Teatro: Lavori precari e socialità virtuale in Km 12

LAVORI PRECARI E SOCIALITA’ VIRTUALE IN “KM 12”

NUOVO MUSICAL DIRETTO DA EMILIANO RAYA IN SCENA A GIUGNO

A trenta anni esatti dall’acquisizione da parte della Bmg Ricordi dell’intero catalogo della Rca Italiana, il musical “Km 12 – Primo movimento – Una fabbrica occupata tra le nuvole” si propone di rinverdire i fasti di una gloriosa stagione della canzone italiana. La scelta del titolo non è affatto casuale, proprio perchè al Km 12 di Via Tiburtina a Roma sorgevano gli impianti di registazione, produzione e distribuzione della Rca, oggi quasi completamente distrutti. Da quella felice esperienza, voluta con forza da Ennio Melis, mossero i primi passi una miriade di cantanti che ancora oggi, dopo oltre cinquanta anni, sono ai vertici delle classifiche, nonostante la forte crisi che investe il mercato discografico, non solo italiano ma anche quello globale. Un elenco eccellente di nomi, che si sono imposti fortemente nell’immaginario collettivo e che hanno venduto milioni di dischi: da Riccardo Cocciante al compianto Lucio Dalla, da Gianni Morandi a Rita Pavone, dall’intramontabile Patty Pravo a Mia Martini, passando per Gino Paoli, Sergio Endrigo, Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Renato Zero. Tanto per citarne qualche nome, perchè l’elenco sarebbe infinito!

Cosa resta di quegli incredibili anni? Indubbiamente le canzoni, vere evergreen, che ancora oggi vengono riproposte nelle radio e nelle trasmissioni televisive, dove il revival è oramai il genere preminente (basti pensare a “I migliori anni”, in onda in venerdì sera su Raiuno, ndr), anche perchè le alternative, che provengono dai talent, non possono essere minimamente accostate ad alcune di queste, che sono conclamati capolavori letterari e di stile.

Ad affermarlo, anche recentemente, l’attuale Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, che ha proposto al Ministro della Pubblica Istruzione di insegnarle sui banchi di scuola, accanto alle oramai vetuste poesie di Giacomo Leopardi, Giosuè Carducci ed Alessandro Manzoni.

Emiliano Raya

Incontro il regista dello spettacolo, Emiliano Raya, in un assolato pomeriggio romano. L’estate oramai è alle porte ed è l’occasione per farmi raccontare in anteprima assoluta per i lettori di “Mondo Spettacolo” qualche curiosità e anteprima su questo musical, di sicuro successo che andrà in scena al Teatro “Altro Spazio” di Roma, dal 7 all’11 giugno.

Il tuo nuovo spettacolo “Km 12” va in scena a 30 anni esatti dalla cessione della RCA Italiana alla BMG, avvenuta nel 1987. Quanto ha inciso nel costume italiano la storia di questa gloriosa casa discografica, autentica fucina di talenti?

La RCA Italiana fu voluta da Papa Pacelli che nel 1949 chiese al magnate dell’industria americana Mister Folsom, di costruire una fabbrica per dare ai romani una nuova opportunità di lavoro proprio vicino al quartiere di San Lorenzo, memore dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ennio Melis, insieme ad un manipolo di geniali autori, arrangiatori e cantanti, diede vita ad un grande contenitore nel quale si mescoleranno industria, musica e cultura. Secondo me la cosa che più ha inciso nel nostro costume è stato il progetto coraggioso di produrre e distribuire canzoni in lingua italiana, cosa non del tutto semplice da far capire ad una multinazionale americana. Inoltre al chilometro dodici di via Tiburtina sono nati fenomeni come quello della canzone per l’estate, o dei cantanti ragazzini. La RCA ha sostenuto personaggi come Renato Zero e ha lottato contro le censure radiofoniche e televisive. I dischi RCA Italiana hanno segnato un’epoca, non solo nel mondo della canzone.

Torni alla regia a quattro anni di distanza dal clamoroso successo del “Rigoletto” al Teatro Valle di Roma, con cui hai vinto il prestigioso premio Illica 2013 come miglior progetto innovativo. Cosa ti ha spinto a dirigere questa nuova pièce, scritta da Gianfranco Vergoni?

