Amici e amiche di Mondospettacolo, oggi parleremo di cinema in compagnia del regista torinese Louis Nero.
Louis grazie per avermi concesso questa intervista.
Prima di partire con l’intervista voglio farti conoscere ai nostri lettori utilizzando questa tua presentazione scritta sul portale www.mymovies.it da Fabio Secchi Frau
Louis Nero nasce nel 1976 a Torino e si laurea al DAMS nel 1999, successivamente prende anche una seconda laurea in filosofia teoretica. Presidente di “L’Altrofilm” dal 1998, dal 2004 è un membro della giuria del David di Donatello.
A prima vista si tratterebbe di uno dei registi più indipendenti e sperimentali del cinema italiano e, proprio per questo, inconciliabile con tutto il sistema produttivo e distributivo nostrano.
Psicanalisi e ricerca: ovvero il rude mondo della contemporaneità, con tutti i suoi annessi ideologici (simbolismi, violenza, la legge del sesso, l’epopea della paura) e quello dell’iconografia horror con i suoi connessi più o meno “paurosi” o proibiti. Eppure anche nel genere di pellicole che dirige, completamente agli antipodi rispetto a quelle che siamo abituati a vedere, si sfiora o si tocca quella necessità di un altro tipo di cinema. Il suo immaginario è un circolo chiuso popolato di leggende orrorifiche europee, drammi artistici, nevrosi, assenza di una realtà che supporti l’individuo. Essi fanno da collante fra le ferree relazioni fra i suoi personaggi.
Per di più, cosa gravissima per la critica cinematografica italiana, Nero si è “auto consentito” di rappresentare e sbeffeggiare il mercato del grande schermo. Questo, ovviamente, non gli ha dato vita facile e, quando l’ha avuta, è stato oggetto di scherno e di disprezzo. Nonostante questo, è proprio la passione esclusiva per il cinema a fargli covare, sotto la cenere, nuove storie. Qualche critico lo giudica sopravvalutato, qualcun altro troppo eccessivo… e quindi sospetto. Altri gli sono devoti. Lui si pone al centro diventando oggetto di odio e turbamento, si fa narratore di uno dei casi psicanalitici più celebri al mondo (Hans) e di quei demoni che vivono sotto la pelle di personaggi storici (Rasputin).
Sei il presidente e il fondatore della casa di produzione L’ALTROFILM come nasce questo tuo progetto?
L’esigenza di fondare una casa di produzione nasce contemporaneamente all’idea di realizzare il mio primo film dal titolo Golem. Subito nei miei pensieri la ricerca artistica richiedeva una libertà produttiva che sarebbe stato impensabile all’epoca ottenere dalle poche case di produzione esistenti. Quindi il modo migliore per affrontare un soggetto così misterioso come il Golem ha richiesto la necessità di un nuovo modello di produzione. Ho così cercato di fondare L’Altrofilm per produrre film che considerassero i film come opera d’arte e non mero strumento di guadagno.
Arriva il 2005 l’anno in cui giri Pianosequenza uno dei film più detestati dalla critica cinematografica italiana. Raccontami un po’!
In realtà tutti i film sperimentali all’inizio non sono ben’accolti né dal pubblico né dalla critica. Pianosequenza è semplicemente uno dei tanti esempi, ma come tutto il cinema dopo qualche anno Pianosequenza è quasi diventato un cult all’interno della critica cinematografica, soprattutto nella critica giovane che vede ancora nel cinema un modello di linguaggio finalizzato alla ricerca.
L’anno successivo è il momento di Hans, perché hai deciso di girare questo film?
Hans, come tutti i miei film, è nato dall’esigenza di esprimere e di rendere sotto forma visiva la mia ricerca artistica. Ogni progetto che realizzo è l’espressione di un lungo studio precedente su determinate tematiche. Hans in particolare è sulla riflessione affrontata da Kafka nel suo famoso racconto “Le metamorfosi”.
