Presentato in concorso sugli schermi della sezione Alice nelle città della Festa del film di Roma 2022, Guerra tra poveri, cortometraggio diretto dal Kassim Yassin Saleh già autore dello short Il vento sotto i piedi, fa ancora parlare di sé a tre anni dalla sua realizzazione.
Alla presenza del regista e di buona parte del cast, è stato infatti riproiettato ad un pubblico di addetti ai lavori e stampa assortita sullo schermo dell’esclusivo club Soho House di Roma, dove Kassim Yassin Saleh ha spiegato: “Il cortometraggio nasce dalla cronaca, quando ho visto al Tg3 un servizio riguardante un gruppo di ragazzi romani di estrema destra che, senza motivo, hanno picchiato un ragazzo del Bangladesh mandandolo in coma. Poi è stato eclatante il caso di una donna rom della zona di Torre Maura che, con undici figli, aveva il diritto di entrare in una casa popolare accompagnata dalla ex sindaca Virginia Raggi, ma gli italiani di ogni colore politico sono scesi a sputare e ad umiliarla per impedirglielo. Lì, quindi, lo Stato ha perso, è una sconfitta dell’umanità”.

Girato in bianco e nero, infatti, Guerra tra poveri si concretizza in un quarto d’ora circa di visione che sembra porsi a metà strada tra L’odio di Mathieu Kassovitz e certo cinema di Pier Paolo Pasolini; quest’ultimo aspetto oltretutto confermato dalla didascalia conclusiva riportante “Tributo al neorealismo di PPP”.
La storia pone in scena il giovane Matteo alias Francesco Rodrigo Sirabella Sinigallia e suo fratello Manuel, ovvero l’Alessandro Sardelli de La macchinazione, razzista convinto in un contesto altamente popolare dove, cresciuti privi di padre e ritrovatisi insieme alla madre improvvisamente sfrattati e senza casa, decidono di farsi giustizia da soli spronati dal cugino Sergetto, noto attivista di estrema destra dai connotati di Andrea Autullo.
L’Andrea Autullo perfetto nel rendere sullo schermo i caratteri del poco rassicurante romano rappresentante i lati peggiori della capitale, come già dimostrato anche attraverso le sue partecipazioni a lavori di Stefano Calvagna quali Cattivi & cattivi e Baby gang e che ha dichiarato: “A me sembra assurdo che nel 2025 si debba ancora parlare di questi atti di razzismo, ormai dovrebbe essere una cosa normale l’integrazione. Fortunatamente, forse, le cose stanno cambiando perché le nuove generazioni stanno dimostrando di avere un altro punto di vista”.

Anche se, tra un violento momento di pestaggio e il desiderio di riprendersi armati di spranghe la propria abitazione assegnata a “sporchi extracomunitari”, scandito dal veloce montaggio di Mauro Bonanni e illuminato dalla fotografia curata dall’infallibile Daniele Ciprì Guerra tra poveri approda in realtà ad un lieto epilogo in cui, in maniera intelligente, anche la differenza di tifoseria calcistica finisce per testimoniare l’importanza dell’unione tra “diversi” relegati in periferie e costretti da un sistema marcio a ritrovarsi più o meno involontariamente l’uno contro l’altro.
Un interessante, piccolo spaccato sociale a proposito di cui i sopra menzionati Sardelli e Sinigallia, come pure Valentino Campitelli, anch’egli nel cast (e che non ha dimenticato di ricordare lo scomparso Claudio Caligari, per il quale ha preso parte a Non essere cattivo), hanno avuto modo di rimarcare la maniera in cui Kassim sia particolarmente capace nel dirigere e nel catturare la verità e l’umanità dagli attori stessi, coadiuvati anche dalla Maria Lauria che, in questo caso nel ruolo di madre, ha osservato: “Lui è un regista educato, che ti spiega le cose con calma, in grande tranquillità, a differenza di altri che invece tendono ad essere piuttosto severi sul set”.
Photo credits: Aurelio Bonifazi
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