Recensione: Un altro me, esperimento carcerario per maniaci sessuali

Un altro me

Un altro me è il documentario di Claudio Casazza che mostra, attraverso le interviste a detenuti condannati per violenza sessuale, il progetto sperimentale attuato nei loro confronti nel carcere di Bollate.

Bollate, Milano: il carcere al servizio dei detenuti

Claudio Casazza, già al suo quinto documentario, lavora per Un altro me un anno all’interno della casa penitenziaria di Bollate, a Milano. In questo carcere è in corso un progetto sperimentale molto interessante: il tentativo di fornire un sostegno e una terapia ai detenuti in modo tale che il loro atteggiamento nei confronti del crimine non diventi recidivo. Ma sono detenuti particolari, quelli di Bollate: sono infatti sex offender, ovvero detenuti colpevoli di reati sessuali. Uno speciale team di psicologi e criminologi è a loro servizio per far loro intraprendere un percorso di consapevolezza e di comprensione, nonché di pentimento e di cambiamento. Attraverso sedute di gruppo, lezioni di yoga e di disegno artistico, osserviamo la maturazione di Claudio, Enrique, Gianni, Ugo e gli altri. Discussioni accese, amare dichiarazioni, ma anche forti tentativi di difesa di fronte all’evidenza ci mostrano un lato inedito del sex offender, cioè il suo lato umano, quel lato veramente ferito che ha reso proprio quella persona un offensore.

Il sottile lavoro di Casazza

Casazza ci mostra una realtà cercando di rimanere a essa più fedele possibile: l’autore non interviene mai direttamente e lascia spiegare tutto ai fatti attraverso le figure delle psicologhe e dei criminologi. Questi personaggi-chiave non si rivolgono mai direttamente allo spettatore, ma ai detenuti, i quali sono vera parte attiva e materiale filmico del documentario. L’espediente più originale utilizzato dal regista che, non a caso, è anche direttore della fotografia, è l’uso ricorrente dello sfocato. Se da un lato questo è un accorgimento tecnico necessario posto al fine di preservare la privacy dei detenuti, dall’altro esso si pone come un elemento stilistico di profondo rilievo: un muro si viene a creare tra i carcerati e lo spettatore, nonostante la vicinanza emotiva, quasi che Casazza volesse suggerire una distanza esistenziale incolmabile. Le riprese vuote, fisse, estenuanti inoltre indicano uno spazio vergine che è luogo del pentimento, è vero, ma anche della speranza, del poter ricostruire e riscrivere la propria personalità.

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Mania o malattia?

Uno degli interrogativi più importanti offerti dal documentario riguarda la natura delle violenze sessuali. Si può dire che un sex offender sia malato psicologicamente? In effetti, il confine tra malattia e mania è breve e, in entrambi i casi, la soluzione sembra essere soltanto l’accettazione e la consapevolezza. I detenuti, nonostante diverbi tipici del carcere, riescono tutti ad arrivare a una maturazione essenziale alla fine del loro percorso. Allora questo non solo ribalta il modo di vedere un aggressore sessuale, ma ci costringe a ripensare a tutto il sistema giudiziario vigente. Se può cambiare il proprio comportamento un recidivo, perché non dovrebbero essere messi in atto più progetti di questo elevato spessore sociale anche per gli altri tipi di crimine? La denuncia di Casazza arriva forte e chiara.

Offensore e offeso

Uno dei momenti più toccanti e illuminanti del documentario, è quello in cui una vittima di abusi si offre volontaria a collaborare con il lavoro di terapia degli psicologi. La donna, inquadrata dalle labbra in giù, offre un punto di vista inedito sulla questione delle violenze sessuali: serena nel percorrere le fasi della sua vita, si autodefinisce matura e prova a mettere al servizio di chi ne avesse bisogno il frutto del suo percorso esistenziale. Inaspettatamente invita i detenuti a fare lo stesso una volta usciti dal carcere, a dare il loro aiuto a persone fragili come possono essere sia le vittime che gli aggressori.

Un altro me di Claudio Casazza è un documentario ben fatto, attento a non alterare la realtà, profondo. Distribuito dalla Lab 80 film dal 13 aprile 2017.

Voto: 8

 

Antonella Stelitano

(revisione e impaginazione Ivan Zingariello)