ROMAFF10: JESSE EISENBERG E JASON SEGEL IN “THE END OF THE TOUR”

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Sesta giornata della Festa del Cinema di Roma. Si parte con “The end of the tour” di James Ponsoldt.

Nel 1996 il romanzo “Infinite Jest” ottiene un grandissimo successo, diventando un libro di culto. L’autore è lo scrittore e saggista David Foster Wallace (Jason Segel), un tipo strambo a cui non piace particolarmente la notorietà, poi morto suicida nel 2008. Il giornalista David Lipsky (Jesse Eisenberg) della rivista musicale “Rolling Stone” ottiene di poterlo intervistare, seguendolo per 5 giorni nella parte conclusiva del tour per promuovere il libro. I due dialogheranno a lungo dei più disparati argomenti, dallo sport fino alla droga, con Lipsky (a sua volta scrittore, ma di scarso successo) propenso quasi più a ribaltare i ruoli, non digerendo l’inferiorità nei confronti dell’intervistato. Nascerà una strana amicizia condita da intensi e taglienti botta e risposta, in cui entrambi avranno modo di “assorbirsi” completamente in uno scambio continuo.

End of the tour

Jesse Eisenberg (David Lipsky) e Jason Segel (David Foster Wallace)

Basato sul libro di Lipsky “Come diventare se stessi“, il film di James Ponsoldt ha come punto di forza i fantastici dialoghi, oltre alla grande interpretazione dei due attori, con Jason Segel sorprendentemente bravo nel tratteggiare questo problematico, ansiogeno, contraddittorio, ex drogato, eccentrico uomo in un inconsueto (per lui) ruolo non comico (anche se c’è da dire che di battute divertenti Wallace ne spara diverse). Notevole anche Jesse Eisenberg, mentre nel resto del cast troviamo anche Joan Cusack, Anna Chlumsky e Mamie Gummer. Un film da vedere, ma soprattutto da ascoltare, perché nonostante la trama sia tutta lì (5 giorni insieme in chiacchiere), gli dialoghi riescono a coinvolgere pienamente, a differenza di quello che accadeva nel recente “Life“, dove quelli fra James Dean e il suo intervistatore erano pesanti e cupi.

VOTO: 7+

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Un sorridente David Foster Wallace

A seguire il film danese “Land of mine” di Martin Zandvliet (recensione QUI).

 

Ivan Zingariello

 

LocandinaTEOTT