Pianochepiove è un progetto ambizioso e allo stesso tempo sincero.
Lo dimostra il fatto che questo disco “In viaggio con Alice” è stato registrato praticamente live e che i tanto osannati campionamenti, qui non trovano spazio. A beneficiarne è la musica stessa, i testi che in questo modo vengono premiati e la bravura della band, che non a caso arriva dal jazz. Insomma tutti ingredienti che aiutano la ricerca giustamente ostentata della canzone d’autore.
Tutto parte molto dolcemente con “Metà marzo”, un brano dalle sonorità bossa nova e che all’interno del suo testo ha una grande verità, almeno personalmente “Non è mai servito a niente lasciare tutto e andare via, quando ogni cosa che ci tocca, ci lascia dentro un canto”. Ha un tono malinconico al punto giusto e fa davvero pensare ad un occasione, in qualche modo sprecata.
“Il cartografo” è un pezzo ambizioso, inizialmente cupo ad un certo punto si apre tantissimo, quando la chitarra danza su note gitane. Alla lunga forse stanca un po’, ma musicalmente è notevole.
Arriviamo al pezzo più orecchiabile nonché Title- Track dell’album: “In viaggio con Alice”.
Dopo aver fatto intuite le potenzialità tecniche nelle prime due canzoni, ci ci rilassa un po’ con questa ballata decisamente pop, senza troppe pretese.
“Come si fa”è un’altra ballata, con un testo decisamente più studiato e più azzeccato.
A circa metà dell’opera arriva il singolo: “Le ore contate”.
Torna decisa l’impronta jazz-bossa nova che aiuta senza difficoltà a sognare. La band descrive così questo brano: “Dietro ogni incontro, anche il più veloce e apparentemente senza significato e senza futuro, c’è il bisogno di confrontarsi, di raccontarsi, di avere un contatto, di sognare qualcosa che ancora non c’è.” Parole sante, aggiungerei.
“Autunno” è un altro pezzo soft che però non lascia il segno, suona di “già sentito” purtroppo.
“Oceano in bianco e nero” è invece uno degli episodi più azzeccati: caratterizzato da una struttura leggiadra che viaggia su un tappeto country, si sposa bene al testo, ovvero un insieme di ricordi e visioni di un passato che ha sempre il suo fascino.
“Milano-Roma” è molto cantautorale, ricorda un pochino Samuele Bersani che canta su un sottofondo quasi alla Buscaglione. Davvero un ottimo pezzo, quasi da ballare.
Chiude il cerchio “I treni di settembre”, ballata molto sensuale che induce al desiderio più coinvolgente. Tirando le somme questo progetto, musicalmente parlando è molto curato, direi quasi impeccabile. Manca un po’ di polpa e a volte la semplicità paga di più.
Davide Vittori
https://www.facebook.com/pianochepiove
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.