Rocketman, ovvero il biopic sull’inizio della carriera, i successi e il tunnel della droga e dell’alcol raccontati da Elton John.
Inutile fare paragoni con l’altro biopic dell’anno, ovvero Bohemian rhapsody, in cui la storia di Freddie Mercury era raccontata (ed edulcorata) dalla sua band. Al contrario, è lo stesso Elton John a supervisionare, produrre e scegliere di raccontare se stesso, il tutto realizzato in modo egregio per la regia di Dexter Fletcher e con un Taron Egerton straordinario nei panni della star.
Non è certo un caso che l’ottimo Elton abbia interrotto il suo tour di addio per scendere nella Croisette a Cannes, dove tante volte è stato presente , ma in questo caso in maniera sincera per duettare perfino con l’attore e presentare il film, o, meglio, il musical sulla sua vita.
Da un punto di vista cinematografico il giudizio sull’operazione è molto positivo e la scelta di raccontare la storia attraverso un musical (che diavolo è Elton John!) è perfetta; infatti, i momenti migliori e più intensi sono quelli cantati non solo da lui, ma da tutto il cast, anche per chi magari conosce solo da poco la star del rock.
La scelta di raccontare il periodo più duro della vita di una persona che possiamo senza dubbio giudicare un vero prodigio della musica, un talento innato e in grado come Mozart di comporre dal nulla, grazie anche al suo paroliere e storico amico Bernie Taupin, ci permette di apprezzare ancora di più la sua incredibile forza di volontà, quella che ha spinto un ragazzino grassoccio e timido a diventare una stella planetaria del rock.
La storia ricalca bene o male l’iter che tutti conosciamo per una rock star: la fatica prima di raggiungere il successo, la dura gavetta, il diventare ricchissimo a neanche venticinque anni compiuti, per poi trascinarsi nel tunnel delle dipendenze, complice oltretutto una famiglia che non l’ha mai accettato e a cui si aggiunge il fatto di essere gay.
In un certo senso, come Freddie Mercury, Elton John rimane una semplice leggenda. La seconda è riuscita a sopravvivere e contribuisce in modo incessante alla ricerca sull’Aids, mentre la prima non ce l’ha fatta, ma, a modo suo, continua a sostenere tutta la ricerca su questa malattia che ha segnato un vero spartiacque per i gay di tutto il mondo. Entrambi hanno trovato l’amore tardi nella vita, e Elton anche la gioia di adottare, motivo per il quale vuole dedicarsi ormai ai suoi figli abbandonando il palco, motivato dal fatto di voler donare loro tutto quell’amore che gli è stato negato e che nella pellicola ci viene prepotentemente presentato.
Le scelte di presentare le canzoni con nuovi arrangiamenti e di saltare alcuni primi successi potranno far storcere il naso ai puristi, ma l’essenza di Elton John , il Rocketman della musica, in realtà c’è tutta, dai numeri caleidoscopici ad incredibili coreografie e costumi. Un vero e proprio musical biografico pieno di lustrini, come Elton stesso.
Si scriverà tanto su questo film. Probabilmente non avrà lo stesso successo di Bohemian rhapsody, dovuto di sicuro anche alla componente della star ormai scomparsa, che ha creato un qualcosa di talmente particolare nel caso di Freddie Mercury. Al contrario, Elton John ha pensato bene di donare un pezzo di se stesso ai suoi fan in una storia vera ben romanzata. Una storia fatta di tanti problemi che i soldi non risolvono, quella di una stella che resta sola nell’olimpo, o, meglio, nello spazio, come recitano le parole di Rocketman, lanciata lassù in luogo lontano, sola, nel freddo delle stelle. Ma per nostra fortuna Elton è tornato sulla Terra, per insegnare che fama e successo non sono niente senza l’amore di una vera famiglia.
Roberto Leofrigio
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