PORTFOLIO: la California della provincia emiliana

Tornano in scena i Portfolio, torna in scena quel certo modo “collettivo” di pensare alla musica che si fa sempre più figlia di una California di tendenza, con quella fusion gustosa che inevitabilmente rimanda ai cliché più conosciuti. Ma la bellezza è nell’individualità, nell’equilibrio tra suoni e caratteri, in quel fascino piccolo e raro che fa di un brano un incastro perfetto di ingredienti che, se pur somigliante nella pasta a tante cose, lasciano dire subito che si tratta di un brano dei Portfolio. Esce “Stefi Wonder”, con qualche base ironica, con un piglio decisamente sexy, con qualche deriva di gusto psichedelico e con la cura per l’estetica che non può assolutamente passare in secondo piano. E si veda il video di lancio… sarà bello parlare di bellezza con loro…

Noi parliamo spesso di estetica, parliamo di bellezza effimera… ma anche di quella bellezza che va oltre e spesso determina il peso delle cose. Per voi cosa significa la bellezza?
La bellezza ha mille forme. Essendo noi musicisti la ricerchiamo in particolare nella musica. I nostri dischi preferiti sono in qualche modo dei modelli di bellezza. Dopo tanti anni in cui scriviamo musica originale ci siamo fatti un’idea nostra di bellezza e per ogni disco cerchiamo di concretizzarla ed evolverla.

E in generale quanto è importante l’estetica di una musica, di una canzone?
È importante che ogni canzone, ogni disco, riesca a sviluppare un idea estetica, per quanto piccola, e portarla a compimento.

Estetica anche nella copertina dal font non particolarmente originale. Una direzione classica decisa a tavolino?
“Provincia emiliana meets California”. Questo avevamo in mente nel suono e nell’immaginario del disco. Il titolo dell’album rimanda a questo e anche nella scelta del font abbiamo seguito questa direzione.

Cosa indica quel quadro storto e questa persona tagliata sul più bello?
La foto di copertina è stata fatta durante le riprese del video di “Stefi wonder”. Non sono state fatte a tavolino ma in modo naturale. La foto tagliata così ci piaceva perché lasciava mistero sul personaggio che si intravede, come secondo noi lascia mistero e curiosità il nome Stefi Wonder. Nella copia fisica del disco la foto continua nell’interno del cd.

Ci vediamo molta California ma anche molti suoni di quella “paisley underground” del lato ad east. Qual è l’America che più vi appartiene?
Ci sono tanti gruppi americani che ci hanno influenzato, come Sonic Youth, Blonde redhead, Beck e mille altri. L’America e la California che citiamo però è più un immaginario, quello visto da qui, e in particolare dalla provincia. Un po’ come fecero i CCCP con l’Unione Sovietica.

A chiudere ci incuriosisce l’ultimo brano, il secondo strumentale del disco, che recita: “Scuola strumentale reggiana”. Cioè?
Il titolo è ironico. Veniamo da Reggio Emilia, dove i gruppi strumentali vanno per la maggiore. Si può dire che ci sia una “scuola”, guidata da gruppi come Giardini di Mirò e Julie’s Haircut. Con questo titolo abbiamo voluto omaggiare e scherzare affettuosamente su questo modo di scrivere musica.