Salvo Amore musicista: suonare in alcuni momenti significa ritrovare me stesso.

Oggi siamo in compagnia del musicista Salvatore Amore – in arte Salvo Amore. I suoi esordi nell’ambito musicale risalgono ai primi anni ottanta in cui partecipa come chitarrista in alcune rock band. Spazia dal blues, suonando nella Walking Blues Band con la cantante Gioconda Cilio. Nel corso della sua carriera ha avuto modo di collaborare con musicisti di fama nazionale ed internazionale tra i quali, Roberto Bellatalla, Marcio Mattos, Phil Wachsmann, Daniele Patumi, Lauro Rossi. Qualche anno più tardi, dopo l’incontro con alcuni musicisti jazz tra i quali Carlo Cattano e Antonio Moncada, intraprende la strada del jazz. Dall’86 collabora con il musicista-compositore Stefano Maltese e partecipa a diverse rassegne e trasmissioni radiofoniche RAI (Audiobox Rivers & Bridges, etc…). E’ anche compositore ed arrangiatore ed ha collaborato, come chitarrista e coautore, al progetto Siciliana del poeta Giuseppe Cardello e di Carlo Cattano, messo in scena dalla “Compagnia d’Encelado Superbo”. Il gruppo è stato vincitore, nel 1996, del Premio Grinzane Cavour, indetto dal quotidiano La Repubblica, dalla Città di Torino e dall’Ente Nazionale Turismo Irlandese, ed in occasione della premiazione si è esibito al Folk Club di Torino riscuotendo ottimi consensi di pubblico e di critica. Conosciamolo più da vicino.

Ben trovato Salvo Amore e grazie per essere qui con noi oggi, racconti ai nostri lettori i tuoi esordi?

Volentieri, anche se andiamo molto lontano nel tempo. Sono cresciuto in una famiglia dove si è da sempre amata la musica. Papà era amante dell’opera lirica in particolare, ed ogni pomeriggio immancabilmente ascoltava musica, anche in tarda età. Rammento poi che a dodici anni sono andato a vedere un concerto della Premiata Forneria Marconi e quello fu un vero e proprio momento folgorante. Emozionato ed eccitato tornai a casa e chiesi subito ai miei genitori di comprarmi una chitarra. Ho iniziato così a strimpellare per mio conto ed affinare questa meravigliosa arte facendo molta pratica. A diciotto 18 anni feci con degli amici il mio primo concerto rock. Da subito capii che mi piaceva anche scrivere la musica e trovavo estremamente piacevole e stimolate collaborare con gli altri.

Come hai capito che la musica da una passione poteva diventare vero e proprio professionismo?

Devo dire che fin da giovanissimo avevo le idee chiare e già dal primo concerto, quando sono salito sul palco, ho deciso che quella poteva, anzi, doveva essere la mia vita.

Quali sono, se ci sono state, le tue influenze artistiche cui ti sei ispirato?

Amavo molto come gruppi italiani, come ti dicevo pocanzi, la Premiata Forneria Marconi ed il “Banco del Mutuo Soccorso” e tutto il rock di quel periodo. Per andare all’estero amavo i Pink Floyd, i Genesis, tutti gruppi musicali di quei tempi che ho seguito ed ascoltato. Devo dire però che ho lasciato quasi subito quella strada per indirizzarmi verso il jazz che poi in effetti è ancora oggi il mio percorso artistico e ciò che compone il mio repertorio e più in generale ciò di cui mi occupo.

Secondo te è possibile spaziare tra vari generi musicali o è meglio dedicarsi e specializzarsi su uno?

Probabilmente sarebbe meglio specializzarsi in un solo genere, ma io ho sempre sentito e visto la musica a 360 gradi. Vedi ho un gruppo che gestisco da oramai venticinque anni e che mi da molte soddisfazioni. E’ la “Compagnia dell’Encelado Superbo” un gruppo che si occupa di musica etnica e che canta di una Sicilia senza tempo, vera, autentica, come, e te lo dico sorridendo, troverai scritto anche su Wikipedia.

Come mai la scelta di questo nome così particolare?

Non a caso, il nome ha origini mitologiche, è uno dei Giganti, figlio di Gea (la Terra), che osò sfidare Zeus e per la sua superbia fu da questi gettato nell’Etna. Si dice da noi, così come narra il mito, che ogni volta che il vulcano erutta, questo sia originato dal respiro infuocato di Encelado, mentre quando ci sono movimenti tellurici, vuol significare che Encelado si muove all’interno del vulcano. Ancora oggi in Grecia poeticamente il terremoto è chiamato un “colpo di Encelado”. E poi Encelado lo sai che è anche il nome di un satellite di Saturno, diciamo che può essere ben augurante per andare verso le stelle, e altri pianeti, no?

