Sativa Rose: un rumore bianco di fondo

Dalla mente e dalla penna di Alessio Mazzeo, in diverse forme collaborative per poi tornare alla dimensione personale e identitaria. Sativa Rose, questo il moniker, approda ad un nuovo disco dal titolo “Rumore Bianco” – titolo che quasi fotografa questo mood digitale anni ’80 che si dipana su un unico piano di ascolto a mantecare quasi ogni angolo di queste 9 scritture. “Rumore Bianco” è anche figlio dell’indie-pop, di una dimensione metropolitana, di romantiche visioni al tempo delle grandi condivisioni. Parliamo di bellezza…

Parliamo di bellezza: per Sativa Rose cos’è oggi la bellezza?
Essendo un concetto astratto, non credo sia soggetta ai mutamenti o alle mode: è il resto a cambiarle attorno. Credo che la bellezza sarà sempre legata alla felicità. Sarà sempre oggettiva, anche quando incompresa, e provocherà sempre le più spontanee forme di stupore e di ammirazione.

Che poi vorrei chiederlo anche ad Alessio Mazzeo: pensi sia la stessa risposta
Indubbiamente è la stessa risposta.

C’è quindi differenza tra realtà e musica? Un disco come “Rumore bianco” sembra giocare molto con questo concetto…
La musica è realtà, come tutte le cose che riusciamo ad avvertire… E come tutte le realtà prende forma, come estensione della personalità dell’artista, attraverso una sensibilità soggettiva. Non saprei definire una differenza tra musica e realtà, so però che in musica si può rappresentare la realtà in tantissime forme.

Quanto “glam pop” dentro questa canzoni. Quanto fascino che troppo spesso si rivolge al passato… perché questa direzione secondo te? Perché questo tornare indietro?
Il passato è modello e, se bello, resta. Rapisce l’immaginario di chi non l’ha vissuto. In passato, quando le persone si cimentavano in qualcosa volevano che durasse nel tempo. Questo tipo di approccio si riscontra in tutti gli aspetti; dagli oggetti ai rapporti, dalle società all’arte: lasciare un segno del proprio passaggio, o almeno contribuire alla causa. Forse avevano qualche valore in più e qualche certezza in meno, oltre ad essere meno ossessionati dal denaro, dai followers e dagli oggetti di tutti i tipi.

Lei è una femme fatale… tu in qualche modo ne sei vittima e complice. Lo sguardo è periferico, come i quartieri dentro cui vive questo disco. Ti lascio carta bianca dentro queste visioni istintive del suono e delle liriche…
Fuori dalle quattro pareti, avrebbe un mondo ai suoi piedi.
Lei si guarda allo schermo e danza, scalza.
I quartieri sono quelli di ieri, metro più, euro meno.
È sopra al suo seno il sapore del successo.

Anche se “Rumore Bianco” non parla di spaccati di periferia, tutt’altro…

La produzione che cercavi è quella che suona in questo disco?
Non lo so. So che questa è quella che resterà. Non sono mai pienamente soddisfatto dei miei lavori, anche se forse della title track lo sono un po’ di più del solito… ma non credo sia per una discorso legato alla produzione.