San Diego: il suono antico della felicità

Un disco leggero e sottile, una bellezza che aspira ad essere quotidiana, tascabile, trasparente come acqua. E questo nuovo lavoro di San Diego dal titolo “ù” ha le carte del tempo dalla sua, pescando per sottrazione a piene mani dal mondo del bit digitale degli anni ’90, quando i nostri confini venivano presi d’assalto dalle nuove contaminazioni esterofile, inglesi soprattutto. E questo disco ricorda quel mood, anzi ci si fionda a piè pari senza mascherarsi di altro. Anche il video ufficiale di “Ondaverde”, oltre l’amore normale, ci ricorda di quel Windows e di quando eravamo appena nati in un futuro affamato di promesse. Questo nuovo disco di San Diego ci sa di quella bellezza felice…

Noi solitamente iniziamo col parlare di bellezza, pensando soprattutto ad una bellezza profonda e non solo sfacciata. La tua bellezza sa molto di spiritualità. Per San Diego cos’è la bellezza?
Accidenti, ci si potrebbe scrivere un saggio. Tommaso d’Aquino diceva “Pulchrum est quod visum placet”, cioè che è bello quello che quando lo vediamo, ci piace. E’ difficile parlare di bellezza, specialmente in maniera oggettiva, sembra quasi di “tradirla”. Sicuramente da parte mia c’è una ricerca, a volte inconscia e non solo musicale.

E nel tutto, quanto pesa il contributo della bellezza per te? Cioè come trovi l’equilibrio tra l’estetica e il contenuto?
Anche qui è complicato a dirsi, c’è chi dice che la bellezza è senza concetto o senza scopo (Kant). Può essere proprio quella la chiave, cioè non arrivare necessariamente ad un punto. Per me i contenuti vanno a braccetto con l’estetica, perché si rivolgono a un passaggio futuro.

Un mood che arriva molto dal passato. Spesso al passato ci riferiamo quando dobbiamo prendere linee guida per il futuro. Secondo te per quale motivo accade spesso questo?
A me piace molto il concetto di azzarazione di tutto. Per attivare questo processo bisogna necessariemente ricorrere a ciò che è stato, quindi più che rinnovamento si deve puntare ad accentuare certi stilemi storici e prenderne tutto il buono possibile.

Caratteristico il titolo penso. Te lo chiederanno tutti. Cosa significa di preciso “Ù”?
Mi sembrava un titolo di impatto, anche graficamente, senza pretese di spiegare cosa c’è nel disco. Sulla tastiera è attaccato al tasto di invio, quindi ci si può sbagliare spesso, e mi sembrava molto emblematico. Oltretutto è un suono che ricorre spesso nelle varie tracce.

C’è tanta ironia tra le righe di queste canzoni, non è così?
Per me l’ironia nella vita è una componente fondamentale, anche nei discorsi più seri non voglio mai accentuare la gravità, lo trovo inutile, quasi ridicolo. Con questo non voglio assolutamente premiare il disimpegno, anzi, cerco solo di proporre temi importanti senza enfatizzare ma cambiandone la forma.

Molto “antico” nell’estetica anche il video di lancio… e in particolare mi riferisco a “Ondaverde”… perché?
Ci piaceva l’idea di creare un video dove lo spettatore si immedesimasse davanti a un computer, e l’estetica informatica di una volta mi piace particolarmente e richiama senza dubbio i ricordi del passato, quindi mi sembrava molto in linea con il pezzo.

https://www.youtube.com/watch?v=7SxEscuNQl8