E’ la sera del 24 Giugno 2016, ovvero la festa di San Giovanni, patrono di Torino.
Una festa che fa parte della cultura storica della città esoterica per eccellenza, e che affonda le sue radici nella cultura non solo cristiana, ma anche pagana di un luogo ricco di storia e leggenda.
Festa che è stata riportata in vita, nel 1971, dall’Associassion Piemontèisa, e che si è evoluta nel tempo, passando da due giorni di festeggiamenti ad un cartellone strapieno di eventi.
Io, con la mia solita sfacciataggine, arrivo sotto il palco in piazza Vittorio e chiedo di salire per fare foto. Uno steward mi controlla il pass. Lo osserva bene, poi, soddisfatto dall’ologramma che risalta anche sotto quelle luci, mi chiede gentilmente di aprire il monospalla, senza obbligarmi, per essere sicuro che non ci sia nulla di strano, mentre un altro mi si piazza discretamente alle spalle.
Mi concede l’entrata, e io inizio a girare sotto il palco, assieme ad altri colleghi. In quel momento si stanno esibendo i Singtonìa, il Coro Polifonico fondato e diretto da Caterina Capello, a chiudere lo spettacolo in attesa dell’atteso show pirotecnico.
Quando finiscono salgo anche io, ed inizio a fotografare il mare di persone che riempie piazza Vittorio.
Inizia lo spettacolo: una serie di fuochi artificiali uno più bello dell’altro, sparati come una vera e propria coreografia a tempo di musica, illuminano tutto il Po, chiudendo in modo superbo i festeggiamenti per il patrono di Torino, per la felicità di oltre duecentomila persone, che come ogni anno si sono radunate in tutta la piazza e lungo le rive del fiume.
Fuochi che, peraltro, saranno gli ultimi.
Infatti, a quanto pare, dal prossimo anno i fuochi artificiali verranno imbavagliati, a causa di un’ordinanza comunale pesantemente spinta dagli animalisti, secondo i quali i botti disturberebbero cani e gatti. Ordinanza discutibile, uscita dalla giunta di Fassino, e che quella attuale sta studiando. Peraltro già attiva per la notte di Capodanno, durante la quale è vietato utilizzare botti e petardi: i risultati, poi, si sono visti. Sono curioso di vedere cosa succederà tra un mesetto, sulle nostre autostrade: io temo che di “nostri fratelli animali” abbandonati sotto il sole se ne vedranno, ed anche troppi.
Ad ogni modo, Torino tra le 22.30 e le 23 passate si è gustata un trionfo di botti, che per la sincera felicità di tutti hanno riempito il cielo, illuminato dalle bellissime luci dei fuochi.
Vedremo l’anno prossimo cosa ne uscirà, ma se sarà come a Capodanno temo seriamente in una grossa delusione.
A questo punto è doveroso chiedersi perché si stia festeggiando, e chi sia San Giovanni.
Perchè: semplice, è il patrono della città di Torino, come di parecchie altre.
Vediamo ora in poche parole chi fosse: secondo la tradizione cristiana è una delle personalità più importanti. Nato da una famiglia sacerdotale ebraica, proveniente dalle montagne della Giudea, fu il fondatore in buona sostanza del cristianesimo. Infatti sembra assodato che abbia dato vita ad una comunità battista, dalla quale ebbero origine, nel I sec. d.c, dei movimenti religiosi come le comunità gnostiche samaritane di Simon Mago, Dositeo e Menandro, e guardacaso quella fondata da Gesù.
Una figura estremamente importante, è l’ultimo dei profeti ed il primo dei santi, in quanto visto come il precursore dell’avvento di Gesù e dunque simbolo della continuità ideologica tra Antico e Nuovo Testamento.
Tra l’altro è una figura importante anche per la tradizione islamica, che lo venera come uno tra i più grandi profeti precedenti l’arrivo di Maometto. Inoltre, secondo la tradizione morì come Gesù all’età di 33 anni. E’ anche interessante la sua probabile connessione con le comunità degli Esseni, che praticavano una vita monastica nel deserto, lo stesso nel quale lui si sarebbe ritirato, ed il battesimo come rito di purificazione.