Questo musical a sette personaggi scritto da Gianfranco Vergoni, con le musiche del Maestro Giacomo del Colle Lauri Volpi, mi ha convinto a rimettermi in discussione soprattutto per i temi che più o meno indirettamente vengono trattati; Il “PRIMO MOVIMENTO” è ambientato nel 2039 e si affrontano argomenti come la memoria storica e il valore dei luoghi d’arte, dal punto di vista di sette giovani operai del futuro. Mi fa venire in mente che non siamo molto lontani da quei concetti che si discutevano nelle assemblee pubbliche del “Teatro Valle Occupato” dove portai in scena il mio “Rigoletto” per bambini. La gioia più grande in quell’occasione fu che oltre diecimila bambini e altrettanti genitori parteciparono attivamente a quello spettacolo entrando in un teatro occupato e abbandonato dalle istituzioni. C’è sempre bisogno di raccontare alle nuove generazioni cos’era il Teatro Valle, cos’era la RCA Italiana, ma soprattutto trasmettere ai giovani l’importanza e l’attaccamento ai luoghi della cultura, altrimenti si rischia facilmente di perdere tutto. Oggi al posto della RCA Italiana ci sono dei magazzini: a mio avviso sarebbe dovuta diventare un museo della canzone e continuare a produrre cultura e profitto, invece in pochi ricordano di quell’avventura artistica e imprenditoriale tutta italiana.

Anche se ambientati nel futuro, affronti con coraggio due temi strettamente attuali come il precariato e la socialità virtuale…

Vergoni e io abbiamo immaginato una società del tutto possibile. Ciò che potrebbe diventare se le cose peggiorassero ancora di più. Raccontiamo la storia di sette giovani precari che lavorano senza nessuna copertura assicurativa e senza la certezza di una continuità, giovani disillusi e soli, completamente dipendenti dai social, che non conoscono il valore della musica e della poesia, proibite per legge nel 2020. Sembra fantascienza in effetti, ma non siamo molto lontani dalla realtà. Ho letto recentemente in un articolo che oggi il cinquanta per cento degli artisti professionisti guadagna non più di 5000 euro l’anno. Non è poi così difficile immaginare che tutto possa andare perduto. Questo musical è uno spettacolo avvincente a volte anche comico, arricchito da una colonna sonora, che è parte della nostra storia, ma non aspettatevi un lieto fine.

Emiliano Raya e Piera Degli Esposti

Il tuo curriculum vanta prestigiose collaborazioni con il gotha del teatro e della cultura. Hai iniziato come aiuto regista in diversi spettacoli di Piera Degli Esposti. Come è avvenuto l’incontro con lei?

Con Piera Degli Esposti ci siamo conosciuti nel 1997, in occasione di un allestimento ai Giardini della Filarmonica e al Teatro Greco di Taormina, dove ho avuto il privilegio di essere suo assistente alla regia. Ci accomuna il fatto di avere due madri molto simili. La storia di mia madre è molto vicina alla storia della signora Antonia, mamma di Piera. Sono riuscito a capire da dove veniva la nostra intesa speciale soltanto quando ho visto il film “Storie di Piera” di Marco Ferreri.

In Isabelle Hupert che interpretava Piera da bambina ho rivisto tanto della mia infanzia. Ho avuto la fortuna di lavorare con Piera all’apice della sua carriera di attrice teatrale e in un certo senso sono stato un po’viziato da questa esperienza, fatta solo di grandi teatri e di successi garantiti tutte le sere. Col tempo ho imparato a mie spese che non tutti gli attori sono come Piera. Con Piera ogni sera quando si apriva il sipario era una specie di miracolo: “O verbo nuovo” come la definì Edoardo De Filippo. Per me Piera è la più grande attrice italiana e io le sarò sempre grato per la sua grande generosità nei miei confronti. Ancora oggi, dopo tanti anni, ci lega una sincera amicizia.

Dalla prosa al mondo dell’opera. Hai avuto modo di lavorare al fianco di un grande Maestro come Franco Zeffirelli in “Traviata”, “Falstaff” e “Turandot”. Qual è stato il più grande insegnamento che hai ricevuto da lui?

