The nun di Luis de la Madrid

E’ risaputo quanto gli ispanici siano bravi nel fare film horror , soprattutto quando si tratta di portare in scena fantasmi, presenze, entità, e via dicendo. Non starò qui ad enumerarvi tutti i titoli spagnoli o sudamericani che ho amato, ma mi concentrerò oggi, essenzialmente, su un nome solo, ma capace di far vibrare ogni mia piccola cordicella, quello del catalano Jaume Balaguerò i Bernat. Jaume inizia la sua carriera nel cinema horror nel 1999 col film Nameless, a cui segue nel 2002 Darkness: entrambi questi lavori trattano il tema di sette sataniche, sacrifici di bambini, ed entità che cercano di aiutare i vivi a fermare tutto questo. Segue nel 2005 quello che per me è, insieme a Rec, il suo capolavoro assoluto, Fragile, una delle ghost story più belle e toccanti viste al cinema insieme a The Orphanage, che guarda caso porta ancora la firma di uno spagnolo, Juan Antonio Garcìa Bayona. Segue poi la fortunata saga di Rec, che lo vede direttore, insieme all’amico Paco Plaza, di tre film su quattro, lavoro che lo terrà impegnato tra zombie ed infetti dal 2007 al 2014. Nel frattempo riesce a far uscire anche un thriller davvero ansiogeno e malato all’ennesima potenza, Bed Time, del 2011, per poi portarci tra le muse nel 2017, col suo La Settima Musa. Dopo tutto questo preambolo ci si aspetterà certamente che io parli di un film di Balaguerò, ma così non sarà, perché oggi vi presento una pellicola del 2005 a opera del regista spagnolo Luis de la Madrid, La Monja, che in Italia è uscito col titolo inglese di The Nun, ma che non deve essere confuso con l’omonimo film del 2018 di Corin Hardy, ennesimo spin-off della saga The Conjuring. Ma allora cosa c’entra Balaguerò? Ebbene, ne è l’autore del soggetto, il quale si basa su un suo racconto originale, a sottolineare come il regista catalano abbia un debole per le storie di fantasmi, per i collegi, i monasteri, ed i ragazzini o bambini che subiscono ogni sorta di abuso. Oltre al suo nome, sulla locandina di questo The Nun ne troviamo anche un altro altrettanto altisonante, ovvero quello del grandissimo Brian Yuzna, regista americano noto per aver diretto capolavori dell’horror quali Society, Re-Animator 2 e 3, The Dentist 1 e 2, Faust, e molti altri. Oltre ad essere famoso per la sua lunghissima collaborazione con il regista Stuart Gordon, Yuzna lo è anche per la sua carriera da produttore, oltre che dei suoi film anche di film iconici quali Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi di Joe Johnston, Dagon dell’amico Gordon, I Delitti della Luna Piena di Paco Plaza e Darkness del nostro Balaguerò. Sarà proprio la conoscenza sul set di questo film spagnolo a far nascere l’idillio tra Jaume e Brian, il quale sfocerà nel nostro The Nun, di cui Yuzna è produttore insieme allo spagnolo Julio Fernàndez Rodrìguez, che a sua volta aveva prodotto Nameless di Balaguerò e Faust di Yuzna. Insomma, questi tre simpatici amici si mettono insieme per realizzare, con l’aiuto del regista neofita, nonché noto montatore,  Luis de la Madrid, questo The Nun. L’idea in sé, come si vedrà, non è affatto originale, ma le trovate che girano intorno alla consueta storia di vendetta dagli inferi non sono male, e la visione è gradevole e mai noiosa.

