Roberto Binetti e Pacho Rossi ci parlano del loro “TEMPO”.

Ciao Roberto Binetti, mi domando come fai a dividerti tra progettazione di apparecchi elettronici e la tua musica, considerando che hai collaborato con personaggi del calibro di Gloria Gaynor, Rossana Casale, con il maestro Pippo Caruso, Beppe Vessicchio ed altri. Mica pizza e fichi come si suol dire. Come riesci ad essere  professionale in due ruoli così importanti?

Forse è questione di abitudine, forse è attitudine mentale, forse è l’approccio e la metodica al lavoro, ma penso che la cosa più importante sia amare il proprio lavoro e vederlo come un’opportunità positiva, e cercare da dare sempre il massimo in ogni occasione, in una parola: avere passione.

Sentendo la tua musica si percepisce grande energia e serenità dell’artista Roberto Binetti ben ponderata, colori e gioia. Voglia di vivere il bello. 

In Tempo – così come nel precedente cd Universo Fantasia – ho voluto esprimere la mia personalità, essere me stesso, la musica è fluita in modo naturale e dentro ci sono le mie varie sfaccettature, certo quelle positive ma anche gli aspetti più introspettivi, la malinconia, la profondità, la tristezza, insomma il lato oscuro della luna che tutti abbiamo.

https://www.youtube.com/watch?v=GJGe4kv8cEA&feature=youtu.be

Sono nati in te prima gli apparecchi elettronici o la musica?

Indubbiamente la musica!

Raccontaci come ti sei innamorato del pianoforte in particolare.

A casa si è sempre ascoltata molta musica, soprattutto classica ma non solo, il babbo era un grande estimatore di musica nonché chitarrista dilettante e sin da piccoli insieme andavamo ai concerti in Conservatorio o alla Scala.  Verso i 6 anni in casa è comparso un organo, sul quale ho iniziato i miei primi divertimenti musicali.  Dopo pochi anni vista la mia passione nel suonare è arrivato il mio primo pianoforte, quindi direi che è stato un percorso naturale.

Ciao Pacho, anche tu non scherzi per quello che riguarda le tue collaborazioni…Enzo Jannacci, James Taylor,Elio e le Storie Tese, Morgan, Rossana Casale e più chi ne ha più ne metta….

Ciao! Si, ho una carriera al servizio di musicisti stellari italiani ed internazionali molto lunga! Ne vado fiero! Ho sempre fatto il mio lavoro di batterista e multi percussionista con passione , umiltà e soprattutto amore , è il mestiere piu bello del mondo!

Cosa si prova a suonare con questi miti, e chi di loro ti ha lasciato il segno più importante che ti è servito di più come insegnamento per la tua carriera artistica?

Questa domanda ricorre spesso, mah! I miti scopri che sono persone semplici ( non sempre) come e te! Tutti loro mi hanno lasciato un insegnamento , un consiglio, una esperienza, una parola, un concetto. Sinceramente non saprei dirti un nome in particolare .La musica stessa è una grande insegnante, le persone hanno i loro umori che cambiano nel corso della vita. Posso però citarti una frase di Franz Di Cioccio (storico batterista e front man della PFM) , mi disse : il tempo è dove vuoi tu e non dove vuole lui!! Detta così sembra una cosa da vecchi freak! In realtà racchiude un concetto fondamentale , un batterista insieme al basso è il cuore pulsante della band , quindi è lui che controlla il ritmo , lui decide l’andamento di una canzone, come farla respirare, i master drummer africani sono infallibili nel fare questo, il ritmo è circolare , non scordiamolo mai! 

Ti sei spostato in altri paesi del mondo per imparare le tecniche, conoscere strumenti diversi e ritmi di altre culture?

Ho avuto la fortuna di studiare con percussionisti cubani, brasiliani, africani, americani , ho suonato con musicisti di ogni provenienza , etnia e cultura, ogni strumento ha la sua tecnica, il suo linguaggio, la sua letteratura! Questa cosa viene chiamata tradizione , in molti casi è orale, lo dicevano già i greci :  si impara per imitazione. IL mestro di berimbau mi diceva sempre : ascolta e ripeti!

Se sì…sei un profondo conoscitore della provenienza e della storia di ognuno di essi? 

Dipende da cosa intendi  con questa domanda. Se per profondo conoscitore intendi una persona che ha studiato, si è documentata, ha viaggiato, ha imparato i ritmi tradizionali delle varie culture, le tecniche dei vari strumenti,ecc, la risposta è SI!!! Ma questo è solo l’aspetto superficiale della questione, la faccenda è molto più profonda, te ne rendi conto quando hai il rapporto diretto ad esempio con un maestro cubano , tu europeo puoi imparare i ritmi , ma il racconto , il vissuto , la storia che ha lui è completamente diversa. Quindi personalmente dopo aver imparato la tradizioni ne ho fatto un mix creativo e personale, questa è la cosa che mi ha permesso di lavorare con quei miti che tu nominavi prima! La personalità in un multi percussionista conta molto, ci sono artisti che la ignorano , ma ci sono artisti che la cercano , in Italia ad esempio MORGAN , ELIO E LE STORIE TESE ,KARMA, sono tre ottimi esempi di libertà espressiva. Fuori dai nostri confini è un must.

 

Che tipo di legame hai con questi oggetti?

