Recensione: Il diritto di contare, tre scienziate di colore in lotta per emanciparsi

Il diritto di contare

Arriva finalmente in Italia Il diritto di contare (Hidden figures), il biopic su tre donne di colore nella NASA degli anni ’60 che con il loro lavoro hanno contribuito al successo delle missioni spaziali americane, candidato a 3 premi Oscar tra cui quello per il miglior film.

Tre donne e un sogno

Il diritto di contare è la storia vera di tre donne di colore che lavoravano alla NASA negli anni ’60: Katherine G. Johnson (Taraji P. Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monáe). Loro non sono donne qualunque, ma delle studiose e matematiche che cercano di emergere all’interno di una struttura sessista e segregazionista, dove ci sono ancora i bagni divisi fra bianchi e neri e dove pochissime donne sono riuscite a fare carriera. Ognuna affronta quindi, parallelamente alle altre, la sua lotta per arrivare ad occupare il posto che merita, a cominciare dalla matematica Katherine che dovrà vedersela con l’ostile collega Paul (Jim Parsons), ma che riuscirà ad avere il sostegno dell’intuitivo capo Al Harrison (Kevin Costner). Dorothy si scontrerà invece con la spocchiosa Vivian (Kirsten Dunst) e con l’arrivo del supercomputer che metterà a rischio il suo posto di lavoro e quello del suo nutrito gruppo di colleghe del reparto conteggi. Mary è invece un’aspirante ingegnere aerospaziale che lotterà per poterlo diventare ufficialmente, arrivando anche a frequentare scuole serali per i bianchi, scontrandosi contro un’assurda burocrazia. Con la loro tenacia e determinazione, queste tre donne raggiungeranno i loro obbiettivi e contribuiranno in maniera determinante al successo delle spedizioni spaziali americane, divenendo dei simboli nascosti della lotta contro il segregazionismo e dell’emancipazione femminile.

Octavia Spencer e Crystal Lee Brown in Il diritto di contare
Octavia Spencer (Dorothy Vaughan) e il suo reparto conteggi

Figure nascoste

Non è un caso che il titolo originale del film sia Hidden figures, cioè “figure nascoste”. Un gioco di parole che volutamente esprime il doppio concetto di figures, che rappresentano sia le donne che hanno combattuto per emergere nonostante il loro sesso e colore della pelle, sia i numeri matematici che stanno dietro a tutte le loro brillanti scoperte. Il titolo italiano, Il diritto di contare, allo stesso modo ha il doppio significato di diritto di valere e di destreggiarsi tra calcoli e cifre senza discriminazioni. E c’è proprio quel mondo assurdo e segregazionista alla base del film, anche se qui a differenza di altre storie simili (come The Help o Loving), il tutto resta sui canoni di una violenza solo verbale ed appena accennata, ben lontana da persecuzioni fisiche, ammazzamenti e quant’altro. La scena però della povera Katherine, costretta a farsi un chilometro a piedi per andare in bagno perché nello stabile in cui lavora non ci sono toilette per neri, la dice lunga sull’assurdità di un’America distante appena 55 anni da noi. In un’epoca in cui la guerra non si combatteva con le bombe, ma con la supremazia nella corsa allo spazio, per gli americani diventava fondamentale arrivare primi a tutti i costi, e tutto questo è stato possibile solo grazie a tutte queste persone che hanno partecipato da dietro le quinte ai successi di Neil Armstrong e John Glenn. Theodore Melfi, alla sua terza regia, restituisce bene l’idea di quel mondo, condendo con dosi di sano umorismo uno spaccato di vita d’ufficio e di lotta per l’emancipazione, in un film dall’impianto classico, ma non per questo meno avvincente.

Taraji P. Henson in Il diritto di contare
Taraji P. Henson (Katherine G. Johnson) con i colleghi della NASA

Tre grandi attrici

Fantastiche le tre attrici, una intensa e decisa Taraji P. Henson, ormai entrata stabilmente nel gotha hollywoodiano, una formidabile Octavia Spencer che ha pienamente meritato le nomination ad Oscar e Golden Globe come attrice non protagonista, e la pop star Janelle Monáe che proprio quest’anno ha esordito come attrice nel film da Oscar Moonlight. Kevin Costner è invece come il vino, migliora invecchiando, dotando il suo personaggio di una certa umanità nonostante la corazza di capo che si preoccupa solo di raggiungere gli obbiettivi prefissati. Ai bravissimi Jim Parsons e Kirsten Dunst gli scomodi panni dei “cattivi” della situazione che cercano di mettere i bastoni tra le ruote in tutti i modi, mentre il cast è completato dall’astro nascente Glen Powell nei panni dell’astronauta John Glenn (scomparso tre mesi fa) e dal neo premio Oscar Mahershala Ali in quelli del colonnello Jim, che farà breccia nel cuore dell’indaffaratissima Katherine. Non è un caso che gli attori del film abbiano ricevuto agli Screen Actors Guild Awards il premio come “miglior cast dell’anno”. Al progetto ha preso parte anche un’altra pop star, Pharrell Williams, in veste di produttore del film e di autore dei brani inediti Runnin’ e I see a victory.

Janelle Monáe in Il diritto di contare
Janelle Monáe (Mary) prende ripetizioni serali nella scuola per bianchi

Il diritto di contare è distribuito in Italia dalla 20th Century Fox a partire dall’8 marzo, data non casuale visto che coincide proprio con la Festa delle Donne, che sono il fulcro di questo imperdibile biopic. Questa la Pagina Ufficiale Facebook del film.

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Ivan Zingariello