Pinocchio, il sentiero nordico: intervista all’autore Eugenio Dario Lai

Amici di Mondospettacolo, oggi vi ripropongo Eugenio Dario Lai, lo scrittore torinese che un anno fa aveva scritto il suo primo romanzo metafisico, “Aspettando Godot al Café de la Paix”, su Samuel Beckett e sulla sua opera teatrale più famosa.

Questa volta la sua fatica letteraria, “Pinocchio, il sentiero nordico” si è concentrata su una innovativa, sconcertante, imprevista, interpretazione della favola più letta e tradotta al mondo, “Le avventure di Pinocchio”, scritta da Collodi.

Dopo la rivoluzionaria rilettura di “Aspettando Godot” ora tocca a Pinocchio. A quanto pare Lei sta veramente diventando un detective della letteratura! Si diverte a stravolgere i dettami canonici e le analisi elaborate da insigni studiosi prima di lei su Beckett e Collodi?

Evidentemente finalizzo le mie peculiarità mentali verso un’analisi critica di certi testi letterari. In particolare ciò è avvenuto sulla fiaba di Pinocchio. Come afferma il criminologo Massimo Centini – che ha redatto la prefazione del mio saggio – «Pinocchio è un libro che sollecita approcci comparativistici». Io ho cercato di distaccarmi da tutte le letture presentate precedentemente dagli altri studiosi, non perché fossero errate – tutt’altro – ma perché le ritenevo non complete. L’istinto mi diceva che c’era qualcos’altro, e per rilevare questo occulto contenuto bisognava leggere la fiaba con il distacco critico, osservandola da un nuovo contesto non ancora esplorato…

Lei quando parla mette subito in agitazione le mie meningi! Sta cercando di dirci che Collodi, come ha fatto Beckett, ha nascosto qualcosa di intrigante che fin’ora non è stato compreso e scoperto dagli studiosi?

Sì. Di Collodi e Beckett non si conosce realmente la loro vita. Ci sono i  loro scritti, le fiabe – nel caso di Collodi –  le opere teatrali nel caso di Beckett… E poi? Il vuoto. Biografie, saggi, interpretazioni a iosa che spiegano il nulla. I due scrittori non hanno lasciato una traccia testamentaria scritta. Il loro vero testamento si nasconde nelle loro formidabili opere… Tutte due hanno avuto uno straordinario successo a dir poco inspiegabile. Probabilmente perché i due soggetti hanno in comune molte cose. Forse troppe.  Dirò di più: a mio parere,  Samuel Beckett ha ‘recuperato qualcosa’ dalla fiaba e ‘questo qualcosa’ l’ha messo in scena trasponendolo nella pièce “Aspettando Godot ”…Ambedue riportano alla luce una primordiale tradizione misterica fortemente censurata nel mondo occidentale.

Incredibile! Lei mi sconcerta. Sta aprendomi scenari inquietanti…

É vero. Il compito che mi sono dato è quello di scoprire verità, qualunque esse siano. Nella mia esistenza ho incrociato la scrittura scoprendo che è un mezzo congeniale per comunicare le scoperte fatte.

Chiaramente di natura esoterica…

Preferisco definirle di natura sapienziale. E’ più consona al mio pensiero trasversale.

Ci può accennare qualche chicca di questo saggio che andrò subito ad acquistare?

Volentieri. Intanto posso dirvi che, secondo me, le tradizioni esoteriche – alchemiche, cabalistiche, magiche, massoniche che si intravedono nella fiaba sono solamente specchietti per le allodole per far passare tra le maglie della censura cristiana e l’imperante perbenismo degli intellettuali dell’Ottocento, che avevano eletto la mitologia greca a modello aureo di riferimento, il vero messaggio di Collodi…

Prosegua per favore! Il mistero ci intriga! Non ci lasci con questa curiosità addosso!

Va bene. Seconda la mia ipotesi Pinocchio, Geppetto, mastro Ciliegia, il Grillo-parlante, i tre medici, Mangiafoco, il Gatto e la Volpe, la Fata Turchina sono personaggi correlati alla mitologia nordica, o meglio, norrena. Platealmente collegati. Ho riscontrato ben novantacinque assonanze tra la fiaba e tale mitologia.

Impressionante, novantacinque correlazioni. Ancora una domanda: tra i personaggi della fiaba che ha elencato qual è che l’ha colpita di più, o meglio, che ha riscontrato essere più strettamente collegato alla mitologia norrena?

Oltre Pinocchio certamente la Fata Turchina. Gli evidenti parallelismi tra la Fata della fiaba e una dèa del mondo nordico hanno strabiliato pure me: non mi aspettavo queste forti assonanze. Effettivamente bisognava leggere con molta attenzione il racconto e così si sarebbe scoperto la vera personalità della Fata e il suo vero ruolo all’interno della fiaba…Un ruolo intrigante e allo stesso tempo scioccante.

Napoleone Wilson