Presentato Red, primo film Pixar diretto da una donna

“Era il 2017, avevo appena terminato Bao. La Pixar mi chiese di presentare tre idee per un lungometraggio perché la Pixar incoraggia a proporre tre idee, in modo tale da non mettere tutte le proprie esperienze in una sola. Questa era la più personale e strana. Forse è per questo motivo che la Pixar l’ha scelta!”

È con questo aneddoto, che svela tra l’altro un curioso modus operandi della casa di produzione statunitense, che si presenta la regista cinese/canadese Domee Shi alla conferenza stampa di presentazione romana del suo nuovo film Red, disponibile dall’11 Marzo 2022 sulla piattaforma Disney+.

L’incontro è stato estremamente esaustivo. Con parole semplici, Domee Shi e Lindsey Collins (produttrice) hanno saputo spiegare il cuore del film e i suoi significati. A partire dall’origine stessa, che la regista ricorda come “una situazione alla X Factor. Quando proposi l’idea a Lindesy, all’epoca, a lei piacque. Nella sala in cui lei lo presentò ero nervosa e sudavo!”. Una novità assoluta nel panorama Pixar Animation Studios, in quanto si tratta del primo lungometraggio interamente diretto da una donna. “Stiamo attraversando un grande periodo di trasformazione”, dichiara a tal proposito Shi. “Nella scuola di animazione nella quale mi sono formata eravamo 50% donne e 50% uomini, mentre adesso credo che la maggioranza siano donne. Sempre più ragazze si stanno interessando all’animazione, grazie a internet, allo streaming, tutte cose a cui prima non avevano accesso”. Le fa eco, con orgoglio, la produttrice Collins: “La Pixar è stata molto felice di avere Domee Shi come prima regista donna perché era molto coraggiosa nel suo modo di fare cinema. Prossimamente vedrete tante donne dirigere film Pixar”. Presente all’incontro anche una parte delle voci italiane del film: Federico Russo, Marco Maccarini, Baltimora, Hell Raton e Shi Yang Shi, ciascuno estremamente emozionato per l’esperienza nel doppiaggio. Particolare riferimento è stato fatto alla piccola Mei Lee, protagonista del lungometraggio: “Ho messo in lei tutte le parti più imbarazzanti di me stessa”, dice Domee. “A tredici anni, come lei, ero una ragazzina un po’ goffa, un po’ nerd, ossessionata. Ero la brava bambina con i massimi voti e il corpo e le emozioni che cambiavano. Rispondevo a mia mamma. Però non ero seguace delle boy band, la mia droga era Harry Potter!”.

Alter ego magico della bambina, incarnazione “bestiale” delle sue emozioni più forti ed elemento che contraddistingue il film già nel titolo, è la figura del panda rosso, che la Shi descrive in questo modo: “La metafora visiva perfetta della purezza: il rosso, la stranezza, il pelo. Il rosso era il colore che mi sentivo dentro a tredici anni. Ero sempre rossa di rabbia o di imbarazzo, di desiderio”. Domee ci tiene a far conoscere le motivazioni che l’hanno spinta alla lavorazione dell’opera: “Red è un mix di western, animazione occidentale e orientale”. Inoltre, ci regala una serie di fonti di ispirazione che l’hanno forgiata nel corso della vita: “Mi sono sempre piaciuti i manga, l’animazione giapponese, gli anime degli anni Novanta come Sailor Moon, Ranma ½, perché parlavano di adolescenza, drammi scolastici, trasformazioni magiche”. Sul cinema, in particolar modo, afferma: “Sono una grandissima fan di Wes Anderson, soprattutto del suo modo di stilizzare la tavolozza dei colori, anche con la scenografia. Sono affascinata dal modo in cui riesce a rendere il suo mondo così attraente. Mi sono sempre piaciute le storie di trasformazione come La metamorfosi di Kafka o Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde… ma la prima ispirazione è stata la pubertà: ti svegli una mattina e sei cresciuta. Hai peli dappertutto, le tue emozioni sono selvagge. In questa trasformazione, da bambino a mezzo adulto, odii il tuo corpo, sei scomodo nella tua pelle, non sai cosa sta succedendo. La cosa buona di questo film è che può portare normalità, far vedere come una cosa divertente e normale la pubertà”.

Alla regista abbiamo chiesto se la storia avrebbe avuto la stessa efficacia nel caso in cui, anziché un rapporto madre-figlia, ne avesse rappresentato uno padre-figlio. Domee ci risponde così: “Sono figlia unica, non so quali siano i rapporti tra padri e figli. Sono stata ispirata dal rapporto madre-figlia perché credo che per molte donne sia il rapporto più formativo, complicato e carico di emozioni. Litighi con tua madre anche se sei molto vicino a lei. Ci sono tanti giochi mentali: amore, manipolazione, senso di colpa. Volevo lanciarmi nella storia di una ragazzina di tredici anni che attraversa questa fase. Per quello che riguarda il rapporto padri-figli, io sono molto orgogliosa del personaggio di Jin (il padre di Mei nel film – ndr), che rappresenta in un certo senso mio padre e molte delle figure maschili delle famiglie asiatiche. Persone forti ma anche morbide. Lui sostiene la famiglia a modo suo. Non è uno che parla molto ma la appoggia con le azioni, il cibo che cucina. Credo sia bello mostrare quanto sono bravi a cucinare i padri cinesi, non è una cosa molto nota”. In chiusura, abbiamo strappato una dichiarazione anche a Lindsey Collins. In relazione a quanto sta accadendo a livello di politica internazionale, le abbiamo chiesto se per certe persone è pericoloso tirar fuori “il proprio panda rosso” a una certa età, se non lo si è fatto da giovani. La risposta è stata impeccabile: “Se tu reprimi le tue emozioni e non hai un rapporto sano con esse, esplodi. La lezione non è liberarsi del proprio ‘panda’ ma accogliere, abbracciare le emozioni, fare una scelta più sana che crea un rapporto più reale con te stesso e anche con la famiglia. Il panda di Mei è piccolo e carino, quello della madre è grande per via di trent’anni di repressione”. Non si sbilancia molto la coppia femminile su un eventuale sequel dell’opera, anche se tra le righe scappa un “ottima idea per una serie televisiva”, battuta che lascia comunque spiragli sul futuro. Al momento non ci resta che attendere l’11 Marzo 2022 per ammirare la storia di Mei e del suo panda rosso in Red, su Disney+.

 

Alessandro Bonanni