Recensione: Vi presento Christopher Robin, la storia vera della nascita di Winnie the Pooh

“C’era una volta una grande guerra, che portò moltissima tristezza a tantissime persone. Quasi nessuno ricordava cosa fosse la felicità. Ma accadde qualcosa che cambiò tutto…sussurrava la tata Olive (Kelly MacDonald) al piccolo Christopher Robin (Will Tilston). E quel “qualcosa” capace di restituire sorriso e divertimento agli uomini sconvolti dalla Prima Guerra Mondiale era Winnie the Pooh. Ma il color giallo brillante dell’orsetto più famoso al mondo e il suo gioioso sorriso, ancora oggi, nascondono il triste e meno noto prezzo che, per la sua fama, ha dovuto pagare il bambino che ispirò le sue avventure, Christopher Robin. È di questo prezzo che Simon Curtis racconta in Vi presento Christopher Robin, biopic sulla vita di A.A. Milne, scrittore e padre di Winnie the Pooh.

Tornato a casa dalle trincee di un conflitto che lo ha umanamente sconvolto, Milne/Blue per gli amici (Domhnall Gleeson) si trasferisce nelle campagne del Sussex con l’intenzione di ritornare a una vita professionale e sociale che fatica a riprendere. E, nella natura incontaminata in cui la moglie Dafne (Margot Robbie) lo lascia solo con il figlio Christopher/Billy Moon per la famiglia, inventa le sue storie più famose. Segue il bambino nella foresta, gioca con lui tra gli alberi e si immerge nelle avventure che prendono forma dalla fantasia di Billy Moon e che hanno come protagonista il suo inseparabile amico di peluche Winnie, ricevuto in regalo dalla madre per il suo primo compleanno. E, quando Billy Moon gli dice “Vorrei che scrivessi un libro per me”, con l’aiuto dell’amico illustratore Rupert (Richard McCabe) dà in pasto al mondo le avventure vissute con Pooh.

Nasce così l’opera dal successo mondiale che condanna per sempre il piccolo Billy Moon a rimanere incastrato nei panni del suo alter-ego letterario, eterno bambino, con conseguenze dolorose fin nella sua vita di adulto. Avventura dopo avventura, storia dopo storia Curtis porta sullo schermo, con tono appassionante e delicato, lo sforzo infinito che Billy deve compiere per farsi amare fino in fondo dal padre, l’intimo terrore di essere, agli occhi degli altri, un personaggio inventato e non un bambino, prima, e un ragazzo, poi, reale. Ma, mentre plasma questo racconto esistenziale, Curtis non rinuncia comunque a momenti che hanno il sapore della leggerezza e dello svago propri delle storie per ragazzi. Vi presento Christopher Robin, così, con il suo tono leggero, squarcia il velo dell’allegria di Winnie The Pooh, ne svela i retroscena in quanto racconto nato dal dramma della guerra e di un periodo tormentato, ma che, forse proprio per questo, alla sofferenza che nasconde è capace di porre rimedio.

Valeria Gaetano