In occasione della stesura e presentazione del libro L’arte di far soldi (con l’arte) (già supportato da Fineco nel 2005, ora dalla Branch Italiana di VanEck Europe GmbH) a cura del critico d’arte e cinema Gaia Serena Simionati, che avverrà il 25 Giugno 2025, alle ore 20.00, presso Palazzo Barbaran, a Castelgomberto (Vi), abbiamo incontrato l’autrice.
Insieme a lei abbiamo anche incontrato due novelli mecenati: l’Ingegner Pietro Tovo di Ocrev e Simone Mangieri Eucaris di Gestione Patrimoniale Fineco.
Il libro L’arte di far soldi (con l’arte) verrà presentato il 25 Giugno in occasione di una conferenza a Castelgomberto, nel vicentino. Quale è il suo legame con il Veneto e l’arte?
Gaia Serena Simionati: Beh, diciamo in culla. Mia madre insegnava arte, era un’artista e pittrice. Per farmi stare buona, abbandonata a me stessa, mi faceva vedere immagini di quadri e artisti famosi che io fissavo per ore in una sorta di trance ipnotico. Mio padre era un chirurgo e medico. Dalla crasi tra questi due è cresciuto il curatore che c’è in me: una che, invece, tenta di guarire anime. La critica d’arte la facevo da subito, fin da piccola, già a sette anni. Ricordo che, scendendo un grande e imponente scalone di casa, ogni giorno giravo tutte le sue opere che, a dire il vero, non erano un granché. Ogni giorno venivano riposizionate e io le rigiravo. Una lotta infinita verso l’affermazione del bello. Per quanto riguarda il Veneto sono cresciuta lì, tra Venezia, Padova e Valdagno, sede del famoso Premio Marzotto che negli anni Cinquanta e Sessanta ha fatto strage di artisti importantissimi, invitando nomi del calibro di Lucio Fontana Alberto Burri, Filippo De Pisis e Carlo Carrà. Chi lo ha ricevuto lo ricorda come “un premio per bene”, sottolineando quel senso di libertà e autonomia che lo caratterizzava. Questa realtà mi ha ispirato anche per il mio libro L’arte di far soldi (con l’arte). Si voleva “dare luce alle iniziative volte all’elevazione delle arti” e questo interesse veniva dal mondo industriale, come nuova forma di mecenatismo.

Cosa avete trovato di interessante nell’investimento e sponsorizzazione del libro e conferenza L’arte di far soldi (con l’arte) tanto da spendere tempo ed energie nel promuoverlo a Castelgomberto (VI)?
Pietro Tovo: Ho deciso innanzitutto perché a me l’arte piace e soprattutto perché è la promozione della parte culturale che in questa valle scarseggia. C’è bisogno di maggior diffusione di contenuti culturali. Il libro e una conferenza, che parlano d’arte e cultura in generale, con esempi di cinque secoli di investimenti in bellezza, sono un’ottima occasione per farlo. La nostra cultura, anche se ne avevamo tanta, come dimostrano le ville venete, Tiepolo, Tiziano, Palladio, i nostri grandi nomi, non l’abbiamo diffusa. Oggi purtroppo nessuno investe nel contemporaneo. Prevale solo il denaro, la grande capacità imprenditoriale che abbiamo in zona di farlo, ma altresì il non rispetto della bellezza verso l’ambiente e la natura. Il Veneto è la regione in Italia con il maggior numero di turisti che vengono dall’estero e noi, invece, non conosciamo bene tutto il nostro patrimonio. E soprattutto qui in provincia di Vicenza c’è molta capacità imprenditoriale e grande abilità di creare denaro assieme a molta propensione a lavorare sodo. Così ho voluto prendere “due piccioni con una fava”. Arte, investimento e denaro vengono capiti meglio in questa formula, soprattutto qui nella Valle dell’Agno.
Simone Mangieri Eucaris: Ciò che ho trovato profondamente interessante nell’investimento e nella sponsorizzazione del progetto di Gaia Serena Simionati è la sua capacità di unire due mondi che troppo spesso vengono tenuti separati: quello della creazione estetica e quello della gestione patrimoniale. E, al contempo, educare il pubblico a una nuova forma di investimento consapevole. Il libro di Gaia Serena Simionati non è soltanto un manuale o una provocazione: è una visione. Una proposta concreta per trasformare il collezionismo in un atto etico, e l’investimento in arte in uno strumento di rigenerazione culturale e patrimoniale. Come consulente, sono quotidianamente immerso in numeri, strategie e ottimizzazione del valore. Ma come amante dell’arte, so che il valore più duraturo nasce anche da ciò che non è immediatamente quantificabile: cultura, visione, bellezza. Il libro e la conferenza di Simionati offrono un ponte tra queste dimensioni. Parlano di arte non solo come passione, ma come asset vivo, che può generare ricchezza economica e culturale se accompagnato da una visione consapevole. Sostenere questo progetto per me è stato un gesto naturale di mecenatismo contemporaneo: un modo per incoraggiare una nuova narrazione sull’arte, dove collezionismo e investimento diventano atti di partecipazione culturale. Promuoverlo non è stato solo un investimento finanziario, ma un investimento in futuro, in bellezza, in intelligenza collettiva. In fondo, credo che oggi il vero lusso non sia solo possedere un’opera, ma contribuire a un ecosistema in cui l’arte possa fiorire e dialogare con l’economia in modo sostenibile e ispirato. In un’epoca in cui si cercano rendimenti, questo libro ci ricorda che il vero valore si costruisce anche investendo in bellezza, in pensiero, in eredità simbolica. Sostenere questa pubblicazione e il suo evento di presentazione significa per me riaffermare l’importanza del mecenatismo come gesto contemporaneo: non più solo filantropia, ma partecipazione attiva a un’economia della cultura che sia sostenibile, intelligente e ispirata. Vi invito con entusiasmo a partecipare alla presentazione, non solo per scoprire un libro fuori dagli schemi, ma per unirvi a una conversazione sul futuro del patrimonio artistico, dove finanza e creatività possono finalmente parlarsi da pari.

