Recensione: l’anima di Bungaro nel suo “Maredentro Live” all’Auditorium

Serata sospesa tra musica e magia quella del 5 novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dove Bungaro ha presentato – dopo qualche data estiva – il suo nuovo progetto Maredentro Live, che presto diventerà un disco live. Una formazione eccezionale, sul palco di una Sala Petrassi piena di bambini, giovani, adulti e anziani, amici, colleghi e fan: Antonio Fresa al pianoforte, Marco Pacassoni al vibrafono e alle percussioni, Antonio de Luise al contrabbasso, Armand Priftuli al violino e alla viola e Gabriela Ungureanu al violoncello, oltre a Bungaro alla voce e alla chitarra acustica.

Arrangiamenti raffinati e innovativi, e un set che ha spaziato dai grandi successi scritti per altri artisti alle sue più belle canzoni, fino ad arrivare ad alcune cover di gran rilievo. Complice un grande schermo sullo sfondo, animato da visual (per una volta!) belli e calzanti, lo spettacolo – perché non di un semplice concerto si tratta, ma di una storia, un dialogo tra palco e platea – prende forma. Si parte col brano musicale Sette anni, una sorta di ouverture con un grande acquario sullo sfondo. Entra Bungaro, imbraccia la chitarra e intona Il deserto, che nella sua versione originale vedeva la partecipazione di Fiorella Mannoia. La voce trema per l’emozione nelle prime note, ma subito si apre nel fandango sensuale di Agisce, dove i musicisti si sbizzarriscono e l’aria si distende.

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Apri le braccia, brano dei Talking Heads tradotto (magistralmente) da Bungaro insieme a Pino Romanelli, svela le sequenze elettroniche che si fondono con il legno degli strumenti e creano un’atmosfera rarefatta e contemporanea. Sullo sfondo scorrono veloci immagini di città in movimento. E’ con Il mare immenso – brano scritto per Giusy Ferreri – che Bungaro si prende ciò che è suo: la prima parte voce e chitarra rivela una voce salda e dalle frequenze emozionanti, l’ingresso degli altri musicisti trascina il pubblico nella marea del brano. Ora abbiamo anche noi il maredentro. Con Il prato, una poesia di Teresa De Sio musicata da Bungaro, la tensione si distende in un simpatico botta e risposta con il pubblico, che impreziosisce il brano con sorrisi e vocalizzi.

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E’ il momento di Lentissimo, un brano scritto insieme a Pacifico per l’ultimo album di Malika Ayane: l’interpretazione dell’autore rende al pezzo una forza primitiva inedita. Meduse fluorescenti fanno da cornice ad una lunga ed elegante versione di Nottambula, canzone del 2004, mentre è con il classico napoletano Passione – che Bungaro definisce come «una delle canzoni più belle del mondo» – che l’Auditorium si trasferisce con la mente alla Napoli del 1934, mentre con il corpo e con le orecchie rimane inchiodato alle poltrone, stregato dalla voce armoniosa di Bungaro e dall’arrangiamento moderno ed evocativo. Una versione con piano a 6 mani (!) di Se rinasco ci porta verso la parte finale del concerto: è il momento di Io non ho paura, hit di Fiorella Mannoia del 2012, qui proposta in una potente versione voce e chitarra.

15033656_1006947062768092_1992002962_nCon A me non devi dire mai, originariamente scritta per Chiara Civello, il concerto raggiunge il suo apice emotivo, merito del solo accompagnamento pianistico di Antonio Fresa, con cui Bungaro stabilisce una connessione artistica e umana fortissima. E si sente. Ovazione su Guardastelle, il grande successo del 2004, che Bungaro rivela aver scritto per Lucio Dalla, che l’avrebbe incisa se non si fosse presentata per l’autore la grande occasione sanremese. La voce si rompe per l’emozione in fondo al brano, l’energia si percepisce, la platea è rapita. La versione in salentino de L’ombelico del mondo di Jovanotti – ribattezzata Lu viddicu du lu mundu – sottolinea la vena creativa e ironica dell’artista e chiude il concerto.

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Il bis si apre con il ringraziamento a Cesare Chiodo, grande collaboratore di Bungaro e coautore della fortunatissima Perfetti sconosciuti, che Bungaro esegue in una versione inedita e struggente. Ultimo brano in scaletta è La donna riccia di Domenico Modugno. Ma ecco la sorpresa: Antonio Fresa porge la chitarra a Bungaro che intona E noi qui, il brano presentato a Sanremo 1991 con Conidi e Di Bella «da cui tutto è iniziato». Con un sorriso e una lacrima furtiva si chiude il sipario su un concerto da non dimenticare, perché quando la musica è fatta con l’anima si sente.

A seguire, la scaletta di Maredentro Live.

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Francesco Rainero

 

(revisione e impaginazione Ivan Zingariello, foto di Francesco Rainero)

 


SCALETTA MAREDENTRO LIVE

Sette anni

Il deserto

Agisce

Apri le braccia

Il mare immenso

Il prato

Lentissimo

Nottambula

Passione

Se rinasco

Io non ho paura

A me non devi dire mai

Guardastelle

Lu viddicu du lu mundu

BIS

Perfetti sconosciuti

La donna riccia

EXTRA

E noi qui