Recensione del libro “Il Leone e la Sirena”

IL LEONE E LA SIRENA di Arturo PANACCIONE è un giallo con tanto di investigatore, anzi di due investigatori paralleli, con suspence al cardiopalmo ma senza il morto , perché – a parte un triste incidente stradale, qualche cazzotto e perdita momentanea dei sensi – non c’è proprio nulla di cui preoccuparsi. Non ne anticipo la trama per non togliere il piacere di scoprire al lettore come stanno le cose, bevendo le pagine da cima a fondo senza respirare. Posso dire solo che c’è un Lui che ha in testa un grande progetto culturale e c’è una Lei che ha una storia di ideali nati al tempo di una gioventù pura, acerba, vulnerabile. Due idealisti non possono non amarsi ed infatti si amano,…. e come si amano.

Panaccione ha l’abilità di far crescere la tensione con la stessa abilità con cui un cuoco espertissimo sa fare crescere la maionese senza farla impazzire. Infatti – ed è stupefacente – nella grande complessità di un puzzle ai limiti del possibile, alla fine tutte le tessere vanno a posto come per miracolo. Il lettore ne ricava un grande appagamento.

L’esposizione è piana, chiarissima e gradevole; qualità grazie alla quale la lettura scorre sempre con regolarità . Per leggerlo basterà un pomeriggio. Alla fine il lettore chiuderà il libro con un sorriso, sfoglierà tutte le pagine allentando la pressione del pollice con quel particolare senso di soddisfazione che si accompagna in questi momenti, si alzerà dalla poltrona (ma suggerisco tavolo e sedia che assicurano una maggiore attenzione), e andrà a posarlo sul comodino (magari in compagnia di un evidenziatore giallo. Sì!… perché nel corso della lettura, non potranno sfuggire alcune frasi sulle quali piacerà ritornare di tanto in tanto. Sì: perché stiamo parlando di un libro che non si dimentica, proprio per certe parole nei quali ognuno potrà vedere se stesso nei propri ricordi di più età. Si tratta quindi di un “libro vero” e non solo di un libro. Il fatto che sia un romanzo giallo è una scelta ma le stesse cose potrebbero anche essere oggetto di un testo di sociologia o psicologia o altro.

Non potrà infatti sfuggire a nessuno che nel romanzo sono riconoscibili sia una dimensione narrativa. Una dimensione storica ed una dimensione poetica (l’uovo, l’olio e il sapiente tocco acido del limone nella maionese…mescolati in un amalgama assolutamente perfetto. Infatti l’elemento lirico scivola via senza disturbare la narrazione e tuttavia rimane e vi rimarrà impresso nella mente. A volte è appena un colpo di pennello, a volte lo scritto vi indugia e sceglie l’espediente dell’inserto in carattere corsivo, a sottolineare il particolare momento in cui la tensione narrativa esige un respiro profondo.

Non serve essere proprio degli esperti per comprendere che l’autore possiede uno strumentale tecnico estremamente ricco. Egli, tuttavia, adotta la strategia del linguaggio corrente sul quale calibra la giusta rapidità negli indugi della memoria e negli elementi secondari ma di forte rimbalzo psichico. La prosa scorre, ma si entra nell’inciso, nel dettaglio, senza disturbo alcuno: anzi con quello stupore che si accompagna sempre quando si avverte la presenza di una verità certa).

Leggendo, si avverte una certa disinvolta eleganza della costruzione che non vuole rinunciare a nulla: né alla suspence, né alla precisa rappresentazione del personaggio (che vien seguito da vicino , quasi passo passo come in certi film di Jean Renoir), né alla filosofia di un drammatico momento storico che coinvolse una generazione, né alle emozioni che traspira da ogni pagina come un elemento irrinunciabile di una vita che ogni personaggio vive con la propria anima, i propri limiti, il proprio destino, la propria ineluttabile visione del mondo e delle cose del mondo.

La pagina di esordio (pagina 7, è un piccolo capolavoro a se) contiene una verità che dovremmo saper coltivare: il ricordo. Perché i ricordi sono la nostra verità. Con il loro inalienabile carico di bene e male, di brutto e di bello, di vero e di falso, di dritto e di ambiguo, sono pur sempre la nostra verità. Quel cassetto dei ricordi ogni tanto va aperto, bisogna riprendere in mano quelle cose che ci sono dentro , e guardarle senza rifiuto qualsiasi esse siano, perché siamo noi. E noi non ci dovremmo mai voler male, qualsiasi sia la storia che ci è toccata.

Enrico Cocciulillo

Martedì 18 Dicembre ore 21,00, presso il Circolo dei Lettori, in via Bogino 9 a Torino, presentazione del libro di Arturo Panaccione ” Il leone e la sirena “. Serata tra parole, musica e immagini. Musica e testi di Alberto Righetti, Annapaola Venezia, Arturo e Isabella Panaccione. Presenta il giornalista Enrico Cocciulillo