La sua azienda Ocrev produce trasformatori. Poi lei lavora soprattutto con l’estero e ha investito in artisti tedeschi contemporanei. Pensa che l’assonanza con la “trasformazione” di cui si occupa quotidianamente in azienda possa toccare anche le persone attraverso l’arte?
Pietro Tovo: Sì, certo, proprio per questa capacità alchemica di arte, cultura, scambio e dialogo ho deciso di supportare l’iniziativa di Gaia Simionati che mi ha fatto investire in arte, conoscere giovani artisti e vedere nuove prospettive. Queste si applicano anche nel mondo del lavoro. Ad esempio ho capito come anche il benessere aziendale, legato al bello, ad un ambiente sano, possa creare maggiore produttività del personale quando sta a contatto con la bellezza o l’arte. Poi le aziende che si migliorano esteticamente rendono anche più bella la zona attorno ad esse. Oggi qui mancano i mecenati. Questo ruolo deve essere riscoperto, dalla morte di Gian Giorgio Trissino che aiutò e sponsorizzò Palladio, dai novelli imprenditori che, tra l’altro, possono anche trarne un guadagno estetico, emotivo e, perché no, finanziario.
Conosce l’arte, il patrimonio vicentino o veneto?
Simone Mangieri Eucaris: Nel contesto di Vicenza e della sua provincia, dove l’arte ha radici profonde grazie a maestri come Andrea Palladio, il legame tra bellezza, creatività e finanza è particolarmente significativo. La tradizione architettonica della città, famosa per le ville palladiane, è un esempio perfetto di come un patrimonio artistico e culturale possa avere un impatto durevole e di valore anche nel mondo degli investimenti. Il mecenatismo, da sempre una parte integrante della storia veneta, ha insegnato che sostenere l’arte non solo arricchisce il nostro spirito, ma può anche essere un’opportunità di crescita economica. Promuovere questo evento e la conferenza di Gaia Serena Simionati è, quindi, un atto che va oltre la semplice sponsorizzazione. È un’opportunità di dialogare con la nostra tradizione artistica, ma anche di guardare al futuro, in cui l’arte non è solo un bene da ammirare, ma anche un veicolo di valore e di crescita economica, che può unire passione, cultura e intelligenza finanziaria. Un’opportunità unica, che merita di essere valorizzata, soprattutto in un contesto come quello veneto, dove l’arte e la cultura sono sempre stati motori di innovazione e progresso.

La sua attività di Consulente Patrimoniale produce valore e denaro. Pensa che l’assonanza con la “trasformazione” economica di cui si occupa quotidianamente in azienda possa toccare anche le persone attraverso l’arte?
Simone Mangieri Eucaris: Assolutamente sì, credo che la “trasformazione” economica che quotidianamente perseguo nel mio lavoro possa trovare una sua naturale e potente espressione anche attraverso l’arte, e che il valore che si crea in entrambi i contesti sia, in fondo, simile. Nel mio lavoro la mia missione è aiutare le persone a trasformare e gestire il loro patrimonio in modo strategico, con un occhio sempre attento alla crescita e alla valorizzazione delle risorse, sia finanziaria sia non finanziarie. Analogamente, l’arte ha la straordinaria capacità di “trasformare” non solo il materiale, ma anche il pensiero e le emozioni delle persone. Quando investiamo in arte, stiamo facendo un investimento in un bene che, oltre a portare valore economico, ha il potere di arricchire l’anima e cambiare la prospettiva di chi lo fruisce. Prendendo esempio dalla tradizione veneta, dove l’arte è sempre stata vista come un mezzo di elevazione e sviluppo, possiamo notare come, da Palladio in poi, la bellezza e la creatività abbiano contribuito a costruire una vera e propria ricchezza collettiva, che va ben oltre l’aspetto finanziario. Quindi sì, credo che l’arte non solo possa toccare profondamente le persone a livello emotivo e intellettuale, ma possa anche contribuire, proprio come fa un investimento ben fatto, alla trasformazione del loro valore personale ed economico. È un processo di crescita che va oltre il semplice concetto di “denaro” e che, proprio come in ambito finanziario, porta a risultati tangibili e duraturi, sia sul piano emotivo che materiale. In fondo, come nel mondo degli investimenti, anche l’arte può portare a una valorizzazione del nostro patrimonio, ma in modo che arricchisca non solo il portafoglio, ma anche la nostra vita, la nostra cultura e la nostra capacità di innovare.
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