Noti soprattutto per Amer e Lacrime di sangue, che omaggiavano il giallo all’italiana, i francesi Helen Cattet e Bruno Forzani tornano sullo schermo con Reflection in a dead diamond.
Il settantenne John, alloggia in un lussuoso hotel in costa Azzurra e trascorre le sue giornate in riva al mare sorseggiando Martini e trastullandosi al sole nel suo elegante abito bianco, osservando le belle donne che si abbronzano sul bagnasciuga.

Dal momento in cui, misteriosamente, scompare l’avvenente signora nell’appartamento accanto al suo, però, scopriamo il passato dell’uomo, incarnato da Fabio Testi, che un tempo era una spia. Affascinato fin dal primo momento dalla donna scomparsa, interpretata da Maria de Medeiros, è mosso dalla volontà di ritrovarla ad ogni costo. Per questo deve tornare a confrontarsi con vecchie conoscenze di quando vestiva i panni di agente segreto.

Reflection in a dead diamond incarna alla perfezione lo stile registico e visionario della coppia Helen Cattet e Bruno Forzani, che qui rievocano icone del fumetto “nero” italiano quali Diabolik, delle sorelle Angela e Luciana Giussani, e spy story alla 007 del leggendario James Bond, di cui Fabio Testi incarna appieno la classe. Si scontra con i demoni del suo passato e, quindi, con il se stesso giovane, impersonato da Yannick Renier, e vecchi nemici, tra i quali la spia conosciuta come Serpentik alias Thi Mai Nguyen. Questa può essere assimilata a sua volta alle protagoniste del fumetto italiano, come Satanik, creata da Max Bunker e dal disegnatore Magnus, e Zakimort di Pier Carpi, entrambe nate sull’immediata scia del citato Diabolik. Il racconto inoltre si addentra nel metacinema, destrutturando la spy story e giocando con la memoria del protagonista, che mescola i ricordi con il sogno, l’incubo e la follia.

Lo spaesamento di John è la chiave per confondere anche lo spettatore, poiché l’agente segreto è convinto di aver visto un delitto in pieno sole, e la scomparsa dell’affascinante signora innesca quello che è il suo ritorno nel mondo delle spie, fatto di belle donne, diamanti, omicidi come dentro un film o in uno dei romanzi di Ian Fleming. O, meglio ancora, nellle pagine di Segretissimo, per omaggiare definitivamente lo spionaggio all’italiana. Le immagini, inoltre, rievocano atmosfere e influenze debitrici del Diabolik diretto da Mario Bava, liberamente ispirato nel 1968 alle gesta del re del terrore. Reflection in a dead diamond, quindi, convince e ciò non è una sorpresa, poiché Helen Cattet e Bruno Forzani, come già per Amer e Lacrime di sangue, ammaliano con il loro stile visionario e innovativo, dimostrando di essere una delle più belle e interessanti realtà del cinema odierno.
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