Nel vasto panorama della commedia italiana, pochi film hanno raggiunto lo status di cult come L’Esorciccio, la parodia del 1975 diretta e interpretata da Ciccio Ingrassia, con un irresistibile Lino Banfi nel ruolo del sindaco Pasqualino Abate. Uscito in un’epoca di grande fermento creativo, questo piccolo capolavoro comico ha conquistato il pubblico grazie al suo umorismo surreale, alle performance memorabili e a un’atmosfera “fai-da-te” che lo rende unico. Ma cosa ha trasformato L’Esorciccio in un’icona della comicità italiana? Scopriamolo attraverso la sua storia, i retroscena e le curiosità che lo avvolgono in un alone leggendario.

Un contesto unico: la parodia de “L’Esorcista”
L’Esorciccio, uscito il 20 giugno 1975, si inserisce nel filone delle parodie italiane degli anni ’70, un periodo in cui i grandi successi hollywoodiani venivano rielaborati con un tocco di umorismo locale. Diretto da Ciccio Ingrassia, il film prende spunto da L’Esorcista di William Friedkin (1973), trasformando l’horror in una commedia esilarante. La trama ruota attorno a un amuleto maledetto trovato durante scavi in Iran, che arriva nel piccolo paese laziale di Santa Lucia, scatenando possessioni comiche. Il figlio del sindaco, Luigino (Mimmo Baldi), si comporta in modo bizzarro – abbattendo alberi con un pallone o seducendo ragazze – mentre il sindaco Pasqualino Abate (Lino Banfi) e un esorcista di campagna (Ciccio Ingrassia) cercano di risolvere la situazione. A impreziosire il tutto, una satira politica sulle elezioni locali e gag surreali che sono entrate nella storia.

Le ragioni di un cult
Perché L’Esorciccio è diventato un cult? Le motivazioni sono molteplici, come emerge da analisi e recensioni su piattaforme come Davinotti.com e MYmovies.it. Ecco i fattori principali:

  • Originalità pionieristica: è stata la prima parodia de L’Esorcista, precedendo opere internazionali come Repossessed (1990) o la serie Scary Movie. Il suo approccio, che unisce horror e comicità con un sapore tutto italiano, lo rende unico.
  • Titolo e poster memorabili: il titolo The Exorciccio è geniale nella sua semplicità, mentre il poster, con il suo stile trash, è diventato iconico, contribuendo al fascino cult del film.
  • Performance indimenticabili: Lino Banfi, al massimo della forma, regala momenti leggendari come la scena di “Sciamuninn Rock”, mentre Ciccio Ingrassia brilla come regista e interprete di un esorcista più stregone che prete, pagato in polli. Attori come Tano Cimarosa e Salvatore Baccaro arricchiscono il cast con ruoli memorabili.
  • Estetica “fai-da-te”: girato con un budget limitato, spesso nella villa di Ingrassia, il film trasmette un’atmosfera casereccia che conquista il pubblico. Gli effetti minimali, come esorcismi con aglio e ferri di cavallo, aggiungono un fascino artigianale.
  • Riflesso degli anni ’70: il film è una capsula del tempo, con riferimenti alla politica (Mao, destra vs sinistra) e alla cultura popolare, come il cameo di Ubaldo Lay (interpretato da Sheridan), che lo rendono un documento storico.
  • Gag iconiche: scene come Banfi che canta, Baccaro in parrucca argentata come madre di Satanetto, o cartelli surreali come “Caduta matti” sono entrate nell’immaginario collettivo.

Queste caratteristiche, unite a una ricezione entusiasta (7,38/10 su FilmScoop.it da 41 recensioni), hanno consolidato il suo status di “stracult”, come lo definiscono i fan su Davinotti.com.

Retroscena di produzione
La genesi di L’Esorciccio è ricca di aneddoti. Con un budget ristretto, Ciccio Ingrassia, reduce dalla regia di Paolo il freddo (1973), decise di autofinanziare parte del progetto. Per contenere i costi, il film fu girato nella sua villa nella campagna romana, come riportato da Cinematographe.it, conferendo un tocco personale e autentico. Alcune scene furono ambientate a Santa Lucia di Mentana (oggi Santa Lucia di Fonte Nuova), sottolineando l’ambientazione rurale e “pecoreccia”, come la definisce l’utente DankoCardi su FilmScoop.it.

Un retroscena affascinante riguarda il rapporto tra Ingrassia e Franco Franchi. Negli anni ’70, il duo “Franco e Ciccio” attraversava una crisi artistica, e Ingrassia scelse Lino Banfi come co-protagonista. Tuttavia, Franchi appare in un cameo vocale, imitando se stesso, gesto che testimonia il loro legame nonostante le tensioni, come notato da emans su FilmScoop.it.

Un sogno mai realizzato fu il sequel, L’Esorciccio contro King Kong, che avrebbe portato il personaggio in un’avventura ancora più folle. Purtroppo, un furto di capitali costrinse Ingrassia a chiudere la sua casa di produzione, come narra la leggenda riportata da DankoCardi.

Curiosità e impatto culturale
L’Esorciccio è circondato da curiosità che ne amplificano il mito. La sua rarità in formato fisico – introvabile in VHS e DVD, come lamenta l’utente wazzo su FilmScoop.it – ha contribuito al suo status leggendario, anche se oggi è disponibile in streaming su piattaforme come NOW.

La scena con Salvatore Baccaro, che interpreta la madre di Satanetto con una parrucca argentata, è così iconica che, secondo DankoCardi, fa ridere anche rivedendo l’originale L’Esorcista.

Il film ha lasciato un segno nella cultura popolare. È stato citato in Il secondo tragico Fantozzi (1976), dove il ragionier Fantozzi, dopo la visione forzata de La corazzata Potëmkin, la definisce “una c*gata pazzesca” e proclama *L’Esorciccio* un capolavoro, insieme a Giovannona Coscialunga e al fittizio La polizia s’incazza.

Conclusione: un gioiello senza tempo
L’Esorciccio non è solo una commedia, ma un fenomeno culturale che incarna lo spirito degli anni ’70. La sua originalità, le performance di Banfi e Ingrassia, l’estetica artigianale e i riferimenti culturali lo rendono un’opera unica, amata da generazioni di spettatori.

Nonostante le difficoltà produttive, il film continua a far ridere e a ispirare, un cult da riscoprire per chi ama il cinema italiano nella sua forma più autentica e irriverente.


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