Dopo la prematura scomparsa ( 75 anni ) del grande Giuliano Gemma – avvenuta il 1° ottobre 2013 a causa di un incidente stradale a Cerveteri – è assai probabile che anche questo sfortunato film venga, un giorno, rivalutato ed elevato allo status di piccolo Cult ( cosa che in un certo senso già è ). Perché sfortunato? Certo è che la regia di Duccio Tessari, un veterano degli spaghetti western ( basti pensare al classico Una Pistola per Ringo, del 1965, con lo stesso Gemma quale protagonista, e dai cui l’attore iniziò una sfavillante carriera all’interno del genere ), avrebbe potuto essere un marchio di garanzia, così come la personificazione in carne ed ossa di Tex ( Giuliano Gemma, appunto ), a prima vista la scelta più azzeccata… ma tutta una serie di beghe produttive, hanno fatto sì che ne venisse fuori un filmetto abbastanza raffazzonato, che non ha saputo accontentare né i fans del fumetto, né rendere giustizia ad un genere come quello del western all’italiana – da tempo defunto – del quale questo Tex e Il Signore degli Abissi avrebbe potuto essere perlomeno un degno canto del cigno. Mentre invece ne è uscito fuori un western a là Indiana Jones sbiadito e poco ispirato.
Prodotto dalla RAI e CINECITTA’, Tex e Il Signore degli Abissi fu concepito inizialmente come episodio “pilota” di una serie di film per la televisione che, visto l’insuccesso al botteghino di questo, non vide mai la luce, mentre per la regia era stato preso in considerazione Enzo G. Castellari ( maestro dell’action e del poliziesco all’italiana ), poi uscito dal progetto in favore di Tessari. La sceneggiatura si basava su tre episodi a fumetti apparsi nei numeri 101 ( “El Morisco” ), 102 ( “Sierra Encantada” ) e 103 ( “Il Signore dell’Abisso” ) della serie regolare, in cui Tex Willer e i suoi “pards” indagavano sulla misteriosa sparizione di un carico di armi attribuita ad una setta di fanatici dèditi al culto del “Dio del Fuoco” e che si servivano di misteriose armi – forgiate tra la lava di un vulcano dall’oscuro “signore degli abissi” – in grado di mummificare all’istante un essere vivente. La storia presentava – come anche in altre avventure a fumetti del celebre ranger – numerosi spunti fantastico/avventurosi, ma, alla stretta finale, la produzione si è dimostrata del tutto inadeguata ad affrontare un sfida del genere, ed allora ecco che saltano all’occhio tutta una serie di difetti che ne hanno decretato l’insuccesso: location e scenografie del tutto inadeguate ( basti pensare al villaggio indiano all’inizio del film, quattro tende arrangiate tra un boschetto buono giusto per fare pasquetta, oppure all’antro infernale del signore degli abissi, un set di cartapesta con qualche fumone e nulla più…), poco ritmo, staticità delle inquadrature, e – ciliegina sulla torta – la discutibile scelta di non doppiare Giuliano Gemma, il cui personaggio avrebbe richiesto sinceramente una voce differente. Ottimo, invece, il compianto William Berger ( altro volto storico del cinema di genere europeo ) nei panni di Kit Carson, al quale l’attore dona la giusta simpatia e il paternalismo tipico del personaggio ( oltre che ad una straordinaria somiglianza fisica ). Il resto del cast vede Carlo Mucari ( Tiger Jack ), Flavio Bucci, Isabel Russinova, Aldo Sambrell ( ancora un volto storico dello spaghetti-western ) e, in un ruolo minore, Hugo Blanco, volto conosciuto ai cultori del cinema di genere anche per alcuni film interpretati per il regista Jess Franco.
Un’occasione mancata, dunque, che oltretutto prosegue anche lo sfortunato rapporto tra il Cinema e la Sergio Bonelli Editore, che, nel corso degli anni, non è mai – purtroppo – riuscita a mettere a segno un buon film tratto da alcuni dei suoi celebri personaggi ( pensiamo soprattutto ai film su “Zagor” prodotti clandestinamente in Turchia nei primi anni ’70, e solo recentemente pubblicati in DVD, oppure all’eterna odissea di un film su “Dylan Dog” che non ha mai visto la luce… o meglio, l’ha vista ma in America, in un film orrendo interpretato da Brandon Routh, che ha snaturato pesantemente lo spirito e le ambientazioni del personaggio, e sul quale è meglio stendere un velo pietoso!…).
Ma, almeno in questo caso, probabilmente continueremo a vedere questo Tex e Il Signore degli Abissi con un sentimento di affetto e simpatia – nonostante i suoi tanti difetti – soprattutto nei confronti dell’intramontabile Giuliano Gemma, la “faccia d’angelo” che con la sua presenza è riuscito a donare – in questa pellicola come in molte altre – qualcosa di unico ed indimenticabile. Vaja con Dios, Aquila della Notte!…
Norberto Fedele
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