Recensione: Oh mio Dio!, al cinema la seconda passione di Cristo

A volte, un’opera cinematografica per destare un certo interesse deve basarsi esclusivamente su uno spunto accattivante, che possa attirare l’attenzione di una qualsiasi persona; e quale idea migliore se non quella di chiamare in causa il Padre Eterno stesso? Oppure, meglio ancora, perché non trarre ispirazione da un quesito abbastanza provocatorio come “Che succederebbe se Gesù tornasse in vita ai nostri giorni?”.

Autore di opere interessanti come Circuito chiuso, The stalker e Il ministro, Giorgio Amato parte da questa premessa per mettere in piedi una trama al di là del pensabile che mostri la maniera in cui il Salvatore possa comportarsi in questi caotici tempi.

Titolo a scanso di equivoci, Oh mio Dio! è la folle storia di una seconda rinascita di Nostro Signore Gesù Cristo, qui interpretato con un certo coinvolgimento da Carlo Caprioli (visto, tra l’altro, in Ferdinando e Carolina di Lina Wertmuller) e tornato a vita terrena portando la sua parola a chiunque lo incontri; il tutto, documentato da una troupe che lo segue ovunque, di luogo in luogo, di persona in persona.

Un percorso ovviamente tempestato di miracoli, con il suo passaggio destinato a lasciare sempre il segno, convincendo un gruppo di persone, inizialmente scettiche, ad accompagnarlo in questa sua fase di ricostruzione e proclamazione del Regno dei Cieli; sebbene, per questo sedicente Gesù, dimostrare che la via per la salvezza è sempre possibile non sarà cosa facile, anche perché i cristiani di oggi non sembrano essere gli stessi di una volta.

Con fare provocatorio e un acuto senso laico alla superficie del tutto, Amato dirige con mano sicura, giocando la carta del mockumentary, tra dichiarazioni filmate, scene di massa ricostruite e alcune candid camera.

Un’operazione che ricorda quella alla base di Lui è tornato di David Wnendt, districandosi in momenti cult e personaggi emblematici nell’alternare interviste e riprese documentate alla riproposizione di miracoli arcinoti nella storia evangelica (la moltiplicazione dei pesci, la resurrezione dei morti, la guarigione dei malati).

Man mano che, in maniera piuttosto divertita, si costituisce una nuova schiera di apostoli, tra cui una Maddalena amante di un politico, interpretata da Giulia Gualano, un Pietro in crisi dopo aver perso la sua società, con le fattezze di Stefano Fregni, più una Maria casalinga di mezza, dal volto di Anna Maria De Luca).

Ciò che sfugge in parte di mano è il lato satirico, quella punta di sarcasmo che sembra voler promettere sin dall’inizio e che, invece, pian piano, si perde nel puro misticismo di fondo dell’operazione, tendente di minuto in minuto a prendersi eccessivamente sul serio.

Inoltre, si pecca in parte in una messa in scena poco convincente, almeno nella ricostruzione di alcuni finti filmati (l’attacco dei fascisti al Messia), come anche di alcune situazioni clou (il primo incontro con ognuno dei suoi apostoli), senza però lesinare i risultati finali di Oh mio Dio!, che, almeno nella sua sincerità d’animo, rende chiaro ogni conclusivo beneficio morale.

 

Mirko Lomuscio