Schen si racconta

Schen si racconta

Schen ha pubblicato a fine anno il suo singolo “Rotti”. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dal pezzo e quindi ci abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Schen intervista

Se “Rotti” fosse un film, che scena o immagine rappresenterebbe meglio?
Domanda super interessante e devo dire che non è stato facile trovare l’esempio giusto ahahaha. Mi è venuto in mente il film “The Great Gatsby” o in generale anche il libro. Penso che il finale possa trovare una buona rappresentazione con questa canzone, infatti, ha senso collegarla al fatto che al termine della vita di Gatsby, nonostante tutti andassero alle sue feste (e possiamo vederla
In un certo senso come una relazione da fuori sembra funzionare), durante il suo funerale non si presenta nessuno se non il vicino di casa diventato suo amico. Possiamo vedere il fine della vita di Gatsby come un insieme di frammenti rotti a mio parere.

La fine di una relazione spesso lascia sensazioni contrastanti. C’è un’emozione inaspettata che hai provato scrivendo o cantando questa canzone?
Assolutamente, ho provato una sensazione di paura rispetto al vivere ciò di cui parlo nella canzone. Quando vado in studio è come se in un certo senso debba recitare per interpretare al meglio il pezzo e quindi immedesimarmi nella canzone mi ha fatto provare le emozioni di cui canto. Mi sono immaginato poi di viverle per un periodo prolungato di “guarigione” dalla rottura e devo dire che ho provato un po’ di timore.

Quando scrivi, segui un rituale particolare o lasci che l’ispirazione arrivi in modo casuale?
Magari avessi un rituale sarebbe tutto più semplice ahahah. L’ispirazione arriva per fortuna/sfortuna da sè, sia a livello di musica che di testi. Questo è un bene quando magari scrivo 5/6 canzoni in un mese, ma un male quando c’è magari un periodo di “silenzio spirituale” per settimane e settimane.

Se dovessi portare tre canzoni che ti hanno cambiato la vita su un’isola deserta, quali sceglieresti?


Sicuramente porterei:
•Golden di harry styles: è stata la prima canzone che ho studiato a lezione di canto e non a caso ho tatuato il titolo del pezzo sulle costole, ovvero uno dei punti più dolorosi dove tatuarsi. La scelta non è stata casuale né per il tatuaggio né per la posizione.
•El diablo di Machine Gun Kelly: è la prima canzone che ho imparato a rappare e che mi ha fatto appassionare effettivamente al genere
•Stressed Out dei Twenty One Pilots: a mani basse credo una delle migliori canzoni mai state scritte. Mi ricorda tantissime situazioni private come le partite alla PlayStation ascoltando il duo conosciuto appunto grazie a stressed out e a situazioni di amicizia che condividono questa passione verso il gruppo americano.

Qual è stata la reazione più sorprendente che hai ricevuto da qualcuno che ha ascoltato “Rotti”?
Non so come il pezzo è arrivato in mano di mia nonna che mi ha fatto stranamente i complimenti soprattutto per la parte rappata nonostante odi con tutta sé stessa “Quegli pseudo-cantanti che parlano di cose brutte”


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