Che cosa è per te suonare?

Bella domanda, diciamo che in alcuni momenti significa ritrovare me stesso, altre volte è un modo per comunicare con Dio, la musica è anche una preghiera, una riflessione “animica”, altre volte è un modo di dire alle persone, di comunicare altri ciò che ho dentro, che altrimenti non riuscirei in forme diverse, in nessun altro modo.

Salvo tu non sei solo chitarrista ma anche arrangiatore. Come si riesce a conciliare anime artistiche differenti nella composizione dei propri lavori?

Sai l’arrangiatore è un musicista che deve saper cogliere, nella musica che gli viene proposta, l’essenza stessa della musica e l’animo di chi lo è andata a comporre per evidenziare i testi e le parti di musica più sottese. E’ la persona che deve esaltare le tinte nascoste che sono invece da valorizzare. Deve anche saper scrivere per gli altri strumenti, per gli archi, per i fiati o per la batteria. Un lavoro duro, ma anche molto appassionante. Lo puoi fare bene se riesci ad entrare veramente a contatto e nell’animo della persona, se no diventa esercizio scolastico. Si può fare anche quello per carità, ma non credo che i risultati siano buoni, o gli stessi. Per quel che mi riguarda do sempre il massimo possibile. Per tornare alla tua domanda si riesce in ogni caso a conciliare il tutto con l’amore per la musica, amo suonarla, amo comporla, amo arrangiarla, anime che so far perfettamente coesistere e che costituiscono le varie sfaccettature di un’armonia d’insieme.

Secondo te un musicista trova terreno fertile in Italia?

In Italia secondo me ci sarebbe la possibilità di far circolare diverse cose e anche la musica, in particolare quella che faccio, che potrebbe essere definita di nicchia. Nei concerti sono sempre molto apprezzato, ed è secondo me questo il vero banco di prova per un artista: quando affronta il pubblico che ti apprezza e ti riscontra il suo gradimento. Poi ci sono altre logiche, purtroppo, politiche economiche delle major ed altre questioni. Confido nei giovani però, i ragazzi sono più “puliti”. In ogni caso è il pubblico quello che veramente ti tributa il “vero successo”, fuori dai clamori delle logiche commerciali, ed è anche quello che sa distinguere le proposte musicali di qualità e capisce quando sono fatte con il cuore e con professionismo, cioè seriamente. Questo ancor più lo vedi in chi frequenta i teatri, gli auditorium e tutti quei luoghi che sono, per me, quelli deputi per il tipo di musica che facciamo noi.

Tra le tue tante collaborazioni musicali anche in ambito internazionale, qual è stata quella che ti ha gratificato di più?

Sono diverse in realtà e riguardano differenti generi. Ho una collaborazione di lunga data con un poeta, Giuseppe Cardello, che scrive i testi per la compagnia che seguo e di cui ti parlavo prima la “Compagnia dell’Encelado Superbo”. Chiamarli testi è riduttivo, per me sono vere e proprie poesie. Collaboro anche  un grande artista come Carlo Cattano, sassofonista, e Antonio Moncato batterista, con loro e da loro ho imparato tantissimo del Jazz. Non meno importante e gratificante per me la collaborazione con Stefano Maltese sassofonista e compositore che si occupa di musica di avanguardia e da lui ho appreso quello che è l’improvvisazione del Jazz. Non da ultima la collaborazione con il cantautore Seby Mangiameli per me molto appagante, stiamo collaborando da diversi anni ad un progetto e nell’ultimo anno alla produzione dell’ultimo CD “Il Viaggio” uscito da pochissimo.

Salvo prima di lasciarti l’ultima domanda di rito, cosa bolle in pentola?

Diciamo che è un sogno nel cassetto, che sto per aprire e dunque realizzare. Ho un quartetto jazz un po’ particolare in cui ci sono contaminazioni di diversi generi, in parte vi è anche una componente acustica molto forte ed in parte musica elettronica. Vorrei all’inizio del prossimo anno portare la produzione di questo quartetto in giro in una tournée e poi il prossimo anno pubblicare il CD. Insomma vorrei, diversamente da come si fa di solito, prima proporre le musiche in tour e poi incidere il CD. Esiste già un CD in cui alcuni pezzi sono già inclusi, ma gli inediti vorrei testarli direttamente sul campo e vedere la reazione del pubblico prima di decidere di inserirli nel novo CD.