Paola Massoni: la bellezza della lirica pop

Ci inoltriamo in una foresta incantata di quotidiana bellezza, laddove per “quotidiana bellezza” ritroviamo le cose di ogni giorno… le stesse che siamo portati ad ignorare per i cliché e le mode. Ci inoltriamo in una tundra dove non c’è deserto e dove sono le radici a farci capire quanto sia vicina la nostra terra. Eppure… eppure sembra che ce ne siamo dimenticati.
Paola Massoni è cantante, interprete, scrittrice… ma anche cantautrice da oggi. Porta in scena teatrale e poi anche su libro e poi anche su disco l’invenzione mitologica che ha generato dalla sua estrema sensibilità. Ci parlerà di Mélia e di una trilogia teatrale… e noi oggi ci fermiamo ad ascoltare anche questo disco dal titolo “Alkemèlia” pubblicato con cura estetica e prezioso lavoro artigianale dalla RadiciMusic. Sono 19 i brani, cantanti, strumentali, riadattati su testi antichi… sono 19 preziose istantanee che fanno di questo disco un lavoro maestoso in cui la lirica del suo canto incontra e dialoga con le metriche del pop italiano. E il video di lancio del singolo “Io credo in te” ne è vetrina nella misura in cui i linguaggi sanno incontrarsi. E poi destino dell’ascolto di ognuno di noi ritrovare le mille e una nota che deraglia dalle abitudini moderne. “Alkemèlia” è un disco che suona di mitologia pop e di bellezza lirica.

Noi parliamo spesso di estetica e di bellezza. Sicuramente lo facciamo da un punto di vista effimero parlando di bellezza di un corpo da esibire. Ma lo facciamo anche da un punto di vista spirituale parlando di quella bellezza che contribuisce a dare un senso alle cose. Per Paola Massoni che cosa significa la bellezza?
Come recito nella poesia Madrigali che apre l’album “Alkemèlia”: “Natura, il mio canto non è che un vago eco della tua Bellezza…ma lasciami giocare con l’incanto del tuo silenzio!” La Bellezza è ciò che già c’è, ma che spesso non riusciamo a vedere ed è ciò che ci può salvare dalla perdita del senso. Una bellezza che viene dal profondo, ma che si riflette anche esteriormente perché è armonia e simpatia nel senso più antico del termine: accordo, consonanza, condivisione.

Quanto conta dunque la bellezza nell’estetica dell’arte che ci regali? La bellezza di un disco anche nella sua confezione (chiamando in causa le copie in edizione limitata…) o anche la bellezza delle foto che scegli, la copertina etc… insomma quanto conta?
Mi fa piacere che tu abbia trovato “bellezza” anche nelle immagini di Alkemèlia… ho cercato di far trasparire anche dall’esterno qualcosa di quell’armonia che si può ascoltare nelle musiche che ho scritto. Metto passione in ciò che faccio e cerco dicurare anche i particolari, perché da certi dettagli si può intuire molto.

Lirica e pop. Due connubi interessanti che però in qualche modo ho veduto sempre mal compresi dal grande popolo italiano. O sbaglio?
Non sbagli. Il grande popolo italiano ha bisogno di sentire canzoni che chiunque può canticchiare, senza aver studiato canto, si sta andando verso un canto parlato nel quale ci si possa identificare. Va bene anche questo, l’importante è però che non ci sia solo questo, altrimenti il panorama musicale si impoverisce e con esso il livello della produzione musicale e la capacità di apprezzare altro. All’estero invece sono più aperti alle contaminazioni musicali e alle sperimentazioni.

Tra l’altro “Alkemelia” è un disco davvero “maestoso” in senso di grandezza, di contenuto. Come esordio di brani inediti, è un lavoro assai inaspettato. Perché questa scelta?
Questa scelta dipende dal fatto che i brani fanno parte di una trilogia teatrale scritta da me che potete leggere nel libro “I Misteriosi Mondi di Mèlia”, e ho preferito pubblicarli in un unico Album che fa riferimento a quell’opera, rispettando la destinazione iniziale di un progetto effettivamente importante nel suo complesso.

Parliamo di letteratura e direi anche di letteratura antica. Parliamo di grandi classici della tragedia greca. Perché questo rimando continuo?
Sicuramente molto dipende dalla mia formazione classica e anche dal fatto che sono un’irriducibile amante della natura e questa ninfa Mèlia derivante dal frassino, mi ha chiamata un giorno, mi ha chiesto di parlare e di cantare ed io l’ho semplicemente ascoltata. Ho lasciato che la penna e le note seguissero il corso dell’ispirazione. Sinceramente è difficile spiegare come è nata lei e come è nato tutto il resto. Però sono soddisfatta che abbia trovato il coraggio di darle voce.

A chiudere il video di lancio. Forse il momento più “pop” del disco?
Sì, è uno dei momenti più pop, ma non è l’unico. Ci sono altri brani “pop” nel disco, come Baciami, The Way, La ballata del tempo, Come il vento, che risultano a metà tra pop e lirica, penso, soprattutto per la mia vocalità che, esplorando una tessitura molto estesa dà loro una patina ibrida. In futuro chissà cosa sperimenterò! Il brano del video musicale ha un testo semplice ma onesto: può parlare a molti, anzi a tutti; ciascuno di noi è figlio, molti di noi hanno un figlio e crescere e aiutare a crescere per poi lasciar andare anche le persone più care è una delle sfide più difficili, ma anche più entusiasmanti della vita.