Radioactive: Rosamund Pike è la scienziata Marie Curie

Disponibile dal 15 Luglio 2020, Radioactive, tratto dall’omonimo libro di Lauren Redniss, arriva sulle principali piattaforme vod (Sky, TimVision, CHILI, Google Play, YouTube, Rakuten, Huawey Video e Infinity).

Diretto dalla fumettista, sceneggiatrice e illustratrice Marjane Satrapi, il film è dedicato alla vita rivoluzionaria e appassionata di Marie Curie, scienziata di origini polacche, interpretata dall’attrice britannica Rosamund Pike. Un’opera audace e visionaria attraverso cui la regista iraniana non si limita a raccontare le fasi di sperimentazione e scoperta della donna e di colui che sarebbe divenuto suo marito, dal volto di Sam Riley), ma narra degli straordinari effetti e delle conseguenze che derivano dal lavoro della geniale coppia che segnò profondamente il XX secolo.

Vincitrice nel 1903 del Premio Nobel per la Fisica per la scoperta di altri due elementi il radio e il polonio e del Premio Nobel per la Chimica nel 1910 per aver isolato il radio sotto forma di metallo, rendendolo facilmente lavorabile, Marie Curie manifestò sin da subito e per il resto dei suoi giorni il vivo interesse nei confronti di tutte le scienze che si scontrano con il pensiero comune. Morì con la speranza che l’umanità potesse trarre beneficio dalle sue scoperte.

Costruito dalla bravissima regista iraniana, Radioactive ci lascia pensare che solo una donna poteva raccontare la storia di una figura fmminile a dir poco rivoluzionaria. Tra continui flashback e flahsforward, seguiamo la sottile linea della vita e morte della scienziata, dall’incontro con suo marito alle incredibili scoperte. E mostra in modo egregio il continuo impatto della sua opera, in positivo e negativo, che ha avuto sul mondo.

Come nel più classico dei biopic, la sceneggiatura di Jack Thorne prende avvio dagli inizi di Marie Skłodowska, che dalla Polonia giunge a Parigi, e Rosamunde Pike, già interprete della giornalista Marie Colvin in A private war, si cala di nuovo nei panni di un personaggio realmente esistito, anche se, a dire il vero, non sempre all’altezza di questa leggendaria icona della scienza.

Ma la regia della Satrapi è in realtà ben tesa nel portarci sullo schermo la prima donna che vincerà il prestigioso premio Nobel (per la cronaca, resta finora l’unica ad averlo avuto due volte), e, onestamente c’ entra davvero poco stavolta il movimento #Metoo, in quanto Marie Curie è una vera icona per tutte le studentesse universitarie che si sono lanciate nella sfida contro un mondo maschile. Forse è il caso di ricordare a quelle donne che ora, mettendo una foto su Instagram, diventano ricche e famoso o sperano di diventarlo; mentre in qualche oscuro laboratorio, mal pagata vi sono ricercatrici che cercano di scovare il vaccino contro il Coronavirus.

Radioactive mostra in modo intelligente e assolutamente onesto tutti i pregiudizi dell’epoca, in particolare la xenofobia che ha dovuto affrontare la scienziata, causata dalla falsa impressione di essere ebrea, un qualcosa che si collega molto bene con L’ufficiale e la spia di Roman Polanski, volutamente oscurato dalle inutili accuse al regista per una vecchia storia di sesso chiarita e risolta da anni, ma che il già citato movimento #MeToo ha resuscitato.

L’uso di tonalità verdi e le transizioni di tante sequenze ricordano il viaggio delle particelle radioattive, man mano che la storia viene confezionata efficacemente, senza tralasciare i sacrifici personali effettuati da questi scienziati. Curiosamente, poi, Radioactive non dimentica neppure la relazione con il fisico sposato Paul Langevin alias Aneurin Barnard, ribadendo che nella vita di una donna conta l’amore, come anche per l’autrice del libro da cui il lungometraggio è tratto. Un amore che ha però permesso all’umanità di raggiungere una tappa fondamentale nella storia della scienza: quella che ci ha donato scoperte di grandi utilità e che ha spianato la strada all’utilizzo delle armi atomiche, facendo scoprire i terribili effetti delle radiazioni recentemente riportati in auge, tra l’altro, dalla serie tv capolavoro Chernobyl.

 

 

Roberto Leofrigio