RIVEDIAMOLI INSIEME:LA TERZA MANO ( 1976 ) DI PETE WALKER

Samantha Grey ( Lynne Frederick ), una giovane pattinatrice detta “La Regina del Ghiaccio”, è in procinto di sposarsi, ma viene perseguitata da William Haskin, un uomo finito in prigione dopo aver assassinato, molti anni prima, la madre di Samantha, della quale era l’amante. Ora l’uomo è stato graziato, e Samantha ( una bambina all’epoca dei fatti, nonché testimone del delitto ) teme che adesso Haskin voglia uccidere anche lei. Una serie di feroci delitti comincia a dipanarsi tra gli amici e conoscenti della ragazza, ma qualcosa di poco chiaro comincia ad emergere proprio dal passato di Samantha…

Schizofrenia. Una malattia mentale. Definita anche come “personalità multipla o sdoppiata”. Provoca la perdita di contatto con l’ambiente, ed un’alternarsi di quadri di comportamento caratterizzati dall’aggressività, e da uno stato soggettivo di conflitto… In questa frase, commentata da una voce fuori campo all’inizio del film, c’è già tutta la chiave di lettura del film. Per colui che io chiamo il “Dario Argento inglese” ( definizione discutibile, se si vuole ) un film come La Terza Mano potrebbe risultare un mezzo passo falso; Nel senso che, alla stretta finale, la storia risulta scontata e prevedibile già dopo venti minuti di visione, al punto tale che le false piste diligentemente disseminate dal regista ( ricordi rimossi, la solita presenza che ritorna dal passato a ridestare incubi mai del tutto sopiti, eccetera eccetera…) sanno di già visto.

Ma d’altra parte, per chi conosce l’autore, Walker non è mai stato – in senso lato – il classico regista da whodunit, il tradizionale giallo dove bisogna scoprire il colpevole della vicenda…bensì i suoi film sono semmai delle riflessioni sul criminale in quanto prodotto di una società malata, riflessioni crude e pessimistiche sull’ineluttabilità della violenza. Quindi, se si vuole stare al gioco, il film risulta anche gradevole e ben girato, suggellato inoltre da un finale cupo e affatto consolatorio, come è da tradizione per la maggior parte delle opere del regista inglese, nelle quali serpeggia, sempre e comunque, un malsano pessimismo di fondo.

La tensione non manca ( ed in questo Pete Walker non è secondo a nessuno ), i (pochi) delitti sono violenti e sanguinari quanto basta, gli attori paiono tutti adeguati ( ricordiamo tra gli altri John Leyton e l’affascinante Stephanie Beacham ), e, in una scena, non manca l’inevitabile omaggio a Psycho, quando la protagonista sola in casa si appresta a fare la doccia, con il maniaco che si avvicina al di là della tendina, pronto a ghermirla. E poi c’è Lynne Frederick ( famosa per essere stata moglie di Peter Sellers dal 1977 fino alla morte dell’attore nel 1980 ), un’attrice che, comunque la si rappresenti, è sempre di una bellezza…

Norberto Fedele