Oggi ho deciso di dedicare questo spazio a un prodotto molto particolare, di un regista che adoro, ovvero Aristide Massaccesi, in arte Joe D’Amato. Come tutti i cultori del Made in Italy sapranno, il buon Aristide non si è dedicato sempre e solo all’horror, che anzi, a ben vedere, occupa una parte minima della sua abbondantissima filmografia. Oltre al fantasy ed alla fantascienza, Massaccesi si dedica al filone molto in voga in quegli anni, l’erotico, e successivamente al porno. Il film che analizzerò oggi, con tutti i limiti del caso, è un po’ a cavallo tra horror, erotico e porno, ed è il cultissimo Porno Holocaust, classe 1981, che Joe dirige insieme all’amico e collega Bruno Mattei, che però non è accreditato nei titoli. La pellicola fa parte del cosiddetto periodo esotico-erotico di D’Amato, che comprende tutta una serie di film girati a Santo Domingo, anche più di uno in contemporanea. Inizialmente nato come horror puro, dal titolo semplice di Holocaust, chiaro omaggio al capolavoro di Monsieur Le Cannibale Ruggero Deodato Cannibal Holocaust del 1979, venne trasformato in porno dalla produzione, costringendo il grande George Eastman a rivedere soggetto e sceneggiatura di cui è autore, oltre ad essere uno degli interpreti principali del film, l’unico, per altro, a non comparire mai nudo ed a non partecipare ad alcuna scena di sesso. In contemporanea a Porno Holocaust Joe D’Amato girava in diverse località di Santo Domingo anche Sesso Nero e Hard Sensation, ovviamente utilizzando gli stessi attori e la stessa troupe.
Un gruppo di scienziati si reca su un’isola tropicale per effettuare delle ricerche in seguito a un test nucleare che sembra aver provocato mutazioni genetiche sulla fauna insulare, generando in alcuni casi veri e propri mostri, dalle dimensioni sproporzionate. Prima di eseguire il test il governo aveva evacuato l’isola, ma secondo alcuni abitanti della terraferma qualcuno vivrebbe ancora là, un essere gigantesco e mostruoso dalla forza portentosa. Ben poco convinti di queste dicerie, che reputano frutto di superstizioni primitive, i membri della spedizione scientifica si apprestano a partire per l’isola. Tra loro ci sono un tenente della marina militare, una coppia di biologi, una contessa e tre scienziati. Segue da lontano la spedizione un reporter in cerca di uno scoop che faccia scoppiare il putiferio contro il governo ed il suo uso insensato del nucleare. Mentre tra i membri della troupe si susseguono varie avventure sessuali, sull’isola qualcuno li spia, qualcuno o qualcosa dal respiro affannoso, che morbosamente segue tutti i loro passi, interessandosi fin troppo ai loro incontri galanti… Inizierà così un vero e proprio body count che porterà i malcapitati tra le grinfie dell’essere, che riserverà per donne e uomini trattamenti alquanto diseguali…
Lasciando da parte le scene più propriamente pornografiche, dove D’Amato si diletta in inquadrature rocambolesche di organi sessuali maschili e palme di cocco, o dove una smilza contessa bianca si sollazza con due energumeni neri reclutati in loco, la parte horror porta impresso il marchio damatiano senza ombra di dubbio. A partire dalla scelta di uno dei protagonisti, il suo fidato Luigi Montefiori, alias George Eastman, che solo l’anno prima era stato il protagonista indiscusso di quella che per me è la pellicola più d’impatto di Massaccesi, Antropophagus, dove un cannibale finisce per cibarsi delle proprie viscere. Qui Eastman passa da carnefice a vittima, ma la sua presenza è sempre molto gradita, e non passa inosservato, anche a causa della sua notevole prestanza fisica. Altro richiamo ad Antropophagus e la visione del mostro in soggettiva, accompagnata da un respiro spasmodico che ricorda proprio quello del Klaus Wortmann interpretato da Montefiori. Anche le fattezze mostruose della “creatura dell’isola” ricordano in qualche modo quelle del cannibale greco, così come la storia del ritrovamento del diario che svela la verità sul mostro. Ad accompagnare Eastman nella sua spedizione sull’isola troviamo un bel gruppo di attori pornografici ed erotici, piuttosto conosciuti all’epoca dell’uscita del film. La bella biologa in crisi col marito, che, sentendosi rifiutata, si concede avventure lesbo è l’attrice Dirce Funari, che, a quanto pare, per le scene più propriamente pornografiche si è avvalsa di una controfigura, essendosi dedicata al massimo al genere erotico. Al suo fianco, nei panni della contessa sua amante, che però non disdegna affatto la compagnia maschile, sia bianca che nera, troviamo Annj Goren, mentre la terza bellezza di questa improbabile spedizione scientifica è l’attrice dominicana Lucìa Ramìrez, reclutata in loco. A fare la parte dello stallone in mezzo a tutte queste donne, in quanto, come detto poc’anzi, Eastman si tira fuori da ogni sorta di avventura sessuale, troviamo il porno divo italiano Mark Shanon, una specie di Magnum P.I. made in Italy. Una piccola curiosità: nei panni del reporter che segue di soppiatto la spedizione in cerca di scoop scandalistici troviamo lo stesso Joe D’Amato, che crea una figura caricaturale molto divertente e sopra le righe.
