Per la prima volta in blu-ray La grande abbuffata, il graffiante capolavoro di Marco Ferreri in versione integrale

Mai nel cinema ci fu critica più feroce verso la società consumistica come quella rappresentata da Marco Ferreri ne La grande abbuffata, mitica pellicola del 1973 che trascinò all’epoca gli spettatori in una visione trasudante autodistruzione e senso filosofico di cosa voglia dire “vivere e morire”, inscenando la sarcastica vicenda di quattro amici di vecchia data pronti al passo decisivo della loro vuota, esistenza.

Un poker di protagonisti che, ovviamente, avevano bisogno di volti assai noti per l’epoca, affidati ai monumentali Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Michel Piccoli e Philippe Noiret.

Ognuno col proprio nome, vestono i panni di soggetti dell’alta borghesia annoiati dalla propria vita e decisi a riunirsi per un singolare suicidio; lo chef Ugo (Tognazzi), il pilota di aerei Marcello (Mastroianni), il produttore televisivo Michel (Piccoli) e il giudice Philippe (Noiret) si danno appuntamento dentro ad una villa, dove, una volta dentro, decidono di darsi ai soli piaceri dell’esistenza, ovvero cibo e sesso, fino alla morte.

Svariati ospiti sono presenti nell’abitazione, da un trio di bellissime prostitute fino alla presenza improvvisa e inattesa di una maestrina delle scuole elementari (Andréa Ferreol), la quale si addentra nello stabile per prendere parte alla folle festa.

Alla sua uscita nelle sale, parecchie mentalità cosiddette quadrate rimasero offese e colpite dall’opera, senza ovviamente captarne la estrema denuncia che Ferreri voleva sfoderare. Un aspetto che, a dire il vero, andò a favore del messaggio lanciato, consolidando la validità (im)morale de La grande abbuffata insidiata nei suoi fotogrammi, pregni di lunghe portate e svariati nudi femminili, con contorno di perle filosofiche sciorinate dai suoi quattro, persi, protagonisti.

Un lungometraggio che è l’epitaffio del pensiero edonistico, un modo per poter guardare il lato positivo del significato di “trasgredire”, volgendo il proprio sguardo graffiante verso l’assoluta anarchia concettuale, tra surrealismo e senso della denuncia, tanto da attirare il favore del regista Louis Bunuel, che lo definì, non privo di ironia, “un monumento all’edonismo”.

Mai si era poi visto un nutrito gruppo di interpreti così affiatati e temerari, anche perché Tognazzi, Mastroianni, Piccoli e Noiret, nel pieno della loro fama e della gloria, erano consci di rischiare la propria carriera partecipando a questo progetto; evidentemente devono aver recepito il valore del film di Ferreri ancor prima del dovuto, travolti dalle pagine profonde di una sceneggiatura stesa dal regista stesso insieme al fido Rafael Azcona, uno scritto che tra le sue parole già varcava il grandissimo, ed estremo, senso gastronomico della vicenda.

E il cibo è l’altro protagonista de La grande abbuffata, mostrato di scena in scena affinché lo spettatore non ne senta la grande quantità, profumato, aromatizzato, consumato fino allo stremo, anche in modo molto gratuito, parte di una metafora consumistica che portava la società dell’epoca (e anche di oggi, se vogliamo) verso il baratro dell’assoluto vuoto esistenziale.

Edito per la prima volta in blu-ray da General Video (www.cgentertainment.it), La grande abbuffata rivive quindi in alta definizione e in versione integrale (alcuni brani sono in francese sottotitolati in italiano), accompagnato nella sezione extra dall’estratto Storie di un’amicizia non ordinaria, intervista a Ricky Tognazzi, ovvero trentadue minuti in cui il figlio dell’immortale Ugo ricorda aneddoti del padre e parla del valore che questo titolo ferreriano ha acquisito col passare degli anni, “saziandoci” di vera e propria cultura.

 

Mirko Lomuscio