Sempre secondo la tradizione cristiana, la sua vita è legata a doppio filo a quella di Gesù: ma a questa si mescolano parecchi elementi pagani, che spesso passano inosservati.
Ad esempio proprio il 24 giugno: secondo la chiesa è il giorno della sua nascita, che salta agli occhi per essere il solstizio d’estate, quando il sole è al culmine…
Sant’agostino, già nel IV secolo, fa notare come proprio in questa data si festeggi la natività di San Giovanni: ed andando a studiare altri culti, si notano parecchie analogie.
Tanto per cominciare, i giorni successivi al solstizio d’estate erano, nell’antica Roma, dedicati alla Dea Fortuna. In quel periodo le persone più povere si recavano ai templi dedicati alla dea, per offrirle sacrifici e festeggiare. Da questo potrebbe essere derivato il carattere popolare della festa cristiana.
L’usanza dei fuochi notturni sembra essere di origine celtica: venivano accesi nei campi, in segno di purificazione e come gesto propiziatorio, soprattutto per la celebrazione di nuovi matrimoni.
Infatti il solstizio era considerato, nelle tradizioni pagane, come un “matrimonio” tra il Sole, visto come il simbolo del fuoco e del principio maschile, e la Luna, identificata come l’acqua ed il principio femminile.
Fuoco ed acqua che si sarebbero quindi, molti secoli dopo, prestati molto bene a diventare attributi di San Giovanni, rendendo la sua figura più vicina e quindi accettabile anche per i pagani.
In quei campi, in cui si festeggiava una purificazione dal male e dalla negatività, era abitudine raccogliere erbe che avevano subito lo stesso influsso: erbe che, quindi, avrebbero tradizionalmente avuto proprietà terapeutiche. L’iperico, ad esempio, viene chiamato Erba di San Giovanni.
Anche questo elemento, totalmente pagano, fu inglobato nella tradizione cristiana, debitamente riveduto e corretto.
Anche dal punto di vista astronomico l’influsso pagano è evidente: infatti il 24 giugno è l’inizio dell’estate, ma anche il giorno più lungo dell’anno, dopo il quale le giornate iniziano ad accorciarsi. Tradizione vuole che questo sia, simbolicamente, il giorno in cui il Dio solare “perda la testa”, ovvero cada, morendo, verso gli Inferi, per rigenerarsi l’anno dopo. Un Dio solare comune a parecchie culture pagane, chiamato in modi diversi, ma concepito allo stesso modo.
La religione cristiana, logicamente, associò questa morte simbolica a san Giovanni, che tradizionalmente è morto decapitato, quindi appunto “perdendo la testa” per colpa di Salomè, una delle figlie di Erodiade, il cui nome è a quanto pare preso da quello della dea etrusca Arathia.
Ci si potrebbe chiedere perché allora non si sia stabilita la data del 24 giugno come quella della sua morte, e la spiegazione arriva sempre dal paganesimo. Questa data segna un passaggio tra vita e morte, vecchio e nuovo, stabilità e rinnovamento. Segna anche la data in cui, secondo la cultura celtica, il Re Quercia ed il Re Agrifoglio si contendono il trono, scambiandoselo: nell’idea cristiana, che attribuisce a Gesù parecchie caratteristiche solari, e che vede San Giovanni come il suo alter ego, si verifica uno scambio similare. Yehosua e Yehohanan, che condividono la stessa radice nel nome, il Yh che vuol dire “Dio”, si scambiano in pratica il posto, fino al solstizio di inverno, che è la festa di Giovanni Evangelista.
Il solstizio, quindi, segna un passaggio: una mitizzazione di un fenomeno naturale, antico quanto il mondo stesso, studiato e codificato da varie culture, carico di significati filosofici ed esoterici.
Durante questa notte si sono accese migliaia di fuochi in tutta Europa.
Una notte che oggi si festeggia secondo le più diverse usanze, ma sulla base di un fascino ancestrale, ben più antico di ogni singolo culto, e patrimonio interiore di ognuno di noi.
Kurtz Rommel,
registered G.N.S. reporter
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