Maestro indiscusso del nostro cinema davanti e dietro alla macchina da presa, Vittorio De Sica ha saputo fare scuola in qualsiasi ambito dello spettacolo, da attore e da regista.
Lo conosciamo, tra l’altro, grazie a svariati titoli ultra premiati quali Siuscià, Ladri di biciclette, Ieri, oggi, domani, Matrimonio all’italiana o L’oro di Napoli, entrati di diritto nel nostro immaginario culturale e che hanno saputo lasciar emergere ogni singola dote di questo artista a tutto tondo, la cui eredità è stata oltretutto raccolta da discendenti che attualmente operano nello spettacolo (il figlio attore Christian, i nipoti registi Brando e Andrea, lo scomparso figlio musicista Manuel).
Ma, prima dei vari riconoscimenti avuti anche a livello mondiale, il buon Vittorio portò sul grande schermo nel 1944 La porta del cielo, un’opera toccante e dalla caratura corale, essendo interpretata da una vasta galleria di personaggi dediti ad un lungo viaggio in treno.
La destinazione del convoglio è il Santuario della Madonna di Loreto, dove ognuno di essi è in cerca di un miracolo che possa guarirlo dai propri problemi, che siano fisici o esistenziali, convinti che la meta prefissa possa dargli tutto ciò che desiderano senza valutare che il tragitto stesso potrà lasciargli nuove speranze per il futuro.
Realizzato nel pieno dell’occupazione tedesca verso la seconda metà della Seconda Guerra Mondiale, La porta del cielo è un titolo desichiano mai è stato abbastanza citato e in cui viene sfoggiato l’occhio ecclesiastico dell’artista, senza però tralasciare il puro spirito neorealista che lo smuoveva.
Il film è un’acuta osservazione delle credenze religiose e di come le stesse siano interpretate da disparate personalità.

Un racconto scritto con dovizia scenica e senso del realismo da De Sica stesso insieme ad uno stuolo di collaboratori (tra cui l’immancabile Cesare Zavattini, che da miscredente affrontò l’argomento “miracoli” con un certo distacco).
Un racconto in cui a spiccare è soprattutto la caratterizzazione dei vari personaggi di diverse età e provenienza, ognuno nel profondo molto simile a chi gli è accanto.
Tra le facce coinvolte troviamo Maria Mercader, allora legata sentimentalmente al regista, Elettra Druscovich, Giulio Calì, Marina Berti, Carlo Ninchi e Massimo Girotti, il tutti immersi in un contesto che parla di vicinanza alla fede cristiana con sguardo totalmente neorealista, quindi lontano da qualsiasi principio religioso del caso.
È Mustang Entertainment a riscoprire La porta del cielo su supporto dvd in versione rimasterizzata con restauro realizzato da CSC – Cineteca Nazionale e Associazione Officina Culturale e Territorio, in collaborazione con Azione Cattolica Italiana, promosso da CAST di UniNettuno con il supporto dell’ISACEM presso il laboratorio Cinecittà spa (Roma).
Con quarantadue minuti di Speciale Argento puro quale contenuto extra del disco.
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