Oremèta: in bilico tra tristezza e felicità. Ecco la “Saudade”…

Come si traduce una parola così evocativa e affascinante come saudade? In qualche misura pensa il suono e la forma di questo esordio a firma di Oremèta, un trio che dall’isolamento della pandemia ha coltivato un proprio modo di pensare alla canzone raccogliendo le proprie scritture in questo disco dal titolo “Saudade”. In bilico tra teatro e suoni world, tra elettronica e classica canzone d’autore, ma anche tra tristezza e malinconia, tra felicità e sereno modo di scivolare sul temo instabile, sospeso, inerme anche… un trio di delicatissima bellezza, per quando la bellezza è in tutte quelle cose che producono benessere e felicità. E noi in questo siamo d’accordo…

Noi partiamo sempre parlando di bellezza. Per gli Orèmeta, cos’è la bellezza?
La bellezza per noi è ciò che alla sola vista ci regala felicità. Quando si trascorre la notte in spiaggia, ad un certo punto le ore della notte si fanno più fredde, pizzicano sulla pelle, e annunciano lo spicchio di sole che piano piano torna ad illuminare le onde. Solitamente in questo preciso istante spontaneamente si rimane in silenzio e si guarda con occhi diversi ciò che ci circonda. Questa potrebbe essere un’immagine che descrive “la bellezza” per noi.

Un bicchiere di vino, la sospensione di uno sguardo, la periferia che nel silenzio si tramuta in antichità e tradizione… anch’essa… per me c’è anche tutto questo dentro “Saudade”… non so cosa ne pensate…
Assolutamente sì.
La particolarità di questo nostro album è che essendo stato composto in un periodo di confinamento, ha riportato a galla sia ricordi di viaggi e esperienze passate, sia istantanee della vita quotidiana che tra le quattro mura stavamo vivendo ogni giorno. Proprio per questo, seguendo i racconti dei diversi brani, passiamo dal silenzio della nostra periferia dormiente, al caos di città lontane.

La sospensione? Essere fermi e non sapere cosa arriverà domani? Cosa ne pensate?
Pensiamo che la “sospensione” possa essere una condizione di vita magica in alcuni momenti di vita. “Sospensione” puo voler dire vivere il presente come unico attimo disponibile, immergendosi completamente in ciò che stiamo vivendo, senza disperdere le proprie energie nell’immaginare il domani o nel ricordare il passato. Questa è una sensazione che si può provare durante il viaggio per esempio, un viaggio che si evolve a seconda dei nostri incontri e delle nostre emozioni, e che quindi non ha itinerario, non ha data d’arrivo o biglietto di ritorno.
D’altro canto la “sospensione” può essere anche ciò che stiamo vivendo ora, nell’incertezza totale di ciò che sarà il nostro futuro, e questo è un sentimento che a volte ci spaventa e ci toglie ossigeno, perchè ad oggi non lascia spazio a progettualità e speranze. Abbiamo sicuramente bisogno di spazio e tempo per la nostra musica, e dobbiamo ammettere che sono tempi difficili in cui fare ciò.

E come ha inciso sulla vostra bellezza?
Possiamo dire che questo album è figlio della “sospensione”, proprio perchè è figlio sia del viaggio che dell’incertezza di questi tempi di pandemia e confinamento sociale.
Questo nostro lavoro è viscerale, e racconta il nostro tempo come unico, con un occhio al passato e uno al presente, ma senza certezza alcuna del futuro. E così, “sospesi” continuiamo a comporre, perchè suonare è rimanere vivi dentro.

Il suono di questo disco però è figlio delle nuove tecnologie e delle nuove futuristiche frontiere. Qui la tradizione e le piccole cose lasciano il posto ai computer. Non pensiate sia una contraddizione?
No, in fondo la nostra filosofia è il dialogo in tutte le sue forme, e quindi anche il dialogo tra tradizione e innovazione. Crediamo che l’unica evoluzione possibile sia attraverso la “contaminazione”, umana, musicale e culturale. Se la nostra musica nasce da accordi di chitarra e strumenti acustici, sappiamo che la composizione elettronica può completare il quadro dando vita a sonorità ibride e sorprendenti, che potranno inoltre mettere d’accordo ascoltatori diversi fra loro.

Io mi sarei atteso un disco di suoni della casa… ci avete mai pensato?
Assolutamente si. In alcune tracce abbiamo tentato di dar spazio a queste sonorità.
In particolare possiamo invitarvi a riascoltare la traccia “Quarantena”. All’interno abbiamo riposto suoni autentici della casa: si può ascoltare il rumore dei piatti nel lavandino, e delle stoviglie riposte in cucina, proprio perchè la traccia è stata composta durante attimi di quotidianità e di intimità della casa.