In occasione del centenario di Henry Mancini, Gaetano Randazzo presenta il suo nuovo album, “Sinfollywood”, un omaggio che intreccia stili sinfonici, jazz, pop e tradizioni culturali. Randazzo racconta le sfide e le emozioni di reinterpretare il genio di Mancini, creando un progetto che celebra la varietà musicale e l’importanza della condivisione. Scopriamo il messaggio di gioia e inclusività che il compositore spera di trasmettere con questo ambizioso lavoro orchestrale.

“Sinfollywood” include una varietà di stili e collaborazioni internazionali. Cosa ti ha spinto a intrecciare generi così diversi?
Ci sono delle correnti di pensiero che sostengono che la genialità va guidata verso una autenticità esclusiva, un solo genere ed un solo ambito creativo, se no la produzione sarà piena di difetti e di scarsa identità creativa.
La varietà è ricchezza, e la diversità è un’opportunità irrinunciabile per me. Non esistono barriere di genere musicale e nemmeno culturali in senso generale. Tutti i colori dell’arte e della musica mi arricchiscono e mi danno quel “piglio” creativo indispensabile per comporre. Il punto di forza in Sinfollywood è la qualità della musica di Henry Mancini, così geniale, semplice, molto raffinata e così duttile da poter fare esplodere tutta la propria creatività e fantasia compositiva.

Come hai mantenuto alta la qualità in un progetto così vasto e complesso?
La parola “alta qualità” mi riempie il cuore di gioia. Francamente non lo so, aspettiamo che, sia gli addetti ai lavori e soprattutto gli ascoltatori trovino l’alta qualità di cui parla. Ne sarò felice.

Hai trovato particolarmente difficile confrontarti con la musica di Mancini?
La semplicità della musica di Mancini è il punto forte di questo grande compositore. Melodie molto accattivanti che lasciano il segno sono allo stesso tempo così pronte per essere arrangiate in più stili e per i più svariati organici. Davvero unico.

C’è un brano che ha rappresentato una sfida particolare nell’arrangiamento?
Ogni brano ha la sua storia, e ogni nota la racconta tutta. È una sfida continua, melodica ed armonica, e in ogni momento ti scontri sempre con la produzione del Maestro Henry e con gli arrangiamenti di grandissimi della musica, dei quali esistono partiture intramontabili. Mi va di evidenziare il brano Pennywhistle Jig, originariamente pensato per ottavino celtico, che in questo album è eseguito con il “friscalettu palermitano” giusto per collocare le mie origini culturali e storiche-geografiche.

Qual è il messaggio principale che speri di trasmettere con questo tributo a Henry Mancini, sia agli appassionati che ai nuovi ascoltatori?
Sinfollywood è una follia hollywoodiana dal sapore dichiaratamente sinfonico orchestrale, con coro di bambini, e con musicisti classici, pop e jazz. È il mio album di Natale 2024.
Vorrei che tutti lo ascoltassero in particolar modo il giorno di Natale, per condividere insieme a milioni di famiglie una festa così importante. È dunque un messaggio di gioia e condivisione, ed è ciò che per me la musica dovrebbe suscitare.


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