Recensione: 2:22 – Il destino è già scritto con una serie di eventi incredibili

2:22 - Il destino è già scritto

2:22 – Il destino è già scritto di Paul Currie è un thriller confuso, con una sceneggiatura fumosa, che attori credibili non salvano dalla banalità.

L’enigma delle 2:22

In 2:22 – Il destino è già scritto, Dylan Branson (Michiel Huisman) è un giovane controllore del traffico aereo di New York. Un giorno, alle ore 2:22 del pomeriggio, un lampo di luce lo paralizza per qualche attimo mentre due aerei stanno l’uno atterrando e l’altro partendo e solo per un soffio evitano la collisione. Risultato, Dylan è sospeso per 4 settimane dal lavoro. La stessa sera va a vedere uno spettacolo di danza e lì conosce la gallerista Sarah (Teresa Palmer): è amore a prima vista tra i due. Ma lui sente che c’è qualcosa di inspiegabile e forse di anomalo sia nella loro attrazione sia nella ripetizione quotidiana di piccoli eventi che gli capitano sempre allo stesso minuto della giornata (una goccia che gli cade sul polso, due anziani che si incontrano e si abbracciano, una scolaresca che passa nello stesso posto). Dylan inizia quindi ad appuntarsi tutti questi avvenimenti e ne diventa presto ossessionato e spaventando Sarah, innamorata e inconsapevole di tutto. Quando lui si presenta alla mostra dell’artista Jonas (Sam Reid) curata da Sarah, scopre che la rappresentazione video dell’artista è parte dei suoi incubi notturni e oggi anche diurni, e il suo stato d’animo e psicologico va in frantumi.. ma questo è solo l’inizio.

Prigione claustrofobica con poco senso logico

Paul Currie sembra aver realizzato un videoclip molto ben fotografato e stilizzato ,ma senza alcun pathos né tantomeno anima. Trionfa la carta patinata e non si vede nemmeno una goccia di sudore o un’espressione drammatica sentita, come fosse una pubblicità di Dolce & Gabbana o di Armani. Forse se avesse girato un cortometraggio sarebbe stato più efficace e avrebbe permesso agli sceneggiatori (gli scadenti Todd Stein e Nathan Parker) di non sfotticchiare il genere con accumuli di dati e dettagli, producendo una trama intuibile e a volte sconcertante. Dobbiamo aspettare quasi un’ora e mezza per scoprire un finale prevedibile e una conclusione imbarazzante. A metà film l’accumulo di piccole informazioni diventa quasi insostenibile e invece di far trovare qualche fuga mentale ci fa dire «Sì, va beh, ancora». E anche la storia d’amore, che dovrebbe essere il lato romantico e vitale da contrapporre a quello del thriller fantascientifico del tempo che si riproduce inesorabilmente, risulta solo un esercizio di stile stereotipato, privo di sincerità e naturalezza, come un apostrofo rosa tra alcune amenità. Insomma inviteremmo i giovani sceneggiatori a vedere questo 2:22 per imparare come non si deve scrivere un film, tranne se a girarlo non è Mel Brooks.

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Buon cast tecnico e solo in parte quello artistico

Una nota a merito di questo film è la buona abilità degli scenografi nel rendere al meglio la città di New York a Sidney. Come molto bella ed estatica è la fotografia (David Eggby), riuscite le location (Michelle McGahey). La regia si salva grazie a delle belle immagini (ma poco originali) supportate da un lavoro di musiche e sound design quasi poetico (Lisa Gerrard e James Orr). Il cast funziona se non pensiamo a un film d’autore: da segnalare soprattutto l’attore olandese Michiel Huisman, mentre l’australiana Teresa Palmer è carina al punto giusto, sorride da copione ma è drammaticamente standardizzata; invece Sam Reid è imperscrutabile in tutte le sfumature sentimentali e criminali.

Abbiamo visto 2:22 – Il destino è già scritto, regia di Paul Currie. Con Michiel Huisman, Teresa Palmer, Sam Reid, Maeve Dermody. Titolo originale: 2:22. Genere Thriller – Usa, Australia, 2017, Uscita cinema: giovedì 29 giugno 2017, distribuito da Notorious Pictures.

Voto 5

di Domenico Astuti