Oscar 2016: l’Italia è fuori. Le trame dei 9 film stranieri rimasti in corsa

Purtroppo “Non essere cattivo“, il film del defunto Claudio Caligari prodotto da Valerio Mastandrea, che l’Italia aveva proposto per rappresentarla agli Oscar 2016, non ce l’ha fatta. La pellicola, che racconta la storia di due giovani tossici della Ostia di metà anni ’90, era stata preferita dall’apposita commissione dell’ANICA a film del calibro de “Il giovane favoloso” di Mario Martone, “Mia madre” di Nanni Moretti e “Sangue del mio sangue” di Marco Bellocchio, come candidata per l’Italia alla corsa all’Oscar per il Miglior Film in lingua straniera. Ricordiamo che “Youth – La giovinezza” di Paolo Sorrentino, girato in lingua inglese, non poteva concorrere per questo premio, ma potrebbe ottenere importanti nomination nelle categorie principali, tra cui anche quella per il Miglior Film.

Non essere cattivo

L’Academy ha diffuso ieri la shortlist dei 9 titoli (diventeranno poi 5) che si contenderanno appunto l’Oscar per il Miglior Film in lingua straniera. E ce n’è davvero per tutti i gusti: Olocausto, Nazismo, un Dio bisbetico, spose bambine, sciamani amazzonici, criminali di guerra, schermidori ricercati, giovani beduini e persino drag queen cubane.

Favoritissimo sembra essere l’ungherese “Il figlio di Saul” (Saul fia / Son of Saul), già vincitore del Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes. Nella pellicola diretta da László Nemes, l’ebreo ungherese Saul Ausländer è prigioniero ad Auschwitz-Birkenau ed è impiegato come sonderkommando, la mansione più ingrata del campo: rimuovere i corpi dalle camere a gas e poi provvedere alla loro cremazione. Un giorno però Saul fa la scoperta più tragica, quella del corpo si suo figlio, e decide di dargli una degna sepoltura ad ogni costo, anziché vederlo finire in un forno con gli altri.

Il figlio di Saul

Di Nazismo si parla anche nel tedesco “Labirinto del silenzio” (Im labyrinth des schweigens / Labyrinth of Lies), diretto dall’italiano Giulio Ricciarelli, cresciuto in Germania. Stavolta si tratta di un’indagine partita alla fine degli anni ’50, dopo che un maestro viene riconosciuto come ex SS, che coinvolgerà migliaia di ex nazisti che prestarono servizio nei lager e che dopo la guerra si erano “imboscati”, reinserendosi sotto falso nome nella società tedesca senza pagare per i loro misfatti.

Labirinto del silenzio

Il francese “Mustang” della regista turca Deniz Gamze Ergüven, passato alla Festa del Cinema di Roma, racconta invece la storia di cinque sorelle adolescenti della Turchia rurale, dove la loro voglia di libertà e spensieratezza si scontra contro le rigide e assurde regole che le vogliono spose bambine e con il marito scelto da un accordo tra le famiglie, anziché dall’amore. E le ragazze cercheranno di ribellarsi a tutto ciò.

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Il belga “Dio esiste e vive a Bruxelles” (Le tout nouveau testament / The brand new testament), attualmente nelle nostre sale, è invece una surreale commedia in cui Dio è un bisbetico signore che governa gli uomini tramite un PC e deve vedersela con una figlia ribelle che gli creerà non pochi problemi, fino alla fuga, sulle orme del fratello JC (Gesù Cristo). Un imperdibile film visionario di Jaco Van Dormael.

Dio esiste

Embrace of the serpent” (El abrazo de la serpiente) del colombiano Ciro Guerra è invece la doppia avventura di due esploratori, uno nel 1909 e uno nel 1940, nella giungla amazzonica alla ricerca di un rarissimo fiore dai miracolosi poteri curativi. Entrambi avranno a che fare con lo sciamano Karamakate, ultimo esponente rimasto della sua tribù sterminata, e con le visibili interferenze degli europei nei confronti della natura.

El abrazo de la serpiente

Poi c’è il danese “A war” (Krigen) di Tobias Lindholm, con la storia vera di un comandante danese di stanza in Afghanistan, mentre la moglie cresce con difficoltà i tre figli privi di un padre lontano. Quando viene catturato dai talebani insieme alla sua squadra, dovrà prendere delle tragiche decisioni per tornare a casa, che lo porteranno poi ad essere accusato addirittura di crimini di guerra.

A War

Nel finlandese “The fencer” (Miekkailija) di Klaus Härö, Endel è un uomo in fuga dalla polizia segreta della Leningrado degli anni ’50 e trova lavoro come insegnante di scherma in Estonia, aiutando tanti bambini rimasti orfani. Ma un giorno i giovani allievi vogliono partecipare ad un torneo a Leningrado ed Endel si troverà davanti ad una drammatica scelta fra la felicità dei bambini e la sua salvezza.

The fencer

L’irlandese “Viva” di Paddy Breathnach racconta invece la vita di Jesus, un giovane gay cubano che fa il truccatore per un gruppo di Drag queens, anche se in realtà il suo sogno è cantare. Quando riesce ad avere una chance per esibirsi, viene preso a pugni dal padre ex pugile, presente inconsapevolmente tra il pubblico. Dovrà scontrarsi con lui ed il suo maschilismo, nel tentativo di ricostruire un rapporto con il padre, assente per 15 anni dalla sua vita.

Viva

Infine il giordano “Theeb” è un ragazzino beduino che, orfano e cresciuto dal fratello, nel 1916 si ritrova al centro di un avventuroso viaggio di formazione in cui i due ragazzi accompagnano un ufficiale inglese verso un antico pozzo, sulla strada per la Mecca. Il tutto mentre infuria la Prima Guerra Mondiale, con Theeb che entrerà in contatto per la prima volta con la civiltà contemporanea, ma anche con gli orrori della guerra. Regia di Naji Abu Nowar.

Theeb

La cinquina finale sarà annunciata, insieme alle altre nomination degli Oscar, nel pomeriggio del 14 gennaio. Sicuri “Il figlio di Saul“, “Mustang“, “Dio esiste e vive a Bruxelles“, mentre per gli altri due posti sarà grande bagarre. Infine ecco il riepilogo dei 9 film rimasti in corsa e relative nazionalità.

 

Belgio, “Dio esiste e vive a Bruxelles” di Jaco Van Dormael

Colombia, “Embrace of the serpent” di Ciro Guerra

Danimarca, “A war” di Tobias Lindholm

Finlandia, “The fencer,” di Klaus Härö

Francia, “Mustang” di Deniz Gamze Ergüven

Germania, “Labirinto del silenzio” di Giulio Ricciarelli

Giordania, “Theeb” di Naji Abu Nowar

Irlanda, “Viva” di Paddy Breathnach

Ungheria, “Il figlio di Saul” di László Nemes

 

Ivan Zingariello

 

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