Il film è diventato un cult negli anni perché contiene al suo interno tutte le follie ed i deliri del cinema di Massaccesi, e per il celebre giornalista e critico Gordiano Lupi è “il film più riuscito del periodo dominicano, perché folle e visionario come il miglior cinema di Joe D’Amato”. Che sia folle non ci sono dubbi, ma in mezzo a tanto sesso c’è anche una sorta di denuncia sociale contro l’uso del nucleare e dei test che portano alla contaminazione di intere aree ed alla mutazione di flora, fauna ed abitanti, indiscriminatamente. Tale tema era già stato affrontato con grande impegno nel classico di Wes Craven del 1977 Le Colline Hanno gli Occhi, nel quale una famiglia, capitata durante una vacanza nel deserto del Nevada, incappa per sbaglio in un’altra famiglia, quella di Papà Giove, resa mostruosa appunto da un test nucleare avvenuto nella zona, e ormai dedita al cannibalismo ed alla razzia. Molto meno evidente è la condanno di Joe D’Amato rispetto a quella di Craven, ma il succo è quello, perché anche qui troviamo quello che un tempo era un bambino normale ormai trasformato in un mostro dalla forza sovrumana. Nel film si possono ritrovare richiami anche a Virus di Bruno Mattei e ad Incubo sulla Città Contaminata di Umberto Lenzi, entrambi dell’anno precedente.
Molto ambient la colonna sonora di Nico Fidenco, devo dire più adatta ad accompagnare gli amplessi che le scene splatter di squartamenti e violenze, e forse ripetuta un po’ troppo a loop fino allo sfinimento. Nello stesso anno D’Amato girerà anche l’altro suo caposaldo porno-horror, Le Notti Erotiche dei Morti Viventi, che vede nel cast, oltre ai già citati Eastman, Funari, Shanon e Ramìrez, la bella Laura Gemser, attrice olandese feticcio di Massaccesi che l’ha resa celebre nella sua saga erotica Emanuelle Nera. Si tratta, a ben vedere, di pellicole girate con quattro soldi per poter sfruttare al meglio le suggestive ambientazioni esotiche ed il fisico notevole dell’immancabile giovincella di colore magrissima, tuttavia le idee sempre curiose dell’eclettico Massaccesi, che riesce a fondere originalmente i generi che ama, l’horror splatter e il cinema hard core, hanno portato col tempo questi “filmetti” a diventare dei veri e propri cult. Qualche buon effetto splatter non manca, e lo stesso dicasi per le buone atmosfere dominicane. Peccato non aver dedicato più tempo alla storia del mutante, magari tralasciando qualche scena di sesso che alla fine sono tutte uguali e diventano, a mio parere, ripetitive quanto noiose. Quindi si può concludere dicendo che questa commistione di eros e thanatos, passata alla storia come primo esemplare di porno-horror, non si può considerare pienamente riuscita, e non sortisce infatti chissà quali proseliti, rimanendo (per fortuna) un genere confinato in pochi esemplari. Joe D’Amato ci regala una meravigliosa perla del trash, che sembra uscita dai vecchi fumetti “Squalo”, dove la fantasia ed il divertimento, spesso, ahimè, involontario, sovrastano di gran lunga la componente horror.
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