Il film inizia nel 1988, in un collegio cattolico femminile di Barcellona, dove una suora molto rigorosa , Sorella Ursula, cerca di educare le ragazze a stare lontane dal peccato, in tutte le sue forme, e lo fa con metodi davvero poco ortodossi, utilizzando spesso insulti, botte, e punizioni anche molto più severe e profondamente umilianti. Dopo questo preludio l’azione si sposta nel 2005 a New York, dove Mary, una delle ragazze del collegio ormai cresciuta, viene uccisa sotto gli occhi della figlia Eve dall’agghiacciante spettro di una suora. La ragazza deciderà così di rintracciare, in Spagna, le vecchie amiche della mamma, che pian piano stanno morendo anch’esse in circostanze sempre più incredibili e misteriose, per conoscere i segreti che hanno portato alla morte della madre. Ad accompagnarla in questo viaggio verso una terribile verità, la sua amica del cuore col fidanzato e un giovane seminarista spagnolo conosciuto appena giunta a Barcellona. Solo ritornando nel collegio dove tutto ebbe inizio la verità potrà finalmente venire a galla.

The Nun è il primo lungometraggio da regista di Luis de la Madrid, montatore di diversi horror prodotti dalla Filmax, tra i quali i due di Balaguerò Darkness e Nameless, ma anche di opere dal respiro più internazionale quali La Spina del Diavolo di Guillermo del Toro, film prodotto nientemeno che dai due fratelli Almodòvar, Pedro ed Augustìn. Sono ovvi i difetti di questa opera prima, a partire dalla già più volte sottolineata mancanza di originalità, trattandosi tutto sommato di un revenge movie, del tipo già piuttosto visto e rivisto dello spettro che torna dall’aldilà per vendicare un qualche torto subito. Tuttavia l’alto tasso di gore e le sequenze di grande effetto che hanno a che vedere con l’acqua, elemento chiave per la risoluzione finale del mistero, lo rendono decisamente un discreto horror, sebbene gli effetti speciali, soprattutto quelli riguardanti la suora mostruosa, non siano proprio ben realizzati ed a tratti quasi infastidiscano.  Il cast non conta grandi nomi noti, nonostante i ragazzi siano credibili ed all’altezza dei compiti loro assegnati. Tra tutti ricordiamo la bellissima ex modella spagnola Cristina Piaget nei panni della perfida Suor Ursula; l’attrice islandese Anita Briem, al suo debutto al cinema, che raggiungerà la fama grazie al ruolo di Jane Seymour, terza moglie di Enrico VIII, nella serie tv I Tudors; il bel seminarista interpretato dallo spagnolo Manuel Fullola che aveva esordito al cinema in Natale sul Nilo di Neri Parenti; ed infine la ballerina di flamenco ed attrice cilena Paulina Gàlvez, che aveva lavorato con Yuzna sul set di Rottweiler, e che qui interpreta il ruolo di Zoe, una delle ragazze del collegio, ormai donne, perseguitate dallo spettro monacale.

Purtroppo la sceneggiatura banalizza un po’ il racconto di Balaguerò, togliendogli, anche sul finale, quella zampata che lo avrebbe potuto far essere un buon prodotto, relegandolo invece nella cerchia dei discreti. Tuttavia gli omaggi al cinema di genere sono molti e dimostrano il respiro internazionale che si sarebbe voluto dare al film: la scena di suor Ursula che fa mangiare le pagine della lettera d’amore a Mary ricordano l’assassinio di Ania Pieroni in Tenebre di Dario Argento; la digitalizzazione della suora che punisce Mary richiama da vicino Matrix; il gabinetto che borbotta e si apre e si chiude strizza l’occhio ai Ghoulies; la scena della morte di Cristy richiama l’horror americano del 1983 L’Ascensore; la stanza di Suor Ursula ricorda molto da vicino quella di Suor Vincenza (una meravigliosa Franca Stoppi) nell’horror culto di Bruno Mattei L’Altro Inferno; quando Joel inizia la sua esplorazione del vecchio collegio abbandonato con la sua telecamerina si fa riferimento al più famoso dei mockumentary, The Blair Witch Project, che lui trasforma scherzosamente in The Nun Witch Project; il patto tra le ragazze del collegio ricorda sia quello dei Perdenti di It sia quello del cult anni Ottanta So Cosa Hai Fatto; sull’aereo vengono poi trasmesse le sequenze di un film di Brian Yuzna ed ovvi sono i numerosi richiami al film giapponese di Hideo Nakata Dark Water del 2002. Molto carino l’uso dei flashback che riportano indietro nel tempo e spiegano, tassello dopo tassello, perché la suora sia ancora a perseguitare le povere ragazze. Azzeccata anche l’idea, sul finale, di rimescolare tutte le carte in tavola, facendo arrivare in fondo forse coloro che ci saremmo aspettati morissero per primi, ma che in effetti, a ben guardare, niente c’entravano col disegno malvagio del mostro acquatico. Banalotta risulta invece la trovata di provare a riscattare l’istituzione Chiesa, messa in cattiva luce da Suor Ursula, attraverso la figura del buon seminarista Gabriel, che però, pure lui, tanto ligio alle leggi religiose non sembra essere. Pochissimi sono gli accenni al padre di Eve, e anche molto superficiale risulta l’approfondimento psicologico dei personaggi, se togliamo Eve stessa e Gabriel, un pochino più caratterizzati e dotati di background.

