Out Of The Blue: un rock dedicato alle regine piratesse

Come immagine abbiamo scelto quella di Madison Knowles, attrice che interpreta la temibile piratessa di Cork, Anne Bonny, nel programma televisivo per bambini dei Caraibi “The Goombay Kids”. Tutto questo perché la cartella stampa recita: un album dedicato alle storie delle piratesse, al loro coraggio e al loro esempio di autodeterminazione. E noi che alla donna poniamo un centro di attenzioni estetiche e artistiche non potevamo cadere dentro un disco migliore. Il noto produttore e polistrumentista Giovanni Pollastri si accompagna alla cantante americana Annie Saltzman Pini per formare gli Out Of The Blue e per dare alla luce questo disco dal titolo “Pirate Queens”. Le piratesse, canzoni che parlano di donne che hanno lottato per la loro emancipazione, per il potere delle volte, per il ruolo “sociale” che determinavano. Un disco di epico rock irlandese e di altre derive esotiche, di forza visionaria, di incanto. Una bellezza che ci impone attenzione, dove la musica non è solo estetica e dove la lirica non è soltanto melodia.

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. Per gli Out of the Blue, la bellezza che cos’è per davvero?
(Giovanni)
: In questo progetto crediamo che la bellezza stia nell’arte, in questo caso musicale. Arte è comunicazione, per cui utilizziamo la nostra arte per comunicare un contenuto che ci ha affascinato, quelle delle donne pirata, ma che ci siamo resi conto che in fondo si riflette anche nella nostra società odierna.

(Annie): Queste donne sono riuscite a imporsi in un mondo totalmente maschile, ottenendo uno spazio, una dignità e soprattutto rispetto raggiungendo quella uguaglianza che ancora oggi è al centro del dibattito sul ruolo della donna nella società.

Che poi questo moniker sembra richiamare anche ad una vita “fuori dal blu del mare”… in realtà che cosa c’è dietro?
(Annie): Out of the blue può assumere svariati significati. Innanzitutto vuol dire “all’improvviso”, e tutto sommato è applicabile al modo in cui è nato il progetto, ossia da un’idea venuta a Giovanni mentre ascoltava un disco dedicato ai pirati, e che ha subito voluto condividere con me! Mi trovavo nel Massachusetts in quel momento, proprio “on the dock of a bay”, e avevo appena fatto un giro turistico su un vascello pirata, stavamo attraccando di fronte a un museo dei pirati! Mi è arrivato il suo messaggio al cellulare, chiedendomi se avessi voluto fare un disco dedicato alle piratesse! Una richiesta arrivata all’improvviso, proprio in quel preciso momento, per cui sono entrata nel museo e ho scoperto che c’erano anche dei libri sulle piratesse. Tutto questo è successo nel giro di pochissimi minuti, tutto appunto “all’improvviso”!
Out of the blue vuole anche dire, tradotto parola per parola, ‘fuori dal blu’, quasi a immaginare qualche cosa che esce dal mare, e dato che stiamo parlando di pirati…

La produzione del disco ha cercato strade più didascaliche al tema o ha portato il tema verso suoni innovativi?
(Giovanni): Ho pensato di creare un sound che contestualizzasse le storie raccontate. Ci sono nove brani dedicati a nove piratesse, e ho voluto appositamente utilizzare strumenti acustici, in legno, tra cui chitarre acustiche, violino (suonato da Peppe Giannuzzi in “Anne Bonny”), basso e contrabbasso, percussioni, essendo appunto il legno lo stesso elemento che padroneggia nella costruzione dei vascelli dei pirati. Abbiamo voluto utilizzare anche i suoni della natura, tra cui il suono del mare, suonato realmente da Bruno Saitta, uno dei collaboratori, che ha utilizzato uno strumento percussivo creato da lui stesso e che riproduce il suono delle onde a seconda di come lo muovi, oltre a tuoni, temporali, pioggia, vento, spade, catene, perfino boccali di rum e risate, in maniera da ricordare le atmosfere da locanda. C’è anche un organetto antico nel brano dedicato a “Lady Mary Killigrew”, suonato da Simona Giacomazzo. Ma principalmente ho “suonato” la vostra immaginazione, per cui mi sono concentrato molto sull’effetto che avrebbero fatto i brani all’ascolto in relazione alle storie raccontate.

(Annie): Per i testi ho fatto un lavoro molto approfondito; ho voluto raccontare la vita di queste donne che hanno combattuto per ottenere la loro posizione. In alcuni casi ho descritto gli avvenimenti principali della loro vita, in altri ho preferito più parlare del carattere. In un certo senso vogliamo portare l’ascoltatore a incuriosirsi sull’argomento e ad approfondirlo, magari andando a leggere un po’ di più sulle piratesse. Di solito comunque gli artisti si basano sulla propria vita, sulle proprie esperienze per scrivere i testi dei brani; noi abbiamo voluto parlare di altri, non di noi stessi, creando una sorta di colonna sonora per ogni piratessa. In molti ci hanno detto che potrebbe essere un buono spunto per una serie tv!

La bellezza della donna oggi vive una violenza senza pari. Eppure siamo nel futuro… o sbaglio?
(Annie): Siamo in un futuro che purtroppo non ha imparato molto dal passato. Noi però abbiamo voluto guardare da un’altra angolatura questo aspetto purtroppo negativo della nostra società: queste donne ce l’hanno fatta! Sono riuscite a ottenere l’uguaglianza, hanno lottato duramente, alcune hanno perso la vita, ma la loro impronta è rimasta nella storia. Molte di loro però sono riuscite a imporsi e a ottenere rispetto e una posizione che ancora oggi fa parlare.

Che questo disco serva anche a questa battaglia sociale del futuro?
(Giovanni): Nel nostro piccolo abbiamo cercato di dare una ulteriore eco sulla situazione attuale, tramite queste figure leggendarie e affascinanti in un certo senso. Ma più che altro speriamo che il nostro piccolo contributo, anche se solo artistico, serva soprattutto ora, in maniera da non dover fare ulteriori battaglie in futuro.