Recensione: Il casellante, Moni Ovadia nella Sicilia di Andrea Camilleri

Il casellante

Andrea Camilleri non è solo il creatore di Montalbano e Il casellante dimostra che oltre al commissario c’è di più: uno spettacolo in siciliano riservato agli amanti del teatro impegnativo.

La Sicilia della Guerra Mondiale

Il casellante è un romanzo scritto da Andrea Camilleri e pubblicato nel 2008. Ambientato nella Sicilia della Seconda Guerra Mondiale, racconta la storia Nino Zircuto, assegnato al casello di Vigata (città inventata da Camilleri che fa da sfondo anche alle indagini del commissario Montalbano), e di sua moglie Ninica. Sul palco la coppia ha il volto di Mario Incudine e Valeria Contadino, mentre a Moni Ovadia vengono affidati molteplici ruoli: prima di tutto quello del narratore, poi quello del barbiere, della mammana e del giudice. Tutto comincia da una maternità negata: Ninica per una serie di sventure non riesce a soddisfare il suo desiderio di rimanere incinta e questo la spinge a tentare una metamorfosi: vuole diventare un albero per dare dei frutti, visto che come donna non è riuscita a generare alcun bambino. Sullo sfondo ovviamente si stagliano i bombardamenti della Guerra in una Sicilia che si trova immersa nelle sue tradizioni e che influenza inevitabilmente le usanze e il linguaggio dei personaggi. Comprenderli non sempre è facile, ma al tempo stesso al pubblico viene concessa una vera e propria immersione nel meridione che fu.

Da Camilleri al palco del Sistina

Lo spettacolo è animato dalle frizzanti musiche inedite di Mario Incudine, composte in collaborazione con Antonio Vasta, che le suona dal vivo insieme ad Antonio Putzu. La commedia ha debuttato al 59° Festival dei Due Mondi di Spoleto 2016 e da allora il pubblico ha apprezzato le performance degli artisti e il coraggio di una storia che si distacca molto dal teatro per così dire “commerciale”. Ne Il casellante si possono riconoscere tratti della commedia, della tragedia e addirittura della mitologia. Se a tutto ciò si aggiunge la parlata di Camilleri, ovvero quello siciliana, il risultato finale non può certo arrivare allo spettatore medio. Gli amanti del genere ne rimarranno incantati, per gli altri invece non sarà facile lasciarsi coinvolgere fino in fondo. La decisione di andare in scena in un teatro come il Sistina risulta quindi un po’ azzardata: non che Il casellante non meriti una simile cornice o viceversa, eppure una struttura più raccolta probabilmente si sarebbe meglio adattata al pubblico in sala e alle atmosfere richieste dal contesto.

Il casellante: Ovadia, Incudine e Contadino in scena
Ovadia, Incudine e Contadino in una scena © Antonio Parrinello

Un’opera di nicchia

Il voto finale ovviamente deve prendere in esame tutte le caratteristiche del progetto: dal cast al ritmo, dalla reazione del pubblico alla scorrevolezza delle scene. Volendo fare una media, la commedia sicuramente supera la sufficienza grazie ai suoi straordinari protagonisti: gli applausi finali sono meritati ad uno ad uno, vista l’intensità di alcune scene e la leggerezza di altre. Il ritmo cadenzato e il linguaggio siciliano rendono però Il casellante meno fruibile. Non che questo sia evitabile: la regia di Giuseppe Dipasquale resta vicina al testo di Camilleri e in fondo è proprio questo a conferirgli parte del suo valore. Insomma, la conclusione non potrebbe essere più soggettiva: Il casellante è un gioiello ben fatto destinato, tuttavia, a conquistare solamente una piccola nicchia.

Il casellante, per la regia di Giuseppe Di Pasquale, è in scena al Teatro Sistina di Roma dal 22 al 28 maggio.

Voto: 6.5

Raffaella Mazzei