Santiago, Italia: Nanni Moretti racconta la caduta del socialismo cileno

Nanni Moretti racconta la caduta del governo Allende per riflettere sull’Italia di ieri e di oggi con il film documentario Santiago, Italia.

“Il Cile è stato un patrigno cattivo per me. E l’Italia una madre generosa e solidale” dice l’artigiana Victoria Sáez nel film. È l’Italia degli anni ’Settanta, ricca e piena di speranze a differenza di quella di oggi, xenofoba e arida.

Attraverso le parole dei protagonisti e i filmati dell’epoca, il documentario racconta il colpo di stato dell’11 Settembre 1973, che pose fine al governo democratico di Salvador Allende, e l’ascesa della dittatura militare di Pinochet. Con la dittatura il Cile è caduto in un periodo di torture, uccisioni e imprigionamenti ingiustificati.

In quel periodo l’Ambasciata italiana a Santiago ha ospitato e salvato centinaia di richiedenti asilo, per poi espatriarli in Italia. Giovani, vecchi, ma anche molti bambini sono arrivati nel nostro paese per sfuggire ad un clima di terrore e morte e trovare una nuova patria, dove hanno potuto lavorare e integrarsi facilmente, grazie non solo all’appoggio politico, ma soprattutto all’animo generoso che ha sempre contraddistinto gli italiani.

Nel raccontare la fine di Allende, Moretti riflette nostalgicamente sul tramonto di quel socialismo umanista e democratico, il cui fine era una maggiormente equa distribuzione della ricchezza e maggiore giustizia sociale per la popolazione più povera.

Dall’altro lato il regista fotografa un’Italia generosa, sempre aperta e solidale con le popolazioni più sfortunate. Il confronto con la situazione politica e sociale odierna è inevitabile. Come inevitabile è la riflessione sulla fine di ideologie marxiste-comuniste oggi radicalmente strumentalizzate e svuotate per faziosità.

Moretti, però, è onesto: intervista i sopravvissuti, racconta con dovizia di particolari quei tragici giorni cileni, ma cerca di dar voce anche ai militari di Pinochet.

Santiago, Italia è un film documentario importante dal punto di vista storico, uno sguardo nostalgico verso un’Italia che non c’è più e che, nonostante gli sforzi del regista, difficilmente ritroverà la sua vocazione umanitaria.

 

 

Anastasia Mazzia