Un ranch situato in un luogo imprecisato, poiché tenuto segreto, è la dimora della star della musica internazionale Alfred Moretti, ovvero John Malkovich, che insieme ai suoi fan, divenuti degli adepti, officia in maniera sacrale l’esecuzione dei propri brani.
Il contesto complessivamente ricorda la controcultura americana e le sue comuni ed è portato sullo schermo in Opus – Venera la tua stella dal giornalista e scrittore Mark Anthony Green, al suo primo lungometraggio da regista.

A pochi giorni dall’uscita del nuovo album di Moretti, artista di fama mondiale alla sua rentrée dopo vent’anni d’assenza dalle scene, si scatena un hype di livello planetario. Per lanciare il suo nuovo LP la pop star sceglie uno sparuto gruppo di addetti ai lavori, tra critici, giornalisti e influencer musicali, che invita nel suo esclusivo ranch, isolato dal resto del mondo. Tra essi vi è la giovane Ariel Ecton, incarnata da Ayo Edebiri, che per prima si rende conto di ritrovarsi in una situazione che diventa ogni giorno sempre più inquietante e pericolosa. Gli ospiti non hanno nemmeno la possibilità di comunicare col mondo esterno, poiché al loro arrivo sono stati privati dei telefoni cellulari.

Opus – Venera la tua stella ruota attorno alla tematica dei media che creano i miti per volere di uno show business che determina così la genesi di personaggi ambigui ed enigmatici come, appunto, Alfred Moretti, pop star viziata e assimilata a divinità nel culto del poliedrico attore John Malkovich, il quale rappresenta in maniera egregia l’icona di una società quasi distopica, precipitata nell’idolatria nonsense ormai divenuta la controcultura dei nostri tempi. L’artista, alimentato dal consenso incondizionato, dà libero sfogo alle sue perversioni in un delirio di onnipotenza che tracima nella manipolazione di massa. E, attraverso la musica, diffonde il proprio verbo. Un nuovo messia digitale, i cui fan, divenuti autentici discepoli, espandono il “credo” ovunque e in maniera sinaptica. Questi, nel lungometraggio di Mark Anthony Green, sono adoratori di un semidio e rappresentano la disperata necessità di colmare un vuoto esistenziale prendendo parte attiva nella setta di Moretti, sulla falsariga della “family” creata da Charles Manson.

Opus – Venera la tua stella è dunque un film che sorprende, ma con riserva, rivelando la sua vena horror nello stile targato A24. L’opera di Mark Anthony Green, dal canto suo, presenta delle analogie con altri film come Midsommar – Il villaggio dei dannati di Ari Aster, Scappa – Get out di Jordan Peele, The menu di Mark Mylod e il più recente Blink twice di Zoe Kravitz. Corrispondenze che non permettono all’operazione di assurgere ad un unicum nella filmografia di genere. Pur lasciandosi apprezzare per la sua tensione ipnotica crescente, che in alcune sequenze deflagra in un body horror. Il film inoltre mette in luce la cura per i particolari, come nel caso dei costumi di Shirley Kurata negli abiti indossati da Alfred Moretti, delle scenografie di Marcia Calosio e delle canzoni di Nile Rodgers e The-Dream, che in maniera catartica rubano la scena grazie anche alla performance canora di Malkovich. Nel cast spiccano inoltre Juliette Lewis, Stephanie Sunagami, Amber Midthunder e Murray Bartlett.
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