“Insieme alla Rai abbiamo voluto fare questo affettuoso omaggio a Alberto Sordi raccontandone i primi anni della sua carriera artistica. Lui e mio padre rappresentano un patrimonio che rischia di essere dimenticato, me ne sono reso conto nel momento in cui, quando avevano sedici anni, ho chiesto ad alcuni coetanei di mio figlio chi fosse l’Albertone nazionale, sentendomi rispondere ‘Un grande sciatore’”.
Figlio dell’indimenticabile Nino, parla Luca Manfredi, regista di Permette? Alberto Sordi, che sarà distribuito nei cinema, come evento, il 24, 25 e 26 Febbraio 2020, per poi essere trasmesso in prima visione tv il 21 Aprile successivo, su Rai1.
Un titolo che, appunto, ci racconta il mitico “americano a Roma” del grande schermo partendo dalla sua espulsione dall’Accademia di Recitazione dei filodrammatici di Milano per approdare al fondamentale incontro con Steno, all’anagrafe Stefano Vanzina.
Uno Steno dalle fattezze di Massimo De Santis, che va ad arricchire ulteriormente un cast in cui, accanto a Giorgio Colangeli e Paola Tiziana Cruciani genitori sordiani, a fare da protagonista è un Edoardo Pesce incredibilmente in parte (non era un’impresa facile), il quale dichiara: “Il saltello mi è venuto subito facile, lo avrò nel dna. Abbiamo lavorato sulla musicalità e sulla romanità un po’ nobile, quella di Gigi Proietti, Anna Magnani, Ettore Petrolini e Aldo Fabrizi, che a casa mia non mancava. Non mi sono dovuto documentare troppo, mi è bastato il Sordi che conoscevo”.
E prosegue rivelando che la scena più divertente che ha girato è stata proprio quella in cui interagisce con Fabrizi, nei cui panni troviamo Lillo Petrolo, all’interno di un’ora e quaranta comprendente, tra l’altro, la gaffe sul set di Scipione l’africano, il provino per diventare doppiatore dell’Oliver Hardy conosciuto in Italia come Ollio, le riprese di Mamma mia, che impressione! e un fugace incontro con Corrado Mantoni, cui concede anima e corpo un lodevole Stefano Skalkotos.
Mentre è necessario sorvolare su una ricostruzione scenografica che per nulla sembra suggerire il periodo del secondo conflitto bellico d’ambientazione (ascoltiamo giusto qualche discorso alla radio di Benito Mussolini) per poter apprezzare una tutto sommato piacevole operazione destinata a ricordare, tra l’altro, che la guerra ha cambiato il cinema, facendo nascere il Neorealismo.
Il Neorealismo di cui fu uno dei più grandi maestri il Vittorio De Sica qui incarnato da Francesco Foti e che completa il quadro delle figure che interagiscono con il futuro “medico della mutua” della Commedia all’italiana, insieme alla Andreina Pagnani alias Pia Lanciotti con la quale ebbe una fondamentale storia d’amore e ad un giovane e già sognatore Federico Fellini dai connotati di Alberto Paradossi, affiancato dalla Giulietta Masina di Martina Galletta.
Francesco Lomuscio
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