Ho iniziato la collaborazione con il Maestro Franco Zeffirelli grazie al mio grande amico Marco Gandini suo storico assistente principale. Marco mi ha insegnato come si fa la regia di un’opera lirica, un lavoro completamente diverso da quello che avevo fatto fino ad allora e ha voluto affiancarmi a Zeffirelli in alcune fasi della lavorazione di Turandot per l’Arena di Verona. Una delle cose a cui Franco Zeffirelli tiene moltissimo è che si rispetti fedelmente lo spartito: tutto deve essere estremamente fedele a ciò che l’autore scrive, questa è una chiave importante e un grande insegnamento. Ricordo quel periodo al Teatro dell’Opera e poi in Arena di Verona nel 2010, come dei momenti difficili ma di grande crescita. La mia visione del teatro e della regia è stata completamente ribaltata da quell’esperienza: venivo dalla prosa, dove spesso risultava efficace un monologo con poche luci e un leggio, trovarsi a lavorare con cinquecento persone sul palco è stato un impatto forte. Dopo quell’esperienza, paradossalmente per me è stato più difficile approcciare a questo lavoro. A contatto con un gigante come Franco Zeffirelli ho capito che ero una persona umile e desiderosa di imparare anche dopo diversi anni.

Da 20 anni il musical è stato riscoperto in Italia. Quali sono le doti che deve avere un performer per affermarsi in questo difficile genere teatrale?

La famosa tripla minaccia: saper cantare, ballare e recitare in maniera impeccabile. Grazie a Chiara Noschese e al “Musical In Progress” ho avuto la fortuna di assistere a lezioni straordinarie con i migliori maestri del musical italiano. Il livello dei giovani performer è molto cresciuto negli ultimi anni. Da noi hanno studiato dei giovani davvero molto capaci e per alcuni di loro si sono presentate diverse opportunità professionali.

Questo è un genere bellissimo, i performer di musical sono straordinari. Vedere in un artista più talenti mi entusiasma, ma come succede per altri settori, anche quello del musical soffre della crisi culturale che stiamo attraversando nel nostro Paese.

Come mai la scelta di puntare su giovani talenti?

Può sembrare una risposta banale, ma i giovani sono veramente la nostra grande risorsa.

Da quattro anni coordini a Roma il “Centro Alta Formazione Teatro”, scuola per attori, cantanti e performer tra cui il “Musical In Progress”, diretto da Chiara Noschese. E’ di questi giorni l’arrivo di una grande cantante come Cheryl Porter come direttrice artistica di un nuovo progetto. Che apporto darà al corso di studi?

Con Cheryl Porter abbiamo già fatto una master class straordinaria a marzo che è stata un’esperienza a cui hanno partecipato moltissimi cantanti provenienti da tutta Italia. Il progetto si chiama ROMA VOICE STUDIO ed è dedicato alla formazione nel canto moderno. Una grande opportunità di studiare con una cantante e vocal coach leader del settore dell’insegnamento. Cheryl Porter viene dal canto lirico e ha sviluppato una metodologia nel canto moderno che mi ha davvero sorpreso. Da questa esperienza nascerà la realizzazione di un altro mio grande sogno e che in un certo senso si lega al tema di questo spettacolo, ma per il momento non posso dare anticipazioni.

Non ci resta che lasciarci trasportare dalla musica e dai testi, in un affascinante viaggio nella memoria, dove ci sarà anche il tempo per riflettere su problematiche che affliggono la nostra quotidianità!

Il musical sarà interpretato da Greta Arditi, Sofia Doria, Linda La Marca, Matteo Mammucari, Daniele Nardone, Ilaria Serantoni, Vanna Tino e Andrea Vinaccia.

La produzione dello spettacolo è a cura di “Altro Spazio” e del “Centro Alta Formazione Teatro”. La direzione musicale sarà affidata a Dino Scuderi, quella vocale a Brunella Platania, le coreografie ad Azzurra Tassa e la supervisione artisitica a Chiara Noschese.

Gli arrangiamenti e i suoni in scena saranno realizzati da Giacomo Del Colle Lauri Volpi.

Emanuele Pecoraro