Serena: benvenuti nella tribù di Wasteland

Distopico, terreno ruvido, decostruzione e liquidità, suoni eterei, urbani, aperture tribali quasi a ricondurci dentro il tempo antico dell’uomo. Ed è all’uomo (in senso esteso ci viene da pensare a noi) che viene dedicato questo ep d’esordio della giovane cantautrice di stanza a Londra Serena. “Welcome to Wasteland”, benvenuti nella terra delle possibilità sprecate dice lei. E forse la costrizione industriale e il massiccio consumismo porta l’animo umano a ricercare in qualche modo la distruzione… e noi indaghiamo con interesse dentro la bellezza e le sue pieghe.

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza cercando di non pensare a quella sfacciata delle copertine. Ecco: per Serena cos’è davvero la bellezza?
La bellezza per me è il sale della vita senza il quale sarebbe tutto una noia mortale. La bellezza è l’emozione per un quadro appeso in un museo, è lo stupore per un fiore sul ciglio della strada, è l adrenalina quando vai ad un concerto. La bellezza per me è l’Arte.

In questo disco ho come l’impressione che la bellezza venga messa sotto giudizio o sbaglio?
Non credo di averla messa sotto giudizio intenzionalmente, ma se avete percepito ciò probabilmente è perché quando si passano momenti difficili si tende spesso a veder tutto intorno a noi spento e buio e ci sorprendiamo molto più raramente della bellezza che ci circonda. L’importante e’ non smettere mai di cercarla o crearla.

E dentro questi suoni e questo mood urbano, metropolitano, privo di spiragli di luce… hai trovato una rinascita oppure l’hai condannata?
Credo sia proprio tramite questo percorso buio che sono arrivata alla luce. Le mie canzoni sono spesso cupe e melanconiche, sia nelle sonorità che nel testo ma cerco sempre di inserirvi una “soluzione” verso la fine, proprio a simboleggiare che solo accettando ed affrontando il dolore si può poi arrivare alla libertà da esso, una sorta di passaggio di espiazione.

Wasteland è il tuo mondo oppure il nostro mondo?
Wasteland è una lettera d’amore ai miei vent’anni, alle gioie ed i dolori, alle sfide ed alle vittorie di questi momenti di crescita. E Wasteland era sia come vedevo il mondo intorno a me che dentro me.

E questo futuro, porta con se il buio o la luce, porta con se il suono digitale di questo disco o da questo suono ci sarà una ulteriore trasformazione?
Ritengo che il mio sound sarà sempre in trasformazione, essendo io un essere in continua crescita e ricerca personale. Wasteland è prevalentemente elettronico, nonostante ci siano anche molti elementi che spaziano da strumenti acustici, suoni campionati e suoni ella natura. Il futuro lo vedo comunque ancora elettronico, ma con una prevalenza di strumenti “live”, chitarre distorte e batteria acustica.