‪RFF2015: “Lea” di Marco Tullio Giordana apre il Roma Fiction Fest

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La IX edizione del Roma Fiction Fest ha preso il via al Cinema Adriano di Roma con la proiezione del film tv fuori concorso “Lea” di Marco Tullio Giordana, prodotto da Rai Fiction e Bibi Film.

Lea Garofalo nasce nel 1974 a Petilia Policastro, un borgo calabrese dove regna la criminalità organizzata. Anche la sua famiglia ne fa parte e quando lei ha appena un anno e il fratello Floriano pochi di più, il padre viene ucciso davanti ai loro occhi. I due ragazzi crescono quindi tra sangue e spaccio di droga, ma mentre Floriano (Mauro Conte) diventa un piccolo boss locale, Lea (Vanessa Scalera) fa di tutto per tenersi alla larga da situazioni criminose. Contro il volere del fratello si fidanza con un suo scagnozzo, Carlo (Alessio Praticò) e, dopo aver dato alla luce la piccola Denise nel 1991, la coppia si trasferisce a Milano. Qui Carlo gestisce il traffico di droga e Lea, donna giovane ma di gran carattere, inizia a pensare che per il bene della figlia sia il caso di andarsene.

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 Lea Garofalo (Vanessa Scalera)

Quando nel 1996 il marito viene arrestato, Lea ne approfitta per scappare e rifarsi una vita a Bergamo, ma anche lì gli uomini di Carlo riescono a raggiungerla, minacciandola per il fatto di essersi macchiata dell’abbandono del marito. A quel punto Lea decide di andare dai Carabinieri e rivelare tutto ciò che sa dei loschi traffici del marito. Inizia così per lei e Denise (Linda Caridi) una nuova vita e una nuova identità, grazie al Programma di protezione testimoni. Ma la burocrazia e i potenti radicamenti della criminalità organizzata (anche nelle forze dell’ordine) porteranno le due a un lungo peregrinare da una città all’altra, costrette a vivere una vita perennemente sull’orlo del precipizio, e con la ‘ndrangheta alle calcagna…

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La vera Lea Garofalo

Non ho volutamente proseguito con la trama perché pur essendo una storia vera, non tutti ne conoscono gli sviluppi e il finale. Marco Tullio Giordana, dopo “I cento passi” torna ad occuparsi di un personaggio simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Lea è una donna forte, che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno e ci tiene a rivendicare la sua totale estraneità a qualsiasi forma di illegalità, tanto che al momento di denunciare il marito, anche davanti ai Carabinieri ribadisce che non è una “pentita” ma una “testimone”, perché lei non ha mai fatto nulla di criminoso. Purtroppo però si scontra non solo con la retrograda mentalità calabrese e con le regole d’onore della ‘Ndrangheta, ma anche con l’assurda burocrazia che la costringe addirittura a chiedere di uscire dal Programma protezione testimoni, tanto non si sente protetta dallo Stato.

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Il regista Marco Tullio Giordana (foto Ivan Zingariello)

Il film non sembra affatto un prodotto televisivo e non è girato come una fiction (per fortuna), anche se nel susseguirsi dei fatti è per forza di cose didascalico, dovendo rispettare date e luoghi degli eventi. E’ comunque teso e avvincente, con quest’aurea perenne di pericolo incombente. Un film sulla ribellione nei confronti dell’appartenenza, alla quale non si può sfuggire; una storia di libertà. Le due attrici protagoniste sono davvero brave e convincenti, con Vanessa Scalera strepitosa nel ruolo della combattiva Lea e Linda Caridi in quelli dell’adolescente Denise, prima fragile e poi combattiva come la madre.

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Le protagoniste del film, Vanessa Scalera e Linda Caridi (foto Ivan Zingariello)

Nel corso della conferenza stampa il regista Marco Tullio Giordana ha dichiarato che “Lea Garofalo conosceva bene il mio film ‘I cento passi’ e che l’idea che lo abbia fatto vedere anche a Denise dicendo ‘io finirò così’ è incredibile“. Riguardo alle differenze tra finzione e realtà dice: “Alla storia non ho aggiunto nulla perché era già piena di colpi di scena. La realtà è là“. E aggiunge “Il film non è una critica alla Protezione testimoni. Lea chiese di fuoriuscirne perché non si sentiva protetta, ma non voglio gettare la croce su nessuno. Non volevamo fare un santino né di Lea né della Protezione testimoni“. E poi ancora “Qui non si parla di vittime, ma di caduti. Sono diventati un esempio, una bandiera. E la collaborazione dell’Associazione ‘Libera’ è stata fondamentale e senza di loro il film non l’avrei mai fatto, perché per il nostro paese hanno fatto cose straordinarie, usando la cultura. La mafia non si preoccupa della cultura, ma i film, le proiezioni nelle scuole e tutte queste iniziative formano un’opinione che a lungo andare gli farà terra bruciata. E ammiro Don Ciotti (fondatore dell’Associazione ‘Libera’, NdR), che non è un prete da esposizione o da passerella, infatti gli avevo chiesto di venire qui, ma ha rifiutato“.

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Marco Tullio Giordana in conferenza stampa (foto Ivan Zingariello)

Alla domanda su cosa preferisca girare, risponde “Cinema o tv per me è uguale. La tv ti permette di arrivare a molte più persone, anche se si perde la sacralità della sala. Comunque spero lo vedano in tanti, e se vi è piaciuto sono contento“. La RAI ha concesso il film all’Associazione ‘Libera’ per proiettarlo anche nelle scuole, mentre su Rai 1 andrà in onda il 18 novembre. Un consiglio finale a chi non conosce questa storia, che ho cercato il più possibile di non spoilerare: non andate a leggere niente in merito, ma pazientate qualche giorno e vedete il film. E anche per chi già sa come andrà a finire, sarà ugualmente una grande visione.

VOTO: 7.5

 

A seguire, il primo episodio dell’attesissima miniserie crime europea “The last Panthers“.

 

Ivan Zingariello

 

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