La depressione e le concause della malattia sono i motivi che spingono Marco Leopardi, giovane regista romano (Un mondo perfetto), a raccontare la storia della sua famiglia e del fratello Massimo, affetto, appunto, da depressione nel docu-film Questo è mio fratello.
È la storia di una famiglia normale: una madre che lavora, un padre spesso assente e introverso, due figli. Attraverso filmini amatoriali e ricordi si ricostruisce la storia di una vita: Massimo è sempre stato esuberante e alla ricerca di attenzioni. Dagli adrenalinici lanci col paracadute alle notti brave, fino al divano sotto psicofarmaci. Il regista, così, cerca di scoprire le cause del malessere profondo del fratello: lo segue con la sua camera di ripresa nell’ultimo tentativo di cura e, attraverso il montaggio dei filmati ad opera dello stesso Massimo, ricostruisce le circostanze della malattia.
Scopre in questo modo che Massimo, in realtà, ha sempre cercato di attirare l’attenzione su di sé per ottenere l’affetto e l’approvazione del padre. Così, all’alba dei suoi cinquant’anni, Massimo ha ripreso l’agonismo, diventando vicecampione mondiale master di tuffi, e si chiede se il padre sarà fiero di lui. Quando, però, quest’ultimo si ammala di cancro, Massimo giunge al bivio.
Questo è mio fratello è un docu-film intimo e personale, una seduta di psicoterapia con cui il regista vuole aiutare i parenti e le vittime della depressione, ormai considerata la malattia del secolo, spesso trascurata ma molto pericolosa. Ciò che si evidenzia è, forse, la fragilità dell’essere umano che, nonostante le agiatezze e le facilitazioni economico-sociali della società moderna, chiede semplicemente affetto.
L’uomo resta bambino, incapace di crescere e di tagliare il cordone ombelicale. Smarrito, l’uomo moderno ricerca affannosamente un ancoraggio prima nel sesso, poi nell’adrenalina degli sport estremi e nell’alcool, senza riuscire, però, a colmare il vuoto della sua esistenza.
Sebbene lo scopo del docu-film sia sicuramente da elogiare, soprattutto per il suo monito per “salvare” i malati di depressione, il percorso narrativo risulta, purtroppo, spesso caotico. Sbalzi temporali, sequenze disordinate e movimentate diventano elementi essenziali di un percorso intimo e soggettivo, forse eccessivamente personale.
Questo è mio fratello è, comunque, un docu-film importante, che vuole riflettere su una grave malattia che affligge drammaticamente la nostra società.
Anastasia Mazzia
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