Purtroppo, in extremis, mi tocca constatare che il film ha una grave pecca, trattandosi, a tutti gli effetti, di un horror: non riesce a fare paura, e molto poco anche ad inquietare. Le scene con il fantasma della suora sono per buona parte in luce piena, ed anche quando si svolgano in stanze o ambienti bui l’illuminazione è, a mio parere, troppo forte, troppo concreta, facendo perdere completamente quella patina di sgranato e di misterioso che ben si addice a scene di questo tipo. Quindi, forse, questo Luis de la Madrid, che come montatore è un vero talento, non è riuscito a inserirsi con un risultato completamente soddisfacente nella New Wave dell’Horror Spagnolo che tante perle ci ha regalato e continua a regalarci. Il suo è un film modesto, che parte da una buona idea che però non viene sviluppata a dovere, come sarebbe successo, forse, in mani più capaci. Chi di voi non ricorda, pensando a spettri rancorosi che tornano dal passato assetati di vendetta, quel gioiello della suspense e del gotico contemporaneo che è The Woman in Black di James Watkins con un Daniel Radcliffe in stato di grazia, fermamente deciso a farci dimenticare una volta per tutte Harry Potter? Ecco, per me una storia del genere è così che andrebbe trattata, riuscendo a spaventarci con le suggestioni più che con un mostro in CGI sbattuto in faccia, rendendo tetri e lugubri i luoghi in cui tutto si svolge. Quel che forse si sarebbe dovuto fare, in The Nun, sarebbe stato approcciarsi alla materia con un po’ più di umiltà, permettendo alle mani di Balaguerò e Yuzna di venire fuori, di non restare solo impresse nei titoli, ma di plasmare insieme a de la Madrid questo coacervo di idee, fino a fargli prendere una forma decisamente più incisiva, rispetto alla baraonda fracassona e scriteriata di effetti speciali che è venuta fuori. Anche l’idea di mostrarci lo spettro in pieno volto fin dal primo omicidio per me non può che far scemare l’interesse per ciò che viene dopo, e molto poco è stata resa inquietante la location principale, il bellissimo Ospedale del Torax di Terrassa, lo stesso che Balaguerò ricoprirà di terrori reconditi e scricchiolii devastanti nel suo Fragile, che vede la luce lo stesso anno di The Nun.

Il finale tenta di riscattare la banalità intrinseca della storia con un guizzo di coda niente male e che forse non ci aspettavamo, usando bene la fotografia almeno nelle scene subacquee che risultano godibili e di una certa suggestione, e facendo fuori l’antipatico buonismo che è tipico degli slasher americani, in cui si salvano sempre i puri, e la final girl è intuibile dalla prima scena.

https://www.imdb.com/title/tt0371853/

Ilaria Monfardini