Renfield: relazione tossica con Dracula

Diretto da Chris McKay, Renfield racconta con atmosfere psichedeliche, sangue e colpi di pistola la storia del fedele aiutante di Dracula suggerito dal titolo e interpretato dal talentuoso Nicholas Hoult.

Con toni grotteschi, il film mostra, in varie sfumature, la relazione tossica di co-dipendenza che il servitore del conte succhisangue (Nicolas Cage) ha nei confronti del suo padrone.

Dopo secoli trascorsi a soddisfare ogni richiesta del folle sanguinario vampiro, Renfield decide di frequentare un gruppo di sostegno composto da esseri umani che si occupano della sua patologia “indotta”. Provando quindi a costruirsi una vita normale a New Orleans, lontano dalla figura ingombrante e narcisista del conte e focalizzandosi nel miglioramento di se stesso e nella redenzione interiore per aiutare il prossimo. In questa sua fase di nuova scoperta della vita ,Renfield incontra durante una sparatoria, incontra un vigile urbano di nome Rebecca Quincy (Awkafina) e ne rimane incuriosito. Questa ragazza lo porta ad avere nuovamente la speranza di vivere serenamente; purtroppo, però, si accorgerà presto che non potrà liberarsi dei demoni del suo passato così facilmente.

Il fulcro principale del lungometraggio, attraverso personaggi stravaganti, violenti e pazzi, è il racconto delle dinamiche di una relazione tossica che fornisce spunti per uscirne iniziando, come avviene per il protagonista, dalla consapevolezza di essere co-dipendenti da qualcuno. Dracula, interpretato in modo molto sentito da Cage, passa i secoli a “schiavizzare”, sia mentalmente che fisicamente, Renfield, portandolo ad un quasi annullamento della sua personalità. Facendolo focalizzare su di lui come suo Dio, una sorta di unica figura salvifica in grado di comprenderlo. Egli in realtà lo soggioga, sminuendolo e inducendolo a far del male per procurargli le vittime, facendogli di conseguenza terreno bruciato intorno con qualsiasi altro rapporto umano.

Interessante, perciò, il dualismo di riflessione tra le problematiche della vita odierna, dettate dalla dipendenza affettiva, e la narrazione classica gotica sulle due figure misteriose create da Bram Stoker: Renfield e Dracula, appunto. Tra magia e attualità, Renfield sfoggia con originalità una narrazione differente dal solito, portando lo spettatore ad una continua scissione tra il mondo reale a confronto con il Creepy, lo splatter e l’esoterismo e mettendo in dubbio se possa incutere più timore il “mostro” o la società di esseri umani criminali. Nel film non manca inoltre il lato comico, con stile che rimanda a vecchi b-movie ma che omaggia anche lo storico Dracula degli anni Trenta, per poi sfociare ulteriormente nel gangsteristico. La funzionale fotografia di Mitchell Amundsen, infine, è principalmente parco di colori misti e saturi, in particolar modo con tonalità fredde accentuate tramite luci di sfondo finalizzate a creare contrasti.

 

 

Lea Borniotto