Simone Galassi racconta il singolo Replica

simone galassi replica intervista Il 24 giugno è uscito “Replica”, il nuovo singolo di Simone Galassi. Il brano, come il precedente,è un viaggio nel mondo del cantautore. Un mondo dove a volte c’è bisogno di rimboccarsi le maniche per continuare a credere nei propri sogni.

Gli abbiamo fatto qualche domanda sul nuovo singolo!

Intervista a Simone Galassi

Ciao Simone, parlaci del tuo nuovo singolo “Replica”. Cosa ha ispirato la sua creazione?

Replica è nata dall’estrema sensazione di disagio nel sentirsi vittima delle proprie scelte.
Durante il percorso di crescita, come essere umani, viviamo momenti in cui tutto è chiaro ed altri in cui ci troviamo avvolti in una nebbia che ci impedisce di essere ciò che vorremmo.
Questo brano descrive la fascinazione per una vita senza garanzie, i pro e i contro di un’avventura fatta di scommesse e l’enorme voglia di riscatto che si può provare nel sentirsi esiliati in un mondo pronto a tagliar fuori il prossimo per ogni debolezza o mancanza, in un momento storico dove il perdono sembra un sentimento dimenticato.

Tra i brani che hai pubblicato fin ora, a quale sei più legato e perché?

È difficile dire quale sia il brano preferito, è un po’ come chiedere a un genitore qual è il figlio che ama di più. Non saprei che dire!

Hai vissuto in tanti posti diversi, qual è quello dove ti sei sentito più a casa?

Quello che più ha rappresentato casa è sicuramente Melbourne. Forse perché è il posto in cui ho vissuto più a lungo, forse perché è dove ho vissuto quel delicato passaggio del quarto di secolo. Molto probabilmente però lo è in quanto ho trovato una nuova famiglia di persone creative con le quali ho avuto modo di vivere un nuovo capitolo della mia vita, di cui al tempo avevo davvero bisogno.

Come ha influenzato la pandemia la tua musica?

Lo spavento è stato sicuramente il primo sentimento a pervadermi, in quel momento vivevo a Milano, che dall’essere una delle città più frenetiche dello stivale si trasformò in uno scenario post apocalittico e questo credo sia stato un sentimento condiviso da tanti; i morti, le pattuglie che giravano per la città gridando al megafono di stare in casa… un evento difficile da digerire per una società abituata fino a quel momento a un mondo post-storico.

Dopo l’accettazione del fatto che il mondo intero si fosse fermato, ho provato a trovare dei lati positivi per la mia realtà, mi sembrava di non dover più correre per nessuno, sentendomi parte di un insieme, perché anche le persone che solitamente vivevano a cento all’ora hanno potuto provare la calma che esiste dentro la lentezza. Credo che questo per un breve periodo abbia creato un senso di coesione sociale e supporto reciproco che non avevo mai visto prima.

Questa è un’analisi che esclude tutte le paturnie mentali che ha scaturito in me e nelle persone intorno a me oltre che al mondo intero, sarebbe una risposta troppo lunga che sarei tentato a dare. Mi limito a dire che la salute mentale è ancora uno dei temi più ignorati nonostante le enormi conseguenze di questa confusione. Il coprifuoco, la polarizzazione dei popoli, l’odio, la guerra. Fa male vedere la civilizzazione crollare su se stessa.

Ho trovato nella creatività una fuga dal sovraccarico di informazioni a cui siamo stati sottoposti e continuiamo ad essere. Mi ha permesso di elaborare non solo le mie emozioni ma quelle altrui, accrescendo il mio senso di empatia e compassione come mai era accaduto prima. La parola compassione deriva dal latino “compăti”, che vuol dire soffrire insieme.

Quali sono le figure più importanti nella carriera di un artista secondo te?

Credo che trovare le persone giuste sia una cosa davvero difficile, per quanto mi riguarda le ho cercate altrove per un sacco di tempo, trovando poi il vero punto di partenza nel mio compagno di Liceo e attuale manager, Claudio Di Pietro, il quale tornato dall’Inghilterra dopo anni di lavoro nell’alta finanza londinese perché stanco di quel ritmo di vita, ha trasformato in un business plan tutte quelle che fino a quel momento erano idee imprigionate nella mia paura di espormi.

A seguito di questo lavoro iniziale è arrivato il produttore artistico che sognavo da sempre, il suo nome è Luca Bossi. La musica sta prima di ogni altra cosa e con lui questo è stato un caposaldo sul quale fondare la nostra collaborazione. Dopo la prima uscita abbiamo iniziato una partnership con l’ufficio stampa Brainstorming che lavora con molta dedizione per diffondere il verbo.

Questi sono stati i miei passi fino ad ora. Il ruolo dell’etichetta credo sia fondamentale e indispensabile ma sicuramente con le idee ben chiare si possono muovere i primi passi anche senza. Le figure davvero necessarie sono le persone che credono nell’idea, che aiutano l’artista a costruirla in maniera salda affinché esso non comprometta le sue creazioni e quindi l’originalità del messaggio per far parte di un’etichetta pronta a parcheggiarlo in panchina se le cose vanno male.

Perché Dottor Vog? Simone Galassi e Dottor Vog sono la stessa persona?

Dottor Vog e Simone Galassi sono la stessa persona? Non lo so neanche io. Dottor Vog è semplicemente quella parte più profonda di noi, che nel mio caso appare come una presenza esterna all’ego. È capace di giudicarmi, darmi spunti per mettermi in discussione e costantemente alla prova; mi taglia la strada per frenare il mio istinto autodistruttivo, appare come melodia e frasi piombate nel cervello senza precedente sviluppo, proprio quando ho bisogno di una chiave per raccontare quello che mi succede, per far chiarezza fra gli eventi e le emozioni. Trovare il compromesso fra questi due lati della mia percezione è stata cosa dura e ci è voluto anche l’impegno più terreno, quello che appartiene alla mente più razionale, quello che appartiene a Simone.

Perché non hai scelto solo Dottor Vog come nome d’arte?

Ho scelto il mio nome per lasciare a Dottor Vog il ruolo del “fictional character”. Perché è proprio come me lo immagino.

Quali sono i prossimi progetti?

Il prossimo progetto è quello di mettere fuori il merchandise che abbiamo realizzato in collaborazione con la mia cara amica Rame13, la quale ha disegnato il tarocco “Le Jugement” interpretandolo attraverso figure chiave per l’immaginario di questo disco, non perdendo il suo inconfondibile stile. In seguito abbiamo in programma un altro singolo. Il penultimo prima di rinchiuderci in studio per terminare il disco in uscita ad inizio 2023.