Arriva il 2007 ed esce il tuo “LA RABBIA” con un cast stellare, tanto è vero che viene definito dai molti la tua migliore opera, sei d’accordo?
La Rabbia nasce come omaggio al cinema d’autore ed al cinema inteso come ricerca che d’altronde è il tipo di cinema che mi ha fatto appassionare a questa fantastica arte. Poiché La Rabbia è un film che parla di cinema per gli uomini di cinema ha richiesto la partecipazione di tutte le persone, attori in particolare, che condividessero con me questa grande passione per il fantastico e per il meraviglioso che solo il cinema sa esprimere.
Nel 2011 con Rasputin rendi omaggio ad uno dei personaggi più oscuri della storia RASPUTIN! Raccontami un po’.
Rasputin si situa sulla soglia di un nuovo percorso che vede nello studio di personaggi particolari un nuovo modello di ricerca che integra la mia ricerca personale con il mio modo di fare cinema. Rasputin, a tutt’oggi, è ancora pieno di sorprese.
Mancano pochissimi giorni alla prima della tua ultima opera “IL MISTERO DI DANTE” Un film che già ora sta suscitando grande curiosità tra gli addetti ai lavori e non solo, come nasce l’idea di raccontare il lato oscuro di Dante?
Dante è stato quasi un processo automatico al quale sono arrivato dopo un lungo lavoro di ricerca sulla parte più nascosta dell’Opera di Dante. Quando ho iniziato ad affrontare Dante dal punto di vista cinematografico mi sono reso conto che questo personaggio nascondeva tantissimi aspetti che non mi sarei mai immaginato.
Dante è interpretato dal premio oscar F. Murray Abraham, come è stato dirigere sul set un attore del suo calibro? E perché hai scelto lui per interpretare il ruolo di Dante?
Murray è stata la mia prima scelta per interpretare il ruolo del protagonista poiché ho visto in lui oltre che un grande attore un uomo in sintonia con la grande Arte italiana e con la ricerca esoterica portata avanti da Dante.
Nel tuo film “IL MISTERO DI DANTE” si parla anche di Cavalieri Templari, (700 anni fa moriva sul rogo a Parigi l’ultimo dei Templari il Gran Maestro Jacques de Molay) in molti si chiederanno…ma allora anche Dante era un templare?
L’origine templare di Dante in realtà non è cosa nuova. All’interno delle sue opere si intravede una conoscenza comune con la grande filosofia “templare” importata in Occidente grazie il tramite delal grande filosofia araba. Sicuramente dal punto di vista simbolico Dante può essere considerato un templare a tutti gli effetti.
Pensi che “Il Mistero di Dante” riuscirà a risvegliare parecchie coscienze fino ad ora addormentate? (sorrido)
Ogni opera d’arte per essere tale deve cercare innanzitutto di cambiare la persona che la realizza. Dopo, se l’opera è stata fatta con sincerità avrà i suoi effetti sul resto del mondo.
Da 10 anni sei membro della giuria dei David di Donatello sicuramente un incarico prestigioso che emozione hai provato quando ti è stata comunicata la nomina?
Sono orgoglioso di poter guardare il lavoro dei miei colleghi per cercare sempre di migliorare la mia percezione del mondo e del cinema.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
Ahimé, ho soltanto tantissimi difetti.
Che cos’è sacro per te?
Tutto ciò che ha che fare con la ricerca personale intrapresa con serietà automaticamente diventa sacro.
La tua più grande paura?
La mia più grande paura è quella di non arrivare alla fine della mia ricerca.
Il tuo sogno?
Vivere il momento.
Un motto o una frase che più ti rappresenta?
Ognuno è l’artefice della propria fortuna.
Manda un saluto ai nostri lettori!!!
Un augurio per essere sempre in sintonia con il mondo che vi circonda!
Louis grazie per avermi concesso questa intervista a nome mio e di tutta la redazione ti auguro un 2014 pieno di successi a partire da “IL MISTERO DI DANTE NATURALMENTE”
A.C.
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