Intimo, passionale, di amore !

Con quale di essi riesci ad esprimerti meglio, mettendoci dentro anche la batteria?

Nasco artisticamente come batterista, quindi quello è il centro , ma nel corso degli anni avendo studiato altre culture ho spostato il focus su diversi strumenti. Posso descriverti il set up che uso, da li si capisce bene. Ci sono lamiere , catene, piatti rotti, legni , metalli , gong , pezzi di ferro, intorno a me come una gabbia, frontale trovi la batteria che è fusa o incorporata dentro la gabbia , quindi è una estensione del drum set , alla sinistra ci sono a terra tutte le piccole percussioni che io chiamo colori , devi sapere che amo dipingere, poi abbiamo il berimbau che io amo profondamente e una conga . Io intendo il mio set up percussivo come una tavola armonica .

Adesso parlatemi del vostro “Tempo”, ricchissimo di suoni che incitano alla voglia di vivere, appunto al “viaggio”. Spiegatemene l’essenza.

Pacho. La risposta è implicita nella domanda! Come recita il vecchio detto : LA COSA IMPORTANTE è IL VIAGGIO E NON LA META!  Personalmente nei mie viaggi ho sempre subito trasformazioni, ogni volta che rientravo dai lunghi tour (negli anni 90 un tour poteva comprendere 180 concerti!) in un anno, mi son sempre trovato arricchito, con la voglia di tornare di nuovo on the road, per trovarmi cambiato di nuovo ! La circolarità torna spesso nella mia vita , il viaggio è come il ritmo,  circolare .

Roberto.  Intendo “Tempo” come una condizione impalpabile che rappresenta lo scorrere del tempo, nel quale è implicito il viaggio che ognuno di noi compie durante la propria vita: nella società attuale però il tempo è vissuto in modo competitivo e diventa difficile riuscire ad assaporarne il giusto significato.  La nostra musica vuole essere un viaggio, un sogno, un modo per dire “non correre, non fare tutto di fretta, fermati, c’è Tempo”, cercare di assaporare il momento e vivere in modo più armonico.

18 brani, si può dire quasi un doppio album. Quanto tempo avete impiegato a raccogliere questo numero di tracce?

Pacho. 18 anni!!! L’idea della suite parte da me. L’ho concepita nel 2000 , in un momento difficilissimo della mia vita privata, avevo un dolore lancinante che mi attraversava l’anima , dovevo esorcizzarlo, mi chiusi 3 giorni e notti in uno studio di un amico (in cambio di una mia prestazione per un jingle pubblicitario) e ne uscii con la suite intera dove c’erano tamburi e voce recitante. Rimase a sedimentare per 18 anni! Ogni volta che la ascoltavo mi accorgevo che mancava qualche cosa , così una sera telefonai a Roberto parlandogli di questa cosa in maniera toccante e sincera. Lui ha sentito tutta la musica, ha preso i file con le percussioni e la voce ed è sparito per un mese .Avevo quasi perso le speranze , ma una sera Roberto mi ha chiamato dicendomi :L’HO FATTA!!! Il suo contributo è eccellente , con le sue tastiere ha saputo colorare e dare spazialità alla musica, un grande musicista ,con una grande sensibilità. I 3 pezzi che concludono il cd sono nuovi , sono episodi piu corti ma non per questo meno importanti, contengono sempre quelle ombre e quelle luci a noi tanto care.

Sembrerebbe un incontro tra due opposti, ma in realtà, ascoltando il disco ci si rende conto di quanto insieme vi completate.

Roberto.  Tempo è un album che si basa sul ritmo e sull’armonia: a prima vista è facile affermare che mentre Pacho si occupa del ritmo, io gioco con l’armonia. Ma questa è una spiegazione incompleta, in realtà le mie tastiere sono anche ritmiche e le percussioni di Pacho sono anche armoniche. Ecco, il nostro punto di forza è l’interazione e l’integrazione di questi due elementi della musica, che ci permettono di completarci e di enfatizzarci a vicenda.

 

Quando è successo il vostro incontro musicale, e chi dei due è l’ideatore di questo genere-non genere musicale?

Pacho è la parte onirica , scura e mistica, Roberto è la parte lucente , pratica e dinamica! In realtà siamo opposti , ma è proprio questa profonda diversità a creare la giusta tensione emotiva che senti nella musica , se fossimo uguali uscirebbe una cosa meno interessante , non c’è un ideatore , parafrasando una frase di Joe Zawinul : siamo una piccola band che suona come una grande band , la nostra musica non ha un nome , non è nemmeno catalogabile in un genere , dico questo con grande umiltà! Abbiamo sempre amato i Weather Report , per noi rimangono uno dei piu straordinari esempi di libertà creativa , la loro musica era interessante, ingegnosa, originale, libera da schemi , non vi erano paletti o limitazioni, nel nostro caso un bellissimo complimento è giunto da  Cristian Mayer (batterista degli ELIO E  LE STORIE TESE) che ha definito il nostro disco ingegnoso !

Voi , come lo definireste?

L’espressione di ciò che siamo .

Grazie di averci onorato della vostra meravigliosa musica, e per l’opportunità di potervi conoscere meglio con questa intervista.

E allora….TEMPO!

Seguite Pacho e Roberto Binetti in questo  bellissimo viaggio.

 

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