Ora o mai più: Mondospettacolo scambia con Valeria Rossi più di… tre parole!

Originaria di Tripoli, Valeria Rossi è conosciuta soprattutto per il grande successo riscosso nel 2001 dalla sua canzone Tre parole, che finì per trasformarsi all’epoca in uno dei tormentoni dell’estate e per diventare nota addirittura al di fuori dell’Italia.

Sempre attiva come cantautrice e scrittrice, dall’8 Giugno 2018 è in Ora o mai più, trasmissione della prima serata di Rai Uno che, condotta da Amadeus, offre ad artisti musicali ormai lontani dal successo di rimettersi in gioco, come in una sorta di talent show.

Proprio in occasione del nuovo format, Mondospettacolo ha avuto modo di intervistarla.

 

Ciao Valeria, benvenuta su Mondospettacolo. Discograficamente parlando, hai esordito nel 2001 con Tre parole, che fu un grande successo e che, essendo stata scartata al Festival di Sanremo, nell’estate dello stesso anno ha sicuramente rappresentato per te una rivincita. Ricordo ancora il videoclip con il tizio travestito da ape…

Sì, che poi lui che interpretava l’ape era Edoardo Gabbriellini (protagonista di Ovosodo e regista di B.B. e il cormorano, nda), mentre il regista e il fotografo che hanno realizzato il videoclip lavorano da una vita con Domenico Procacci, quindi si trattava di persone con una marcia in più, che avevano capito che quella era la formula giusta per la videonarrazione da abbinare al brano.

 

Raccontaci un po’ quel periodo…

Io allora ero già autrice e compositrice in esclusiva per Sony, quindi già avevo la mia storia, ma, pur avendo esperienza, aver partecipato a concorsi e fatto la scuola di Mogol perché avevo vinto una borsa di studio con le mie canzoni, discograficamente, come dici tu, sono esplosa con Tre parole.  Non era pilotato nulla, tanti mi dicono che è stata la colonna sonora del loro matrimonio, altri della vita, ricordano la canzone come un momento di grazia. Comunque, non me lo aspettavo e ho avuto subito la possibilità di vedere come funzionava il settore ai massimi livelli, seguendo tutta la filiera che c’è dietro ad una canzone.

 

Sole, cuore e amore che importanza hanno nella vita di Valeria Rossi?

Ovviamente, hanno un’importanza estrema (ride). La cosa interessante di quel brano è che è aperto a letture a più livelli, perché “sole, cuore e amore” può non voler dire niente, come può voler dire tantissimo. Suggeriscono un mondo di sentimenti, emozioni, possibilità e risorse.

 

Tra l’altro, è stato recentemente realizzato anche un film intitolato Sole, cuore, amore

Sì, Daniele Vicari mi ha chiamato perché, essendo una persona profonda, ha colto questo mix che il brano ha di allegria e malinconia insieme. Mi ha raccontato che lui ha inserito nel film la canzone, per cui, quando mi ha chiamato per ringraziarmi, l’ho ringraziato. Si spera sempre che qualche tua canzone venga abbinata a progetti cinematografici, ma questa ha superato le mie aspettative in maniera anomala. Ormai ho imparato che c’è sempre un’alternativa, come il fatto di essere stata scartata a Sanremo. È come se stai sulla porta di casa ad aspettare qualcosa, ma te ne arriva un’altra dalla finestra.

 

Dal successo di Tre parole sono trascorsi diciassette anni. Il periodo in cui la canzone uscì rappresentò, in un certo senso, la fase quasi conclusiva del boom del cd come supporto, prima dell’esplosione del web e del download. Quanto è cambiata da allora l’industria discografica?

Come sai, il cd fisico ora non è quasi più in produzione. Come tutti i cambiamenti epocali, non accade dal giorno alla notte, ma la tendenza è quella, perché adesso la musica non ha un valore commerciale in sé. Io su questo non andrei sul piano del giudizio, non lo sappiamo, anzi, sono curiosa di vedere ciò a quali sviluppi può portare.

Io, per esempio, preferisco collezionare i cd, con la copertina e tutto il resto, anche se, per comodità, quando sono al pc ascolto spesso musica su YouTube…

Ma quella è un’ottima biblioteca. Prima dovevi andare in biblioteca a cercare libri, dischi e altro, mentre la cosa buona di YouTube è che diffonde ciò che si trova in tutti gli angoli del mondo. È una cosa insostituibile, anche se bisogna dire che gli artisti non sono stati poveri come in questo periodo storico (ride). Ma qualcosa accadrà sicuramente, con determinate regolamentazioni. Tu vieni sicuramente da un’altra epoca, per questo collezioni i cd; adesso mi sembra non ci sia più questo innamoramento profondo, che richiede dedizione, costanza e approfondimento. Non conosco le nuove generazioni, ma mi sembra gli si presenti questo scenario rutilante di cose che passano, un po’ come andare sui calci in culo alle giostre per afferrare il palloncino.

 

Hai in progetto qualcosa di nuovo?

No, ma la redazione di Ora o mai più ci ha chiesto un inedito e, avendo nel cassetto diverse cose, ho fatto una selezione e scelto un brano che potesse andare bene per questa circostanza. Quindi, lo presenteremo, la Rai Com lo pubblicherà e credo sarà abbinato editorialmente in edicola su supporto fisico.

 

Come stai vivendo questa avventura di Ora o mai più?

Molto bene. Devo confessarti che è un’esperienza di vita e lavorativa molto piena, da tanti punti di vista. Abbiamo a che fare con i veterani; io sto con Orietta Berti e quando lei iniziò a cantare a Sanremo io non ero ancora nata, quindi ne ha viste e fatte molte. Poi, lei ha sempre mantenuto lucidità ed equilibrio, quindi posso solo che ritenermi molto fortunata ad averla in abbinamento con me. Comunque, è un programma molto prestazionale, perché devi imparare brani che rappresentano il patrimonio musicale italiano, da Montagne verdi a Pazza idea, fino a Quando l’amore diventa poesia e Pierre dei Pooh. Alcuni brani io non li conoscevo, per cui è una trasmissione che consente anche di espandere la conoscenza del patrimonio culturale italiano. È un programma multidimensionale, l’unica cosa non proprio edificante è il fatto del giudizio da parte di maestri che si prendono un po’ troppo sul serio rispetto al loro ruolo. Noi ci siamo presi meno sul serio rispetto al ruolo di concorrenti e giudicati. Anche io faccio selezioni ascoltando molti ragazzi, quindi conosco molto bene quella posizione. Sono necessarie grandi doti di empatia e sensibilità per valutare veramente tutta la prestazione. Anche perché ci sono pezzi di Orietta difficili da imparare in soli due giorni, vocalmente quasi come gli Iron maiden (ride).

 

Francesco Lomuscio