelle eleganti e sanguigne vetrate delle finestre. Oltre ad Argento Wan sembra fare riferimento anche alla casa infestata per eccellenza, quella sita in Ocean Drive 112 a Long Island, protagonista del classico del 1979 Amityville Horror di Stuart Rosenberg, e di tutti i suoi innumerevoli prequel e sequel. Alcune scene sembrano anche strizzare l’occhio al cult post 2000 28 Giorni Dopo di Danny Boyle (2002), quando vengono trovati innumerevoli corpi all’apparenza morti tutti racchiusi in un unico, piccolo ambiente, immerso nell’oscurità. Insomma, che piaccia o meno, Wan non è un regista privo di estro nè di cultura, e nonostante la storia di questo Insidiuos 2 non sia nulla di particolare, andando a ripescare il leitmotiv del trauma infantile vecchio come il cucco, pur tuttavia il film è un successo e la presa sul pubblico innegabile. Wan, anche se io non sono assolutamente d’accordo, è considerato, tra i registi coevi, uno di quelli che in generale riesce meglio a mettere paura allo spettatore. Io l’ho apprezzato particolarmente in Saw e nel primo capitolo di Insidious, che a tratti ho trovato davvero inquietante, ma col resto non è più davvero riuscito a spaventarmi. Qui, quantomeno, è riuscito, in linea di massima, a non annoiarmi, ed è già gran cosa. La tensione, soprattutto nella prima parte, ed intorno alla figura di Josh, è ben costruita, e la messa in scena è gradevole, regalandoci del buon intrattenimento senza grosse pretese ma assolutamente ben confezionato. Poco gore, che però non mi dispiace, perché non avrebbe avuto gran senso in questo tipo di operazione, più affine alla favola nera che allo splatter. Abbiamo un bambino, un eroe, un mostro, tutti gli elementi tipici della fiaba, che si fondono con gli stilemi dell’horror in un prodotto che, se non lascerà certo il segno nella storia del cinema, non ci farà però nemmeno sbadigliare o sonnecchiare.
https://www.imdb.com/title/tt2226417/
Ilaria Monfardini
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